Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Maledette virgolette

Le virgolette sono comode, ci evitano di perdere tempo, di scervellarci per trovare la parola giusta. Voglio dire a qualcuno che ho trovato indelicato un suo comportamento? Gli do del “buzzurro”, con le virgolette, come a dire: non avertene a male, non è che sei proprio un buzzurro, ma non m’è venuto in mente scortese. Le virgolette servono ad attenuare, a mettere le mani avanti, a discolparsi anticipatamente. Resta naturalmente imprecisato il livello di attenuazione perseguito: se scrivo che sei un “delinquente”, intendo teppista o solo birichino? Insomma, per evitare sgradevoli malintesi sarebbe meglio fermarsi un momento e trovare esattamente la parola che ci serve.

Almeno nella comunicazione scritta; già, perché le virgolette sono il solo segno di interpunzione usato anche nel parlare, a volte con quella ridicola aggiunta di due dita a destra e due a sinistra sollevate e piegate un paio di volte a rappresentare, appunto, le virgolette (come nello spot del Cynar di Elio e le Storie Tese).

 Ma c’è anche un altro impiego delle virgolette, operato, questo, da persone colte che, per vivacizzare un testo, utilizzano espressioni del parlato; ma temendo di suscitare le critiche dei loro pari per quella presunta caduta di stile, adoperano questo salvagente. Ne nasce, ad esempio, l’”impero americano”, virgolettato perché in effetti impero non è. A costoro indirizziamo questa considerazione di Umberto Eco: “Lo scrittore è qualcuno che ha deciso di condurre il linguaggio oltre i suoi confini e perciò si assume la responsabilità di una metafora anche ardita. Il non-scrittore teme che i suoi lettori non comprenderebbero o non perdonerebbero la sua arditezza. Usa le virgolette come lasciapassare: vuol fare la rivoluzione, ma con l’autorizzazione dei carabinieri”.

Parole chiave:

Articoli attinenti

In altri numeri:
Di che parleremo?
Pigri e banali

Commenti (1)

Enrico

Ultimamente ho discusso con un amico l'uso delle virgolette e mi è venuto in mente di aver letto un breve scritto di Eco al riguardo, credo una sua rubrica di almeno una decina di anni fa sull'espresso. Cercandolo sul web ho letto il suo articolo, altrettanto interessante. La citazione di Eco è tratta da una "bustina di minerva"?
Un saluto
Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.