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Una brutta canzone

Fabri Fibra

Han gridato alla censura, da Jovanotti alla Mannoia, da Marracash ad Elio e le Storie Tese e naturalmente il diretto interessato, Fabri Fibra. Giudichino i lettori se i sindacati hanno esercitato una “assurda censura da Minculpop” o se quella canzone proprio non si prestava alla manifestazione del 1° Maggio.

Questo il testo: “Non conservatevi, datela a tutti anche ai cani, se non me la dai te la strappo come Pacciani”.

Ispiratore del dolce stilnovo alla Fabri è il criminale psicopatico Pacciani e i suoi squallidi compagni di merenda. Altro che amore e sesso. Sfregio e morte.

Dicono che Fabri Fibra sia un rapper di valore. Sarà, ma quella canzone repellente stride irrimediabilmente con una festa che esalta la vita, il lavoro, la gioia di stare e di lottare insieme. “Ogni forma di censura è deprecabile”, cinguetta la Mannoia. “È arte”, rincalza Jovanotti.

Lo vadano a dire a quella ragazzina di Montalto di Castro violentata da otto cani infoiati e che dopo anni non ha ancora trovato giustizia, e alle tante donne violentate, che, vittime, vengono, poi, vissute come colpevoli.

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