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QT n. 7, 7 aprile 2008 Servizi

Elezioni: i favoriti

Schede (anche molto) critiche sui candidati che hanno consistenti - o qualche - probabilità di venire eletti.

Presentiamo con queste schede un panorama con pregi e difetti dei candidati che alle elezioni del 13 aprile hanno concrete possibilità di elezione. Seguendo questo criterio abbiamo dovuto tralasciare candidature in varia maniera significative, come quella di Luigi Casanova per Sinistra Arcobaleno, o Valdo Spini per i Socialisti, e altri ancora. Segnaliamo invece l’assenza, tra i candidati trentini, dell’attuale personaggio politico di maggior spicco, Giorgio Tonini degli ex-Ds, responsabile per l’economia nel PD nazionale, catapultato a candidare nelle Marche secondo un mix di perverse logiche nazionali (il puzzle delle candidature sicure) e gelosie locali (il presidente Dellai e il non-segretario diessino Andreolli di sicuro non si sono opposti a questa soluzione: quando invece un territorio, ancorchè autonomo, avrebbe bisogno di proiezioni forti a livello centrale).

CAMERA DEI DEPUTATI

Partito Democratico

Gianclaudio Bressa. Il classico tecnico della politica, che sa navigare e spendersi nelle commissioni parlamentari, e invece arranca nel territorio, difettando di rapporti e di carisma. Paracadutato una decina di anni fa da Roma a Bolzano, come titolare del cosiddetto "tavolo Bressa" sull’Autonomia, ha saputo tessere buoni rapporti con la Svp (amico personale di Zeller) e niente altro: ma forse questo era il suo compito: collegare Roma con il partito di raccolta tedesco. Di conseguenza ha lavorato molto e con profitto per l’Autonomia, ricavando però poco o niente per la convivenza.

Laura Froner. Apprezzata sindaca di Borgo, ha fatto due anni fa il salto a Roma nonostante non avesse partecipato alle primarie vinte da Giovanni Kessler, accettando così la loro scandalosa invalidazione. Due anni per una matricola sono pochi per dare un giudizio compiuto; di sicuro la sua influenza a livello trentino è stata nulla, un incolore appiattimento sulla disastrosa segreteria di Remo Andreolli.

Luisa Gnecchi. Figlia di una potente famiglia di avvocati missini di Bolzano, ne è stata la pecora nera, svoltando a sinistra, sulla scia delle idealità di Alex Langer. Ha fatto carriera nel sindacato, dimostrandosi diligente e puntuale funzionaria. Nel ruolo politico - assessora provinciale al lavoro e vicepresidente della giunta – è stata persona pacata e responsabile. Anche troppo, decisamente troppo: è assolutamente subalterna al padre-padrone Durnwalder, che si può permettere di chiamarla "la mia pecorella".

Alessandro Andreatta. Professore all’Arcivescovile, democristiano avvolgente, è stato presentato alle ultime elezioni comunali come il volto idealista della Margherita (in contrapposizione a Maurizio Postal, supposto affarista). In realtà la sua gestione dell’Assessorato all’urbanistica ha dimostrato l’esatto contrario (vedi l’edificazione in collina): prono ai desideri di immobiliaristi, ne ha continuamente rappresentato gli interessi, magari avvolti da parole che dicevano il contrario. Unico lato positivo: è un pasticcione, e spesso i suoi intorti gli si rivolgono contro (vedi Auto In, per cui ora è indagato dalla Procura, come raccontiamo in La collina, la Procura, l’assessore). Brutta candidatura, che squalifica la lista.

Popolo della Libertà

Manuela Di Centa. Ex-sportiva, decisamente avvenente, sembra la classica testimonial frou frou in linea con la cultura maschilista del Silvio nazionale. E invece è anche preparata, e sa svolgere il suo lavoro di dirigente sportiva con puntualità e precisione.

