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Malossini in TV

Lettera firmata

Ci vuole proprio un bel fegato a chiamare "Terzogrado" la trasmissione di RTTR condotta da Paolo Mantovan con ospite Mario Malossini. Non si pretendeva che il conduttore chiedesse conto all’esperto ospite del progetto della metropolitana più cara del mondo, o dell’arresto per concussione causato da una villa sotto forma di tangente, o delle bustarelle di denaro ricevute da alcuni albergatori, o della mazzette dell’A22, o del tesoro nascosto su conti vari e libretti Pippo, o della condanna per corruzione, o ricordare che è sì stato assolto ma non per non aver commesso i fatti ma per prescrizione (che sarebbe una condanna mancata quasi sempre per motivi di tempo, previo riconoscimento della sicura colpevolezza).

Ma visto che la trasmissione era incentrata su tutta la storia di Malossini, almeno qualche domanda sui guai giudiziari e le giornate in prigione sarebbe stata doverosa. Invece Paolo Mantovan ha preferito (e ne ha facoltà) comportarsi da giornalista-portavoce. Un giornalista, in teoria, ha il dovere di raccontare i fatti, possibilmente anche quelli più scomodi che il potere tenta di nascondere. Proprio quei fatti che il portavoce ha, per convenienza, il dovere di tacere e di occultare. Infatti sembrava di assistere ad un’intervista di Bonaiuti a Berlusconi o ad una di Sircana a Prodi dove ogni domanda è un assist. Si ringrazia quindi per la dis-informazione.

Detto questo, è il caso di dedicare al giornalista-portavoce Paolo Mantovan una frase di Indro Montanelli: "La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi".

 

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