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Microaree: una legge coraggiosa

I Sinti trentini hanno trovato casa

“Per ogni nomade a scuola: 58 euro al mese - infanzia ed elementari; 87 euro al mese - medie inferiori; 145 euro - scuole superiori; 145 euro al mese - corsi di formazione. Il prezzo della nostra crisi. Legione Autonoma.” Mirabile esempio del funzionamento del meccanismo del capro espiatorio questo volantino demente che ho trovato appeso (e ho staccato volentieri) in giro per la città.

August Bebel, uno dei fondatori del partito socialdemocratico tedesco, aveva definito l’antisemitismo come il “socialismo degli sciocchi”: attraverso l’individuazione di un nemico inesistente - il complotto demo-pluto-giudaico-massonico - le forze interessate a imbrogliare le carte identificavano in esso le cause della crisi, spostando lo sguardo delle classi popolari dalle sue ragioni vere.

L’entrata del campo di Ravina

Così le poche centinaia di euro che - si dice - ci “costano” i “nomadi” a scuola, sarebbero la causa dei nostri guai, non i 100 miliardi di euro - per dire - di evasione fiscale in Italia.

Ma dietro questo volantino c’è anche un altro aspetto interessante del meccanismo discriminatorio. In esso si presuppone che i nomadi siano “altri da noi” e che dunque essi pesino sulla “nostra” società come dei parassiti. Si suggerisce dunque che l’unica soluzione sia quella dell’allontanamento o - peggio - dell’eliminazione.

Eppure, cari legionari autonomi, leghisti tristi, fascisti frustrati, centristi purulenti, dovrete farvene una ragione: i Sinti non se ne vanno. Anzi: in Trentino hanno trovato una nuova casa.

Lo scorso 22 ottobre il Consiglio provinciale trentino ha approvato il disegno di legge presentato dal consigliere del Pd Mattia Civico “per favorire l’integrazione dei gruppi sinti e rom residenti in provincia di Trento”, che sancisce la fine dei campi nomadi di Trento e Rovereto e la costruzione delle cosiddette microaree, ribattezzate “aree residenziali di comunità”. Si tratta di piccoli appezzamenti di terreno (ne avevamo parlato nel n° 15 del 15.9.2007 di QT) che verranno individuati dai comuni e che accoglieranno solamente una famiglia estesa di Sinti, evitando così la convivenza forzata di più clan e la riproduzione della marginalità indotta dal campo nomadi.

Gran parte del merito di questo passo avanti va a Mattia Civico e al suo coraggio: per un politico affrontare con intelligenza la “questione nomadi” è rischioso in termini di consenso e Civico ha mostrato al suo partito che occuparsi di giustizia sociale si può.

Ma il successo non sarebbe stato possibile senza l’affacciarsi sulla scena politica degli stessi Sinti, che hanno deciso di prendere la parola, non permettendo più ad altri di parlare a nome loro.

Sono due le associazioni - attive ormai da diversi anni - che raggruppano gli esponenti più attivi di questa comunità e che hanno proposto il dibattito sulle microaree. Nel 2005, con un primo convegno a Trento, avevano avanzato per la prima volta da noi questa proposta, che da allora ha fatto molta strada.

Dopo essere stata accolta da un ordine del giorno votato l’anno scorso in Consiglio comunale a Trento, è approdata in Consiglio provinciale, diventando legge e sostituendo quella vecchia e datata del 1985 per la “tutela degli zingari”.

I Sinti trentini hanno dunque, finalmente, potuto festeggiare una grande vittoria politica - vittoria di tutta la comunità trentina - durante il convegno intitolato “Il futuro di un popolo antico” svoltosi lo scorso 29 ottobre alla Sala della Cooperazione a Trento.

Ma prima del futuro c’è l’inverno: le associazioni sinte chiedono al Comune di Trento di accordare a coloro che sono costretti a soggiornare in aree abusive fuori dal campo gli allacciamenti, per poter affrontare con più serenità il freddo. È stato diffuso un appello (che troverete su questo numero di QT, a pag. 39 e che potete sottoscrivere) e durante il convegno l’assessore alle politiche sociali Violetta Plotegher ha assicurato: “Faremo tutto quanto legalmente è possibile per dare un aiuto a queste persone”.

E poi, nel futuro, c’è il riconoscimento dei Sinti come minoranza storico-linguistica regionale, così che dire “più Rum meno Rom” susciti altrettanto scandalo che dire “più Martini meno Ladini”.