Giorgio Holzmann. Da teppistello fascista, ai tempi in cui missini e lottatori continui giocavano ai ragazzacci della via Pal, si è trasformato in politico avveduto, con un chiaro progetto in testa: portare la destra bolzanina, ripulita dall’acqua di Fiuggi, al governo in provincia di Bolzano, attraverso un rapporto positivo con la Svp. Missione impossibile, sembrava: e difatti ha perso il congresso di An, sconfitto dal rivale Urzì, più di destra, nazionalista ed anti-autonomista come l’alleata Micaela Biancofiore di Forza Italia. Ma Holzmann è stato rimesso in gioco dal recente accordo tra il Pdl romano e la Svp: appoggio sudtirolese in caso di vittoria di Berlusconi, in cambio di una non belligeranza forzista a Bolzano. Così Urzì e Biancofiore sono stati emarginati, e Holzmann candidato: in sintonia del resto con larga parte degli italiani di Bolzano, anche di destra, che gli estremismi antitedeschi non li condividono.

Maurizio Del Tenno. Paracadutato a Trento in quanto vice di Maria Vittoria Brambilla, di lui si sa poco. Conosciutissima invece la sua appariscente leader, sulla quale non riteniamo dover spendere parole.

Mario Malossini. Già dinamicissimo assessore al Turismo negli anni ’80, e poi popolare presidente della Giunta provinciale, arrestato e condannato per corruzione e ricettazione, è stato resuscitato da Forza Italia e rieletto con 13.000 preferenze in Provincia nel 2003. L’uomo ha quindi avuto una seconda occasione: giocata molto male, pensando non alla politica e nemmeno al suo partito, ma solo ed esclusivamente a se stesso. Di qui gli inciuci e gli accordi sottobanco con Dellai, che hanno svirilizzato l’opposizione in Consiglio; e per converso la sorda opposizione a qualsiasi rinnovamento interno al centro-destra, alla ricerca di un’impossibile propria nomination come candidato premier nel 2008. Forza Italia lo ha voluto infischiandosene della questione morale? Ecco i risultati. Ora l’uomo ha ottenuto con le unghie e i denti una posizione in lista che gli offre qualche possibilità di un comodo pensionamento romano.

Sinistra Arcobaleno

Klaudia Resch. Donna, relativamente (trentanovenne) giovane, dirigente della Cooperazione a Merano: pedigree di tutto rispetto, per un rinnovamento coraggioso e doveroso dopo i decenni del pur capace Marco Boato. Da Bolzano ci viene invece descritta come donna tutt’al più diligente, ma con scarse capacità politiche, esperienze non positive (al Comune di Merano) e tendenza alla litigiosità. Vedremo; in ogni caso, provateci ancora.

Unione di Centro

Ivo Tarolli. A volte ritornano. Il sottopancia dell’inquisito Antonio Fazio, l’uomo che ha tentato di far avere sottobanco qualche milioncino (di euro) alla Curia, facendo vergognare persino la faccia di bronzo di Bressan, bene, l’uomo ci riprova, confidando nella scarsa memoria dei trentini. Fatte le debite proporzioni, la candidatura di Tarolli in Trentino sta a quella di Totò Cuffaro in Sicilia: dimostra che quando il pur simpatico PierFurby Casini parla di "valori", si arresta sulla soglia di casa sua.

Lega Nord

Maurizio Fugatti. Leghista duro e puro: a differenza di altri più smagati suoi colleghi (vedi il senatore Divina) l’ideologia leghista dell’odio non la pratica perché porta voti, ma perché ci crede. Di qui la sua assidua presenza nei gazebo sul territorio, in genere a seminare zizzania, altre volte (esempio, inquilini Itea) a sostenere istanze popolari lasciate perdere dagli altri partiti, in altre faccende affaccendati. In Parlamento, dal punto di vista tecnico, non si è mosso male: se amate l’intolleranza, votatelo sereni.

