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In ricordo di Pier Giorgio Rauzi

La ricerca, il rispetto, la speranza

Pier Giorgio Rauzi

Ci conoscevamo da tanti anni, ma nelle ultime settimane di avvicinamento alla morte la nostra amicizia si è consolidata. Con lui, e di riflesso anche con i suoi famigliari, della morte si parlava serenamente. Pier Giorgio era uno studioso di scienze umane, ma amava l’arte: il cinema, la musica, la pittura, la narrativa, la poesia. A casa mi accoglieva con in mano il volume dei Salmi curato da Gianfranco Ravasi.

Un giorno mi donò le pagine con il commento al Salmo 85, il mio preferito, per quei quattro valori in tensione fra loro. “Verità e pace si abbracceranno, giustizia e amore si baceranno”, sono parole in cui vibra un doppio pensiero, e non sai quanto la prospettiva escatologica possa irrompere nella storia umana, che è l’impegno a cui siamo chiamati. Poi mi leggeva una sua poesia, e per non scivolare nella chiacchiera si costringeva nelle regole rigorose degli endecasillabi. Alcune le abbiamo pubblicate con la sua firma di direttore sull’ultimo numero de L’Invito, il 242, in distribuzione in questi giorni. Le potete leggere sul sito linvito.altervista.org

Pier Giorgio ha studiato la morte e la sua storia. Vedeva quanto nella società moderna la morte è rimossa, per il frantumarsi delle comunità. In passato i simboli, religiosi o laici che fossero, esercitavano la funzione di orientamento etico, svolgevano il compito di “legare insieme gli esseri umani ai loro predecessori e ai loro successori, in una totalità significativa, per trascendere la limitatezza dell’esistenza umana e dare un significato alla morte della persona”. Anche per questa nostra comunità provvisoria di oggi è difficile il compito. Ma Pier Giorgio ci invita alla ricerca, con speranza.

Pier Giorgio ha amato la sua famiglia. Ne abbiamo avuto conferma dalle parole di saluto lette dai figli e dall’omelia di Giorgio Butterini.

Ma Piergiorgio è stato anche attento alle trasformazioni della famiglia. Fu lui, a suo tempo, a consegnarmi, a me che ero dubbioso, le storie di vita di Piergiorgio Paterlini: “Ragazzi che amano ragazzi”.

Pier Giorgio ha amato la società e ne ha accompagnato criticamente i cambiamenti, attento alle potenzialità e ai rischi delle innovazioni scientifiche e tecniche. Ha partecipato ai conflitti della politica, con spirito cooperativo.

Pier Giorgio ha amato la Chiesa, in cui è stato chiamato alla fede, ed è stato un pungolo al suo aggiornamento, allo stare sui problemi “del giorno”. Vorrei ricordare tre episodi, fra i molti in cui la famiglia, la società, la fede religiosa, si sono in lui reciprocamente interrogate.

Pier Giorgio non ha battezzato i figli bambini. Diceva: chiederanno il battesimo per scelta, se e quando decideranno, da adulti. Siamo tutti eredi degli anabattisti che primi, agli albori dell’età moderna, distinsero la società a cui si appartiene per nascita, e la Chiesa a cui si appartiene per scelta. Furono per questo perseguitati dalla Chiesa cattolica ma anche dalla confessione luterana, maggioritaria fra i protestanti. Non aveva la pretesa che tutti si comportassero come lui e Teresa, ma auspicava che nella Chiesa si affermasse il pluralismo.

Per una famiglia fondata sull’amore, per la laicità dello Stato, per amore della stessa Chiesa che si opponeva, ci siamo battuti perché il Parlamento approvasse la legge del divorzio, e l’abbiamo difesa nel referendum.

