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Attenti a quei due

Le tristi convulsioni del Partito Democratico trovano ampio spazio nella parte nobile di questo giornale (vedi la cover story del numero scorso); quanto accade all’interno del centro-destra si trova invece relegato da tempo in questa pagina, dedicata solitamente a fenomeni di costume, stramberie, ridicolaggini di varia natura. Dato il tenore del dibattito (diciamo così) che dilania il PdL locale, questo declassamento è inevitabile. Insomma, noi ce ne occupiamo, ma non ci si chieda di prendere certe cose sul serio.

I primattori della interminabile farsa - al di là delle ragioni e dei torti - sono Giacomo Bezzi (candidato a vita) e Michaela Biancofiore (coordinatrice altoatesina del partito e già commissaria regionale in occasione dell’ultima campagna elettorale), indubbiamente più vispi e coinvolgenti dei loro avversari, gli spenti Giorgio Leonardi e Cristano De Eccher, rispettivamente coordinatore provinciale e regionale.

L’ennesima puntata si apre il 6 maggio, con Giacomo indignato perché Michaela, “vittima di una vergognosa strumentalizzazione politica”, è stata traslocata, ad opera del “comunista” Letta, dalle Pari Opportunità alla Pubblica Amministrazione; proprio lei che “ha rispetto per ogni tipo di minoranza”.

Passano cinque giorni e Michaela ricambia la cortesia, lanciando la candidatura di Giacomo (fresco reduce dal disastro delle elezioni politiche) a presidente della Provincia. E lo fa col consueto garbo: “Io sono stata per anni sul territorio, ho preso i voti e li ho portati a Roma. Ora, che sono anche diventata sottosegretaria, se permettete, decido io il mio candidato”.

Immediata la replica di De Eccher: “Da una parte c’è un partito con i suoi organismi che deciderà i candidati, dall’altra ci sono le posizioni autonome di Biancofiore... Questa volta sarà la base a dire chi deve rappresentare il Pdl... I militanti sono stufi dei nomi calati dall’alto”. E viene nuovamente richiesto l’intervento dei vertici romani per stabilire le competenze e le gerarchie dei vari galli (e galline) starnazzanti nel pollaio pidiellino. Già, perché è ben vero che un’assemblea degli iscritti ha approvato la candidatura di Bezzi proposta dalla Biancofiore, ma - le si replica - “su 4.000 iscritti i presenti erano poco più di 20”. Per di più, il coordinamento regionale del partito, convocato successivamente, ha bocciato quella proposta.

Rimasto un attimo nell’angolo, il 19 maggio ricompare Bezzi, dando per scontato di essere il candidato PdL alla presidenza e annunciando una sua iniziativa,”la raccolta di firme di soci e simpatizzanti in favore di Michaela Biancofiore. Basta con violenze nei confronti di una donna!”. E una donna così fragile, poi! Bezzi contesta inoltre le cifre sul numero dei presenti all’assemblea che l’ha incoronato, decuplicandone il numero (“Eravamo in 200 e saremo molti di più la prossima volta”). E si appella nientemeno a Berlusconi, “che conosce le capacità ed i consensi registrati da sempre nelle urne in Trentino Alto Adige dall’onorevole Biancofiore”.

Passano i giorni e mentre Leonardi e De Eccher sommessamente forse mugugnano, la Biancofiore, in una conferenza stampa del 25 maggio, sbaraglia il campo dello share, attingendo nuovi vertici Pop, tanto che il resoconto del Trentino non differisce granché, nei toni, da quelli consueti di questa sciamannata rubrica.

Si comincia con la scenografia: “L’amazzone bolzanina aveva letteralmente tappezzato la sala con copie della lettera con cui, lo scorso 27 gennaio, Berlusconi l’ha nominata commissario straordinario regionale”. Poi le parole, con l’allarme brogli, “perché i seggi sono custoditi dalle guardie forestali, di cui ho stima, ma si tratta di personale della Provincia”. Brogli probabili, in passato, “perché altrimenti non si capisce come mai partiti che i sondaggi danno vincitori, poi perdono regolarmente”. Segue l’annuncio “di due scuole di formazione per giovani azzurri” e poi veementi accuse ai transfughi, tanto numerosi nel suo feudo bolzanino. “Di qui l’idea di verificare se esista lo spazio per ricorrere alla giustizia civile per danni”.

Dopo tanta esternazione, il povero Bezzi vorrebbe anche lui fare la sua figurina, ma la Michaela è implacabile: “Giacomo, non interrompermi mentre parlo, guarda che ti sparo”.

“Per dire del caratterino” - commenta il cronista del Trentino.

Intanto, il barcollante Pacher o il pimpante Olivi (o chi per loro) sentitamente ringraziano.