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QT n. 3, marzo 2013 Servizi

Una trave nel cuore del Trentino

Super Valsugana: una nuova, gigantesca speculazione

Ormai solo i comitati riescono ad aggregare cittadini contro le imposizioni della politica o le aggressioni al territorio. Succede anche nel vicentino: il comitato spontaneo l’Eco dalle Terre si è mobilitato contro il progetto della nuova Super Valsugana, una strada che da Castelfranco Veneto, passando per Bassano fino a Cismon, porterà in Valsugana nuovo traffico: si parla di 30-35.000 mezzi pesanti al giorno (oggi sono 10-13.000).

Non siamo più in presenza di una serie di circonvallazioni o brevi gallerie che liberano del traffico i centri abitati, ma di una strada a tre corsie in doppia direzione che passerà Solagna e altri piccoli centri grazie ad una galleria di 12 chilometri. Un’area già depressa verrebbe quindi cancellata dalla lettura di chi vi transita. Le popolazioni locali sarebbero costrette a subire dieci anni di cantieri, la desertificazione economica della zona, diventando il dormitorio della grande pianura. E a dover respirare tonnellate di gas emanate dal traffico in galleria.

Le dimensioni della strada sono impressionanti: 40 chilometri di lunghezza e 23 metri di larghezza. Il progetto è già stato autorizzato e ha trovato come sostenitore della certificazione finanziaria nientemeno che la credibilità del Monte dei Paschi di Siena. Si, perché come avviene in Trentino, questi progetti vengono sostenuti da Progetti di finanza, avvalorati da istituti bancari che hanno fame di risorse finanziarie. E la tanto invocata Valdastico Nord troverebbe analogo sostegno in Intesa Sanpaolo, primo azionista di A4 Holding, la società che gestisce le autostrade A4.

In presenza di istituti bancari tanto affamati di risorse non si va per il sottile nel verificare la sostenibilità economica dei progetti: alla fine ci sarà sempre l’ente pubblico a ripianare qualunque fallimento (per la Valdastico si prevede il rientro finanziario nel 2046). La Nuova Valsugana sarà una strada veloce, a pagamento, che attirerà nuovo traffico dal Veneto e dai porti adriatici verso il Brennero e che in Valsugana porterà, se realizzata, una mole di traffico incredibile creando un ingorgo in prossimità di Levico.

Ma sarà anche una strada definita “opera strategica di rilevante interesse pubblico”, quindi attorno al suo passaggio una intera fascia di quattro chilometri verrà asservita da questo vincolo e potranno inserirsi cave e infrastrutture di ogni tipo in assenza del passaggio delle valutazioni ambientali. Un boccone di speculazioni private lungo 40 chilometri della durata di decine d’anni.

Chi ha ideato questa nuova viabilità non ha cercato il confronto con la provincia di Trento, ma va detto che nulla ha fatto la PAT per diventare protagonista nell’intricata vicenda. Mentre gli ambientalisti chiedono una verifica a tutto campo della mobilità del Triveneto verso il Brennero, la giunta provinciale di Trento è rimasta spettatrice, inducendo gli sbrigativi sindaci della Valsugana a sostenere la miope lettura del futuro della mobilità incarnata nella logora associazione degli artigiani: in Valsugana ormai tutti sono convinti che una prima liberazione della valle dai veleni sia rappresentata dalla costruzione della Valdastico. Ovviamente nessuno si pone il problema dello scarico di inquinanti in altra realtà, in Vallagarina, tanto che in un dibattito pubblico il candidato senatore della Lega Divina ha avuto la sfrontatezza di affermare che “i terreni di Besenello, dove sbucherebbe la Valdastico come proposto dalla Serenissima, sono terreni marginali, privi di valore agricolo e paesaggistico. E si tratterebbe di un misero chilometro di strada”. Frase pronunciata a Borgo Valsugana, ovviamente, non a Besenello.

Il confronto proposto in Valsugana viaggia sulla miopia più assoluta, sull’incapacità di inserire il tema della mobilità nella rete dei reali bisogni del Triveneto e dell’ancoraggio col Nord Europa. Nessuna autocritica, nessun accenno al ruolo della ferrovia, dell’ancoraggio di Trento con Venezia o con Dolomiti UNESCO. Tutti sanno che la ferrovia della Valsugana, anche quando potenziata, sarà una ferrovia specificatamente strutturata per il trasporto delle persone, che le merci andrebbero tutte dirottate allo scalo di Verona per essere trasferite sui treni verso il Brennero. Ma su questi territori da troppo tempo è assente la politica trentina. Si è lasciata la valle in mano alla demagogica protesta finto-ambientalista del centrodestra: così si vanno affermando in tutto il Trentino semplificazioni che porteranno anche su di noi scelte scellerate. Si rincorrerà l’emergenza traffico per non aver progettato e agito in tempi utili.

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