Pier Giorgio ha avuto la consolazione di vedere, nell’età di papa Francesco, la Chiesa che si china con misericordia sulle famiglie ferite e ammette alla comunione chi si rialza e riprova all’amore. È un primo timido passo sulla via dell’aggiornamento. Al Sinodo della famiglia Pier Giorgio ha voluto che l’Invito, la rivista da lui fondata, dedicasse uno spazio ampio (dal n. 234 e seguenti), per corrispondere allo stimolo di un papa che per la prima volta ha invitato i laici a parlare con franchezza.

Quella sera, nella settimana di Pasqua del 2008, fu lui ad attirare l’attenzione della Comunità di S. Francesco Saverio riunita dopo la celebrazione dell’Eucaristia, sulle firme che si stavano raccogliendo in città per impedire che la comunità islamica avesse la moschea, un suo luogo di preghiera e di studio. “Siamo cristiani, non musulmani”, era lo slogan capace di mobilitare anche molti cattolici contro i più pericolosi degli immigrati. Che la libertà religiosa fosse scritta nella Costituzione, e che il Concilio Vaticano II la definisse “dignità umana” a quei trentini poco importava. Fu dopo quel suo richiamo al “peccato sociale” da riparare che si decise la testimonianza della “colletta” per la moschea. Le polemiche, ma anche la maturazione che ne seguirono, sono raccontate su l’Invito n. 212-213 e seguenti.

Il rispetto, anzi la valorizzazione del pluralismo, mi pare il contributo più importante che Pier Giorgio Rauzi ci lascia in eredità come orientamento etico per i giorni che restano ad ognuno di noi. Ci conforta nel dolore della perdita, e ci impegna nell’attesa del “ritorno”. È stato lui a proporci la lettura del capitolo ottavo della lettera di Paolo ai cristiani di Roma.

Questo saluto è stato pronunciato il 18 aprile nella chiesa di Povo.

“Ci incontrammo in via Verdi...”

Era la primavera del 1992. Ci siamo semplicemente incontrati per strada in via Verdi a Trento.

Pier Giorgio era sorridente e allegro e con un briciolo di impacciata timidezza mi disse che aveva scritto dei racconti natalizi che cercava di pubblicare per il prossimo Natale. Mi chiese se avevo piacere di creare le illustrazioni.

Devo dire che ne fui felice, mi piace illustrare racconti. Mi procurò i testi e dopo averli letti decisi di accettare.

Pensai che dovevo creare qualche cosa di nuovo. Anche se erano racconti di Natale legati quindi alla tradizione, mi pareva di particolare interesse rendere moderne le immagini. Quindi pensai a una soluzione che unisse immagini tradizionali a forme attuali. Ispirandomi ad esempio alle immaginette religiose dedicate al Bambino Gesù creai le illustrazioni ritagliando sia immaginette di soggetto religioso che carte colorate. Le illustrazioni sono nate usando soprattutto la tecnica del collage. Ai miei figli era sempre piaciuto ritagliare e incollare forme da carte colorate. In questo modo pensai le immagini piaceranno ai bambini.

Avevo ragionato che da padre, per scrivere i racconti, probabilmente Pier Giorgio si era ispirato ai suoi figli; io di ricambio per creare le illustrazioni mi ispirai ai gusti dei miei.

Piergiorgio ne fu molto contento; gli sono molto grata per avermi lasciata lavorare in assoluta libertà, non tutti ti concedono tanta fiducia. Trovò particolarmente originale e di suo gradimento l’idea di traforare la copertina con una forma a cuore. Nel novembre 1992 il libro fu stampato per la Collana Quaderni de l’Invito. con il titolo “Fiabe e Racconti per le Feste di Natale”. Sul retro di copertina porta due testi: “Piccole storie immaginate sulle punte di un balletto che vince la gravità per tenerle sospese sulle note di una musica senza tempo creata per loro tra affetto e ironia per un evento atteso noto e misterioso. Pier Giorgio Rauzi

Anche foglietti di carta colorata e ritagliata, per chi come i bambini sa volare senza il peso del sapere, per oltrepassare la realtà e renderla sogno. Rosanna Cavallini”.

Rosanna Cavallini

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