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QT n. 1, gennaio 2015 Monitor: Cinema

I pinguini di Madagascar e Big Hero 6

Supereroi in squadra

Ogni tot di tempo nasce una moda lessicale per cui tutti, dappertutto, si sentono in obbligo di ripetere in continuazione “deriva”, “fare rete”, “assolutamente”.

Oggi va forte “formazione” e “progetto”. Ne consegue che moltissimi lavorano nella formazione, dove portano assolutamente avanti dei progetti per far rete conto la deriva...

Con “Fare rete”, dall’elettronico inglesismo “net”, sono alla soglia del vomito; forse anche perché era uno degli intercalari preferiti del nostro ex governatore. Similare è “fare squadra”, ancora in auge in questi tempi magri e perniciosi.

“Bih Hero 6”

Dalle parole ai fatti, nel cinema per ragazzi si ha tuttora un gran proliferare di squadre: i bizzarri “Mostri contro alieni”, la famiglia de “Gli Incredibili”, i giocattoli di “Toy Story”, il popolo intero dei “Boxtrolls”... Neppure gli straordinari, diversi, solitari fino all’antisociale supereroi, come Batman, Superman, Spiderman, Silver Surfer bastano più, devono fare squadra. Ecco allora “I Fantastici 4”, “The Avengers”, gli “X-Men” e via assemblando.

Sarà una questione di concorrenza tra edizioni fumettistiche prima e studi di produzione cinematografica poi, ma mai come oggi l’unione fa la forza. C’è qualcosa di sociologico? Boh, intanto facciamo squadra, poi vedremo.

Nei film natalizi per ragazzi, senza impegnarmi troppo, ho contato quattro squadre in tre pellicole. Quella sbilenca, raccogliticcia e divertente de “I guardiani della Galassia” di James Gunn; quella di pseudo nerd genialoidi di “Big Hero 6” e ben due squadre nei “Pinguini di Madagascar”, spinoff di “Madagascar”, dove protagonisti erano - guarda caso - quattro animali dello zoo di New York.

In questo film i pinguini Skipper, Kowalski, Rico e Soldato vengono reclutati da Classified e la squadra “Vento del Nord” per sventare i piani del malvagio dottor Octavius Brine e salvare il mondo.

La storia è un semplice pretesto per inscenare improbabili avventure e divagazioni, dal prologo al confronto con la squadra “Vento del Nord”, veramente esilaranti.

“I pinguni di Madagascar

I Pinguini, quattro sgarrupati, a loro modo molto efficienti (riescono perfino a forzare Fort Knox, ma solo per prendere le patatine al formaggio del distributore automatico), sono dei cialtroni controcorrente, sono diversi. I bambini probabilmente non lo percepiscono, ma Rico è gay, e da qui una serie di sottintesi, così, anche più gustosi. La devastante brutale sincerità di Kowalski è il miglior rimedio alle possibili stucchevoli cadute sentimentalistiche disneyane. Skipper è il capo efficiente, comanda e pianifica tutto bene, ma poi, non per colpa sua, le cose vanno spesso a scatafascio. Soldato è la mascotte coccolosamente pinguinesca, che si guadagnerà i galloni, tutt’altro che teneroni sul campo.

Non so se si tratta di un film intelligente, ma garantisco che fa ridere apertamente e rallegra il morale.

Altra squadra è quella dei disneyani nerd di “Big Hero 6” di Don Hall e Chris Williams. L’enfant prodige esperto di robot Hiro Hamada impara a gestire le sue geniali capacità grazie a suo fratello, il brillante Tadashi e ai suoi geniali amici. Una serie di circostanze disastrose catapulta i protagonisti al centro di un pericoloso complotto che si consuma sulle strade di San Fransokyo. Hiro si rivolge al suo amico più caro, un robot di nome Baymax, e trasforma il suo gruppo di amici in una squadra altamente tecnologica, per riuscire a risolvere il mistero.

Sfortunatamente John Lasseter, rivoluzionario produttore della Pixar, ormai parte della major Disney, ha perso il suo smalto e il suo taglio innovativo per confezionare un prodotto per famiglie non esente dalla melassa buonistica e moralistica classica del marchio. Proprio quella che i film della Pixar/Lasseter avevano cercato di eliminare e superare. Ne deriva che il personaggio delicato e simpatico di Baymax è veramente riuscito e adorabile, ma naufraga, come il resto del film, su scivoli di sentimentalismo prevedibile e retorico. Stesso discorso, purtroppo, per la caratterizzazione dei personaggi di contorno e lo sviluppo della sceneggiatura.

Per tutti impeccabili le tecniche di realizzazione.

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