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La “spesa proletaria”

Rete del precariato sociale

Nell’ambito della ricerca delle forme di espressione moltitudinaria di quel soggetto precario che appare informe e plastico, c’è senz’altro la giornata di oggi a Roma.

Giunta a conclusione di una settimana di mobilitazioni che in tutta Italia si sono svolte in occasione dell’apertura dei punti di San Precario, questa giornata ha rappresentato un segnale importante dal punto di vista politico.

Questo soggetto precario, oggi a Roma come nei giorni precedenti nelle città italiane dove le diverse reti di movimento hanno dato vita a iniziative, azioni, riappropriazioni e "miracoli", ha saputo esprimere in maniera compiuta e matura la sua essenza molteplice, parlando di lavoro e di guerra, ma anche di vita e di libertà, di mondi possibili da realizzare e per i quali lottare.

Il dato che possiamo trarre, adesso, a caldo, è che le Reti del precariato sociale che in tutta Italia, con diversa denominazione e configurazione, stanno nascendo e sedimentandosi, oggi rappresentano un importante collettore di comportamenti di rifiuto e di azione che alludono e rinviano a un bacino più vasto di precariato ribelle.

Una ribellione che attraversa con ironia e intelligenza, con innovazione ma senza perdere in determinazione, l’intero spettro della vita sociale, mettendo in discussione la privatizzazione del sapere come il furto del proprio futuro, l’idea di flessibilità e la domanda di servizi sociali. Insomma, consentendo, sul piano delle pratiche materiali di trasformazione dell’esistente, alla critica del neoliberismo e della guerra globale di farsi corpo e anima di un soggetto sociale resistente e insorgente.

C’è un altro dato che sembra importante raccogliere da queste giornate: le modalità con cui sono state costruite le mobilitazioni di questi giorni. I soggetti che le hanno convocate (appunto le diverse reti sociali e il sindacalismo di base) hanno reso evidente l’esistenza di uno spazio costituente di una nuova fase dello scontro sociale, di una nuova progettualità politica che è assolutamente lontana dalle dinamiche istituzionali e insensibile, anzi diremmo assolutamente sorda alle febbrili quanto sterili manovre per la costruzione di alleanze più o meno grandi.

Laddove il centro-sinistra prepara la sua ascesa governativa tacitando il rumore delle lotte o imponendo un ammaestramento della piazza in funzione di supporto a se stesso e alle proprie evoluzioni concertative, oggi e in questi giorni ci siamo ripresi la parola.

Una nuova pulsante passione anima le piazze e sollecita comportamenti ribelli. Un soggetto molteplice si riappropria allegramente di quanto gli è sottratto ogni giorno, distruggendo catene e disegnando nuove vie di fuga.

Che il cielo stia di nuovo cadendo sulla terra?