Acciaierie, “adesso” va tutto bene. E prima?
Una buona notizia c’è: l’Acciaieria Valsugana SpA adesso non inquina, ed in particolare non emette quantità allarmanti delle temute diossine. Adesso.
Le analisi sulle emissioni dei due camini dell’acciaieria, condotte nel gennaio-febbraio 2010 dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (APPA) col supporto di un laboratorio accreditato di fuori provincia, dicono che l’acciaieria di Borgo rispetta i limiti fissati dalla normativa ambientale e dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) del 2009. Per intendersi, parliamo dell’ormai famoso limite di 0,5 nanogrammi per metro cubo d’aria che i riferimenti tecnici dell’Unione Europea in materia di “migliori tecnologie disponibili” (BAT) prescrivono per gli impianti come quello di Borgo. Le analisi dell’APPA evidenziano che - citiamo dal documento dell’Agenzia - “le concentrazioni di policloro dibenzodiossine e policloro dibenzofurani (PCDD+PCDF) sono 384 volte (camino E1) e 333 volte (camino E2) più basse del valore limite ovvero rappresentano circa lo 0,3% del limite”.
Tutto bene, dunque? Per tutti, sembrerebbe di sì. Però c’è un aspetto che sarebbe opportuno puntualizzare, sfuggito ai più. La delibera con cui la Giunta provinciale ha richiesto all’APPA la campagna di analisi e monitoraggi è datata 10 dicembre 2009, e le analisi sono state condotte all’inizio del 2010, quando l’acciaieria era nell’occhio del ciclone. Si aggiunga che il nuovo sistema di aspirazione nei camini dell’acciaieria è entrato in funzione, guarda caso, il 13 dicembre 2009, e a questo punto sarà chiaro che i controlli dell’APPA - per quanto effettuati, come ha sottolineato l’Agenzia, “senza preavviso” (ma bisogna precisarlo?) - in realtà un preavviso lo avevano, e gigantesco: quello della delibera di Giunta e quello dei riflettori mediatici puntati addosso.
Bastava e avanzava, per qualunque dirigenza sana di mente, per decidere di comportarsi in maniera perfetta quanto meno fino all’esaurimento del polverone. E così la dirigenza dell’acciaieria avrà senz’altro fatto.
Quello che ormai non è più possibile sapere con altrettanta precisione è la vera entità dei valori delle emissioni di diossine da parte dell’impianto di Borgo prima della bufera. Cioè quando la vecchia autorizzazione fissava il limite assai più largo di 500 nanogrammi per metro cubo, non c’era nessuna campagna di analisi senza preavviso in corso e soprattutto nessun riflettore puntato addosso.
Il fatto che ora l’impianto sia in regola (e che probabilmente lo resterà, visto che la solita dirigenza sana di mente ci penserebbe due volte prima di mettersi a sgarrare dopo quanto è accaduto in questi mesi) è già un bel passo avanti. Ma ci pareva necessario precisare che la situazione attuale evidenziata dalle analisi dell’APPA è frutto dell’azione innescata dai forestali veneti e dalla magistratura, non certo dalla Provincia. La quale non può ora giustificare la sua inazione con un “Visto che andava tutto bene?”. Adesso va tutto bene. Sul prima restano forti dubbi.