SENATO

Partito Democratico

Claudio Molinari (collegio di Rovereto). Deputato uscente e sindaco di Riva, non ha ritenuto di dover rinunciare al doppio ruolo: il che, come per la collega Laura Froner, non è certo titolo di merito; anche se gli va dato atto di svolgere il ruolo di primo cittadino tra l’apprezzamento generale. Nel dibattito politico locale si è sempre distinto per l’indipendenza e la positiva originalità delle posizioni, anche dentro il suo partito, la Margherita; in questi ultimi mesi cercando di spingere per un PD trentino effettivo ed aperto.

 

Sergio Muraro (collegio della Valsugana). Ex-leghista, è passato attraverso il Patt, le Genziane (e fin qui siamo all’interno di un percorso accidentato ma non contraddittorio) e la lista Dini (e allora non ci siamo proprio); adesso dovrebbe votarlo anche la sinistra. Molto difficile: perché le sue posizioni conclamate, come ideologia e come temi concreti, sono sempre state anti-sinistra; perché è probabilissimo che in caso di elezione e contemporanea vittoria di Berlusconi faccia l’ennesimo salto della quaglia; perché la Sinistra Arcobaleno gli contrappone una candidatura limpida e convincente come quella di Luigi Casanova. "Lo abbiamo candidato perché intercetti il voto di centro" dicono gli strateghi del centro-sinistra trentino. Storie: il centro-destra lo vive come un traditore, la sua elezione è molto improbabile e la sua candidatura un mero contentino all’area autonomista in vista delle provinciali di ottobre.

Mauro Betta (collegio di Trento). Deputato uscente, più che a Roma dove è uno dei tanti peones, la sua attività si è svolta a Trento, dove è uno dei dirigenti più influenti nella Margherita. Anzi, forse il più influente dopo che, da braccio destro di Dellai, gli si è ribellato e lo ha sconfitto all’ultimo congresso. E’ tra i frenatori che rimandano il PD trentino alle calende greche e lavorano invece per il fantomatico "partito territoriale" e l’incameramento di una sinistra sfibrata. Si può condividere o meno questo suo progetto, di sicuro bisogna riconoscergli l’efficacia nel portarlo avanti.

Popolo della Libertà

Cristano De Eccher (collegio di Rovereto). Da giovane fu duro fra i duri di Avanguardia Nazionale, accolita di picchiatori di estrema destra; la sua carriera terminò quando i Lottatori Continui, che non porgevano l’altra guancia, in un contro-raid lo mandarono all’ospedale in fin di vita. Dismise i panni del picchiatore, non i riferimenti culturali, rimasti protonazisti, una mistica runica della patria e della stirpe. Sui temi dell’oggi è conseguente: facile immaginare cosa pensi di pace, immigrati, donne. Il fatto che un elemento del genere abbia trovato spazio in An, che si vuole post-fascista, è indice della confusione delle dinamiche partitiche in genere, e in quel partito in particolare.

Giacomo Santini (collegio della Valsugana). Giornalista sportivo alla Rai, democristiano nella cultura se non nella tessera, approdò negli anni ’90 in Forza Italia. Educato e simpatico, dall’eloquio chiaro e diretto, si distinse nello smorto gruppo dei forzisti trentini: fu parlamentare europeo, esperienza che propagandò con grande efficacia in Trentino. Passato in Consiglio provinciale, deluse le aspettative: la sua opposizione al primo Dellai risultò in teoria rumorosa, in realtà inconcludente. Comunque tale da essere rimpianta, dopo gli inciuci del suo successore Malossini. La realtà è che i democristiani un’opposizione seria a Dellai non possono farla. Santini, eletto poi in Senato in Valsugana, rimane comunque un esponente di quel centro-destra civile, non becero né arraffone né razzista, di cui ci sarebbe tanto bisogno.

 

Sergio Divina (collegio di Trento). Già della gioventù liberale, approdò fin dagli anni ’90 nella Lega, di cui prontamente sposò le pulsioni più becere. Per mero calcolo personale, Parigi val bene una messa, e passare da geometra della Pat a consigliere provinciale e poi a deputato val bene sparare cazzate contro gli immigrati ai gazebo.