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L’infausta coppia

Nel luglio del 2013, durante una breve parentesi fra una batosta elettorale e un’emorragia di voti, Michaela Biancofiore annunciava entusiasta l’apertura a Trento, in via Guardi, della nuova sede della risorgente Forza Italia e così profetizzava: “La nuova struttura segna con entusiasmo ed emozione la rinascita di Forza Italia che, su volontà di Berlusconi, recupera il simbolo e l’inno che ha fatto sognare milioni di italiani”. Il tutto dopo la lunga bega su chi, fra lei e Cristano de Eccher, doveva tenere le chiavi di casa, lite che aveva portato alla chiusura della vecchia sede di piazza Italia.

Una breve illusione, quell’entusiasmo, perché non molto tempo dopo una pesante crisi di liquidità, prodotta dal rifiuto di Berlusconi di svenarsi ulteriormente, colpiva il partito addirittura a livello nazionale, tanto da far ipotizzare numerosi licenziamenti fra i dipendenti; figurarsi che poteva succedere nella improduttiva filiale regionale del fu partito-azienda, guidata dal duo Bezzi-Biancofiore!

Difatti, nel maggio scorso, la sede bolzanina di Forza Italia chiudeva i battenti, col coordinatore regionale Enrico Lillo che così si consolava: “Cercheremo di fare di questa crisi una ripartenza. Cerchiamo una piccola sede al piano terra, più a contatto con le persone, da finanziare con una sottoscrizione di 20-30 euro al mese di noi dirigenti. E se non ce la faremo, ci vedremo nelle case o nei bar”.

Sul piano nazionale si è cercato di raccogliere fondi organizzando - grazie all’impegno della Santanchè - cene e pranzi da mille euro a cranio alla presenza del Cavaliere, sia pure, a dire dei cronisti, con incerti risultati, perché spesso i commensali si considerano invitati e non cacciano un soldo. Ma in Trentino chi mai pagherebbe anche solo 25 euro per cenare con Giacomo Bezzi?

Così in ottobre, ecco un altro sfratto: dopo Bolzano, Trento. “Ormai siamo un partito da marciapiede. - lamenta Giuseppe Viola, responsabile regionale del gruppo seniores - Siamo costretti a fare le riunioni per strada o in qualche bar. Finché ha pagato Roma c’erano gli uffici in piazza Italia, da dicembre nulla”. Sicché - conclude epicamente il cronista “ora il vessillo azzurro non sventola da nessuna parte”.

“I nostri eletti, Giacomo Bezzi e Michaela Biancofiore, - accusa Viola - visto che prendono i soldi devono sostenere le spese delle due sedi, dovrebbero versare 815 euro al mese. Invece Bezzi ha preso la sede per farsi nominare consigliere e otto giorni dopo le elezioni ha chiuso l’ufficio”.

Dalle sue parole sembrerebbe emergere un soffio di speranza quando par di capire che Forza Italia, a Bolzano, una sede ce l’ha ancora; ma è un abbaglio: la sede magari esiste ancora, ma “siamo senza luce, acqua e telefono, che sono stati tagliati perché non si pagavano le bollette”.

Bezzi naturalmente non ci sta: che bisogno c’è di una sede? I protestatari “sono dei vecchietti che vorrebbero la sede per fare il circolo dei pensionati. Del resto per Trento non è un grave problema, perché abbiamo l’ufficio del gruppo consiliare. A Bolzano, invece, non c’è nulla e sto vedendo come dare loro una mano”.

“Veniamo da un’implosione del partito - si giustifica Paolo Catanzaro, coordinatore trentino nonché seguace di Bezzi- Ci sono solo ruderi e si deve ripartire da zero, anzi da sotto zero, perché c’è qualche debito da pagare. Io sono pronto a mettere mano al portafoglio, ma dobbiamo farlo tutti assieme”.

Si immagina con quali speranze di successo.

Intanto, sul sito dell’Adige, un anonimo, comprensibilmente, commenta: “È talmente nocivo, Bezzi, che il PATT, da quando se n’è liberato, ha vinto quasi tutte le consultazioni”.