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La carica dei 600 (massimo mille)

Forse era facile prevedere che il grande raduno autonomista del 10 marzo sarebbe stato poca cosa. A parte i molti geneticamente disinteressati alle vicende pubbliche, non ci sarebbe andato chi, magari un po’ qualunquisticamente, non ne può più di veder tirata in ballo l’Autonomia ad ogni piè sospinto, ma soprattutto avrebbero boicottato l’iniziativa i tanti che avevano seguito la nascita della faccenda, con i sacrosanti, puntuali rilievi critici di un giornalista scambiati strumentalmente per attacchi alla “specialità” statutaria del Trentino. Dellai, due giorni prima, aveva messo le mani avanti: “Non finirà il Trentino se ci sarà poca gente, ma io sono convinto che ce ne sarà tanta”. Si sa com’è andata: 600 persone, 1000 a voler scialare. Le truppe del Patt e una folta rappresentanza della casta provinciale. E basta.

Le truppe bellunesi venute in soccorso dell’Autonomia trentina.

Dellai commenta alla Veltroni: “C’è un sacco di gente, sono molto contento, e comunque nessuno aveva previsto adunate oceaniche”. Simula entusiasmo Panizza, che pure aveva previsto la partecipazione di “alcune migliaia di persone”: “Guardatevi in giro! Ci sono persone provenienti dalle nostre valli. Chi critica è solo qualche professore che vive la dimensione cittadina e non capisce la natura vera del Trentino”. Che evidentemente, secondo lui, è quella di non andare alle manifestazioni. Eppure al corteo del 12 febbraio 2011 (“Se non ora quando?”) i partecipanti erano tre volte più numerosi.

Eroicamente indifferente ai dati della realtà, lo storico (per fortuna!) Lorenzo Baratter è tutto contento (“Non mi sarei aspettato un pubblico così numeroso”). Ha parlato di “giorno luminoso”, di “primavera dell’autonomia”, di “grande risposta dei trentini” e ha confidato ai giornali “di essersi commosso per una ragazzina di 13 anni che non aveva mai sentito parlare di autonomia e che ieri ha chiesto ai genitori di portarla alla manifestazione. Poi, ha invitato la piazza a ‘portare con entusiasmo la fiamma dell’autonomia per dare speranza al Trentino”.

Un altro autonomista, Dario Pallaoro, riconosce il flop e ne incolpa gli insegnanti (comunisti?): “Qui non ci sono i giovani perché a scuola non si spiega abbastanza l’importanza dell’autonomia”. Il segretario del Patt, Ugo Rossi, dà invece la colpa ai giornali: “Gli altri pezzi di società trentina ricevono la voce dei media, che non hanno fatto altro che dire che questa era una carnevalata”. Fortunatamente gli organizzatori sono almeno riusciti a contenere i danni, impedendo al consigliere comunale Marco Patton di portare in piazza un’ampolla con l’acqua dell’Avisio (“un modo per ripensare, per ribattezzare la nostra autonomia”).

E mentre un crociato dell’Autonomia, quel Diego Schelfi che cambia lo statuto della cooperazione pur di non mollare la poltrona di presidente, commenta serioso con metafora calcistica (“La partita dell’autonomia dobbiamo vincerla, abbiamo bisogno dei 3 punti”), ci riconciliamo con la vita e con la logica leggendo il sacrosanto commento del direttore dell’Adige, Pierangelo Giovanetti: “Settecento persone, per lo più militanti di partito e personale politico, che scendono in piazza per protestare perché il Corriere della Sera ha scritto che il governatore Dellai prende uno stipendio mensile più alto della Merkel e di Obama (cosa peraltro vera). Una sfilata di relatori e di ‘convocati’, che vivono per lo più di stipendi pubblici o di prebende provinciali, che si mobilitano contro chi chiede all’Autonomia trentina di non sprecare i soldi che ha. Un presidente che da quindici anni governa questa Provincia, che con la sua corte di assessori sfila tra i gagliardetti per ‘difendere’ l’Autonomia.(...)

Se il resto d’Italia, che non ha nemmeno i soldi per riparare le scuole a rischio di crollo, chiede ragione di come spendiamo le risorse in gettoni di presenza delle circoscrizioni, o per inventarsi nuove cariche elettive del terzo livello, o per vitalizi da 6.000 euro netti al mese assegnati ad ex consiglieri da quasi 40 anni, non possiamo rispondere rispolverando piumotti e la banda e scendere in piazza gridando al nemico”.

Capitolo chiuso? Per il momento: a settembre - ricorda Dellai - ci sarà un’altra “giornata dell’autonomia”. Auguri.