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Oh che bel castello!

Emanuele Curzel

Da quando a Pergine si è diffusa la notizia che il castello sarebbe stato venduto, molti cittadini si sono chiesti quale sarebbe stato il suo destino e se ci sarebbe stata la possibilità di mantenere a Pergine e in Trentino la sua proprietà, lo stile della sua conduzione, la sua idea di “casa” aperta alla cultura, all’accoglienza, all’incontro e luogo e occasione di lavoro.

Ora sta crescendo un progetto di cittadinanza attiva e responsabile, capace, tramite un articolato lavoro gratuito volontario di informazione, di condividere idee e scelte riguardanti beni che dovrebbero rimanere aperti e fruibili. Si tratta anche di una reazione: al degrado di Villa Rosa, dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Susà, all’abbandono di Palazzo Gentili Crivelli, al “buco” della Cederna, alla chiusura dell’Hotel Ideal... e altro. Non vorremmo che il castello facesse la stessa fine. Ecco perché vale la pena di provarci.

Se noi perginesi riuscissimo in questo intento, saremmo un esempio di come l’unione faccia la forza e il fine comune faccia la differenza. Sarebbe un grande messaggio, ingrediente importante anche per poi continuare bene l’attività di gestione. È quindi un’azione innovativa e interessante di attivazione e sviluppo di comunità, di assunzione di responsabilità verso le presenti e future generazioni e coinvolge chi se n’è andato da qui (generazioni di emigranti, chi ha espatriato per lavoro). Può essere un progetto generativo, come modello per altre realtà. C’è anche occupazione da difendere/promuovere, delle maestranze attuali e future, dell’indotto, per il turismo di alta e bassa Valsugana.

Si tratta di un’azione dal basso, che coinvolge cittadini e associazioni e che anticipa la politica: non aspettiamo che si accumulino altre macerie come Villa Rosa, Palazzo Crivelli, ex Artigianelli, ecc.). Non è secondario il tema della bellezza e dell’ambiente, che condividiamo col Fai (Fondo Ambiente Italiano): poter continuare a passeggiare lungo i sentieri del colle, entrare e camminare lungo le mura, fermarsi al bar, sostare nel palazzo baronale, conoscere la storia del luogo. Ora tutti gli spazi sono aperti e visitabili.

È vero che il castello resterà sempre lì fermo sul suo colle, ma il rischio è che rimanga chiuso, albergo e ristorante cessino l’attività e che venga recintata e resa inaccessibile tutta l’area da Prà della Panizza ai confini del Parco Tre Castagni, fino alla ciclabile e appena sopra Fontanabotte. Stiamo costruendo una rete di collaborazioni: Fai Fondo Ambiente Italiano, Antroposofi e Steineriani coinvolti nelle vicende storiche del castello, vetrina territorio per prodotti di enogastronomia, rete di turismo sostenibile…

Il castello di Pergine è luogo d’arte, non solo manufatto storico, dove passeggiare, stare con gli amici, mangiare del buon cibo, viverlo rispettandolo come esplicitamente chiesero gli amministratori che lo vendettero a Mario Oss nel 1956 e come la famiglia Oss fece da allora a oggi, curandone i restauri, promuovendone il ruolo turistico, creando un contesto unico per l’arte, la cultura e l’ospitalità.

Vogliamo che il castello continui ad essere quello che ora è, come venne pure delineato efficacemente nelle disposizioni n° 5, 7, 8, 12 e 13 dell’atto di compravendita sottoscritto nel 1956, quando, non senza sofferenza, fu decisa la cessione al privato: monumento storico, custodito, curato, aperto e vissuto da cittadini e ospiti, ristorante di grande livello, albergo accessibile a tutti. Lo Statuto prevede anche una Commissione storico-scientifica per attivare ricerche di carattere storico a partire dal castello e dalla sua frequentazione, con le fasi che vi si sono succedute e che sono ancora da indagare. Dovrà anche intrecciare scambi e relazioni di studio con soggetti, altre Fondazioni, istituzioni…

La famiglia Oss si è accordata sull’intento di cooperare per una cessione del Castello di Pergine per l’inizio del 2018 ad una fondazione la cui costituzione è promossa dal Comitato. La finalità della fondazione sarà la conservazione del Castello di Pergine per la popolazione di Pergine e del circondario e la prosecuzione dell’attuale concezione che combina la gestione di hotel e ristorante con le attività culturali. In tal modo Castel Pergine potrà rimanere aperto per gli ospiti, anche dopo la cessazione dell’attività di Teo Schneider e Verena Neff e la vendita da parte della famiglia Oss.

Cerchiamo di lavorare in rete con le istituzioni, in un clima costruttivo: non chiediamo alla Provincia di acquistare il Castello, ma di aiutare una comunità ad acquistare, o meglio riacquistare, il proprio castello: è questa la vera forza di questo progetto, che combina pubblico e privato e nuova cultura d’impresa, strutturata intorno a una vera accountability, con valutazione di impatto e bilancio di missione.

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