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QT n. 4, aprile 2009 L’editoriale

Votare un cattolico?

Se i cattolici nelle istituzioni votano sempre e comunque a favore degli altri cattolici, perchè un laico dovrebbe eleggerli?

“Istituto di Studi superiori dedicato alla Sapienza Divina che rifulge nel mondo da Maria madre di Dio denominato SOPHIA”, questa la dicitura ufficiale dell’università dei focolarini, cui la Provincia darà un sostanzioso contributo di 400.000 euro e il Comune di Trento di 50.000. Si capisce subito che si tratta di qualcosa di assolutamente confessionale. Si danno i soldi a una università di diritto pontificio, il cui Gran Cancelliere (così si chiama il rettore nel linguaggio ecclesiastico) è il vescovo di Firenze.

La cosa la riteniamo grave in sé, e gravissima per la cultura politica che sottende e gli effetti che può generare. Le motivazioni addotte allo stanziamento sono risibili: omaggiare l’illustre concittadina Chiara Lubich testé scomparsa, e propugnatrice dell’iniziativa, può essere doveroso, ma lo si poteva più opportunamente fare dedicandole una via, una piazza, un premio in memoria. Ricordiamo che la Curia trentina, molto più parte in causa, ha sostenuto Sophia con un contributo molto più modesto – 10.000 euro - e quindi anche molto più congruo. Invece, 450.000 euro, per soli 38 studenti (contributo a studente molto maggiore di quello dato all’Università di Trento). E per un progetto localizzato in Toscana, che nulla ha a che fare col Trentino. È l’Autonomia grassa, che si può permettere di sperperare, andando per di più a farlo in casa altrui; non ci si meravigli poi se le altre Regioni attaccano noi e i nostri (troppi) soldi. Poi alla fine in Provincia c’è stata la “mediazione” del verde Roberto Bombarda, che credevamo una persona seria: i 400.000 euro a “Sophia” restano tutti, ma di essi 100.000 dovranno servire per borse a focolarini trentini. Una penosa foglia di fico. In definitiva, si è trattato di un vergognoso episodio di clientelismo, di voto di scambio: i focolarini sono una lobby, votano in maniera compatta, diamogli quello che vogliono.

Se questi sono i fatti, gravi sono le conseguenze politiche. Se analizziamo il voto, in Provincia e in Comune, vediamo che tutti, ma proprio tutti, i consiglieri cattolici hanno votato per il finanziamento. Più una serie di consiglieri teoricamente laici, che però hanno pensato bene di non urtare la lobby o i suoi padrini politici. E qui bisogna fare un po’ di conti. Quanti sono i focolarini a Trento? Un migliaio, poca cosa. Evidentemente si pensa che il resto dei cattolici (che sono sempre una minoranza, i praticanti circa il 30%) sia molto sensibile ai finanziamenti elargiti a una parte di loro. Il che può essere anche vero. Ma pone duri interrogativi.

Primo: il restante 70% della popolazione deve organizzarsi, conseguentemente, con proprie lobby? Una parte già lo fa (cacciatori, albergatori, ecc.); ma qui si indica una strada perversa: il voto di scambio, devi votare solo chi ti favorisce. È la segmentazione della società.

Secondo interrogativo. A questo punto, perché mai i laici dovrebbero mischiarsi con i cattolici? Se quando si giunge al dunque delle decisioni - anche quando si tratta di evidenti bestialità, anche quando non sono in gioco questioni etiche, di coscienza, bensì i soldi agli amici e più in generale il rapporto tra politica e lobby - il cattolico vota sempre e comunque a favore del cattolico, non ha più senso che il non-cattolico lo voti.

Anche perché in parallelo, la pur resistibile aggressività della Chiesa ratzingeriana troppo facilmente incide sul pensiero politico,  ahimè sempre debole fino all’inconsistenza. “Per me, come per Franceschini, per tutti noi cattolici, il vero ‘capo’ è lui: il Papa” dichiara candidamente al Corriere Pierluigi Castagnetti, che non è un teo-com né un teo-dem ma si vorrebbe erede di Zaccagnini e Martinazzoli.

Questo è veleno mortale per il Partito Democratico. Se le cose stanno così, il superamento degli antichi steccati, la convergenza tra le varie culture, ecc., sono bubbole. A questo punto un laico che non voglia passare per fesso, un cattolico non dovrebbe votarlo più; perché poi, al momento decisivo, sostiene gli interessi dei correligionari, anche quelli più pretestuosi.

Chi scrive è da anni che, da laico, nemmeno lontanamente considera nell’urna la fede come elemento di giudizio del candidato. Da ora, con grande amarezza, dovrà comportarsi diversamente. E al contempo ancora più spiazzati sono gli elettori cattolici che gli steccati proprio non li vorrebbero, ma se li vedono ricostruire, a iniziare proprio dai loro eletti.

Bel risultato? Pessimo.