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Notti di rabbia e di dolore

Da quando domenica scorsa, in Val delle Lanze, sopra i Fiorentini di Lastebasse, ho dovuto constatare lo scempio compiuto dalla prepotenza di impiantisti e dall’accondiscendenza di amministratori, passo notti molto agitate. Mi vedo disteso su un ameno prato fiorito, vigilato da un gruppo di enormi massi, in uno splendido radioso silenzio. Ma ecco, verso est, proprio a ridosso del masso più grande, dove i pastori nel 1900 hanno scolpito una dolcissima Madonna , spuntare piloni, alzarsi massiccia la stazione, squarciare la quiete del monte con musica gracchiante a tutto volume e con lo sferragliare e sbattere di elementi metallici.

Oppure, mentre sto disteso sulla costa del monte Coston, mi appare verso sud in tutto il suo orribile impatto la partenza e la linea che attraversa la valle e si innalza sopra baita Tomasella fino alla Cima d’Agra.

Idea insensata, realizzata quasi clandestinamente: manca qualsiasi comunicazione, nessuno dei Veneti sa niente, nessuna notizia o prova di dialogo, salvo i vaghi e ormai superati schemi iniziali.

E’ pazzesco voler scendere dal monte Coston sul versante sud; qui la neve è sempre scarsa o nulla o assai pericolosa e la pista dovrebbe essere artificiosamente scavata nella roccia, distruggendo l’ambiente e tante memorie della prima guerra mondiale. Il luogo è mitico e solo delle menti prive di sensibilità possono pensare di "valorizzarlo".

Con l’insieme di impianti e piste previsto in Trentino e Veneto, dalle Coe di Folgaria, alle Fratte di Campomolon, si ritiene di poter soddisfare gli sciatori alpini e le casse della Carosello S.p.A., mentre invece le caratteristiche delle piste (a parte quelle del monte Coston) sono talmente misere, per la modestia dei dislivelli e per le ridotte pendenze (pendenze medie del 12%, ma limitate in molti tratti al 4-5 %), che porteranno inesorabilmente verso la bancarotta economica e la conseguente dismissione, dopo aver purtroppo nel frattempo distrutto, con le strutture, con l’artificiosità, con l’eliminazione degli elementi caratterizzanti, con il rumore, l’appetibilità del monte per il turismo estivo, autunnale e primaverile o invernale non meccanizzato.

E’ una sfida condotta da questi barbari con furbizia e ottusa testardaggine, sicuramente in accordo ed appoggio con la parte trentina.

Se, nonostante le denunce sulle distruzioni ambientali, sulla devastazione delle memorie storiche e preistoriche, sulla violazione delle norme di sicurezza, non si assume nessun provvedimento e vengono tenuti nascosti progetti ed accordi, allora vuole dire che si è perso il bene dell’intelletto, la capacità di vedere nel futuro ed il senso della convivenza, allora vuole dire che in Veneto ed in Trentino la situazione della democrazia è veramente disperata.

Ed è demoralizzante che la gente del luogo si faccia così facilmente imbonire, senza riflettere, ma soprattutto senza ribellarsi a tanta devastazione e impoverimento e assista inerte al saccheggio degli usi civici e della proprietà collettiva.

Paolo Mayr, Presidente della Sezione Trentina di Italia Nostra