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Il silenzio di Rovereto

Osvaldo Maffei

Fin dal 1992 le amministrazioni succedutesi nel Comune di Rovereto hanno posto l’Università di Trento e alcune sedi distaccate dell’Università di Verona al centro della politica di riqualificazione e sviluppo del territorio. Oltre a offrire spazi e risorse tramite la concessione in comodato d’uso di alcuni edifici di grande valore storico, queste amministrazioni hanno finanziato progetti formativi all’interno delle varie facoltà. I risultati d’eccellenza raggiunti, ad esempio quelli del Laboratorio di Scienze Cognitive, ne dimostrano la lungimiranza.

Dispiace e preoccupa, dopo i tagli al MART, le incertezze sul Polo di Meccatronica e la privatizzazione del Museo Civico (alle prese con la concorrenza del MUSE), la notizia che annuncia tagli all’università. Sembra infatti che per contenere la spesa pubblica l’attuale amministrazione sia costretta ai dare un messaggio in controtendenza rispetto alla strada intrapresa. Nonostante l’incidenza relativa sul bilancio complessivo dei due atenei, la decurtazione del 40% alla voce “Ricerche, progetti ed attività in ambito universitario” non è poca cosa.

Pur consapevole delle difficoltà in tempo di crisi, condivido il pensiero del Presidente Napolitano, per il quale “lo sviluppo della ricerca scientifica ha un’importanza decisiva”; per questo sono essenziali delle politiche e dei messaggi positivi che favoriscano la sinergia tra risorse pubbliche e private per aumentare la fiducia delle famiglie e dunque si dovrebbero almeno confermare gli investimenti fin qui effettuati. Ciò che mi meraviglia è il silenzio su tali argomenti di una Rovereto inerte e apatica rispetto a temi così significativi. Viene da chiedersi dove sia la Rovereto che ha saputo costruire quello che abbiamo.

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