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QT n. 2, febbraio 2019 Seconda cover

Fondazione Caritro, tra Isa e Mittel

Le evoluzioni tra i poteri forti trentini. E un Presidente che siede su troppe sedie.

Nel numero di gennaio 2017, esattamente due anni fa, rendevamo conto (“Poteri forti: la rottura”) della fine dell’alleanza tra Isa (la finanziaria della Curia), Itas (la grande compagnia assicurativa trentina) e Fondazione Caritro. Una triade distintasi per aver operato di conserva, in operazioni soprattutto speculative, che era andata in frantumi, anche a causa di alcuni disastrosi risultati, vedi la speculazione alle Albere.

Poi la strada delle tre realtà si era ulteriormente divaricata: Itas doveva affrontare l’emergere di autentico malaffare al proprio interno, oltre a problemi strutturali (cosa è di preciso la Mutua, chi comanda, in nome di chi). Fondazione, sotto la presidenza di Michele Iori, si era distanziata da Isa: anche bruscamente all’interno della finanziaria milanese Mittel, in cui Fondazione Caritro (12,68% di azioni) era sempre stata subalterna a Isa (per quanto in possesso di meno azioni, 10,26%) ma che con Iori aveva cambiato registro, anzi cambiato alleanze. Attraverso un patto parasociale con gli azionisti Franco Stocchi e Rosario Bifulco, aveva formato una nuova maggioranza che escludeva la finanziaria della Curia, eleggeva un nuovo Cda con Bifulco presidente e Iori consigliere, assieme ad altre figure indipendenti di rilievo, come Anna Maria Tarantola.

Lo scopo era di spostare l’attività di Mittel dalla speculazione immobiliare, ormai non più redditizia, al sostegno alle imprese.

In questi mesi ci sono state ulteriori evoluzioni, che ci sembra interessante seguire, perché disegnano nuovi cambiamenti all’interno dei poteri forti trentini, e in particolare di Fondazione Caritro, che per di più – ricordiamolo – non amministra un patrimonio privato (come ad esempio Isa, che gestisce i fondi della Curia trentina e di altre realtà cattoliche), ma un tesoretto di quasi 400 milioni raccolto dalla comunità trentina nella locale Cassa di Risparmio e poi patrimonializzato con la cessione della banca a Unicredit. Insomma, sono soldi di noi tutti, non dei suoi gestori.

Proprio per questo Fondazione Caritro (che come tutte le fondazioni bancarie è – recita la Corte costituzionale - un’entità giuridica non profit, privata e autonoma, che persegue esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico) ha una struttura di comando un po’ barocca, ideata per staccarla il più possibile da una parte dalla banca originaria (che non esiste più), dall’altra dalla politica, cioè dai partiti. Le Fondazioni infatti, in tutta Italia si trovano tra Scilla e Cariddi, tra due pericoli opposti: da una parte essere gestite da potentati locali autoreferenziali, che utilizzano i soldi di tutti per accrescere il proprio privato potere; dall’altra di essere propaggini della politica, che oltre a gestire – come è suo compito – i soldi pubblici, ambisce a gestire – e con meno vincoli - anche quelli privati delle fondazioni.

Per questo Fondazione Caritro è governata da due organismi: il Comitato di Indirizzo e il Consiglio di Gestione. Il primo fornisce gli indirizzi strategici, detta le regole generali e nomina il Consiglio di Gestione (e al suo interno il presidente e il vice): a quest’ultimo spetta la gestione del patrimonio e le erogazioni dei finanziamenti negli ambiti di ricerca, istruzione, cultura, beneficenza.

È chiaro che il potere – come investire il patrimonio e come distribuire gli utili – risiede nel Consiglio di Gestione. E difatti il suo presidente, attualmente Michele Iori, è sbrigativamente indicato come il Presidente della Fondazione. Ma d’altra parte deve attenersi alle linee generali individuate dal Comitato di indirizzo, e soprattutto viene da esso nominato. E il Comitato da dove salta fuori? I suoi 18 membri sono designati dai Comuni di Trento e Rovereto, dalla Pat, dalle associazioni culturali, e soprattutto dall’Università e dalla Camera di Commercio. Con questa architettura (e tenendo presente che i membri del Comitato vengono sì designati dagli enti pubblici, ma non li rappresentano, non hanno cioè vincoli di mandato) si era pensato di tenere la Fondazione ancorata al territorio, e al contempo evitare i pericoli di cui sopra.

Come abbiamo visto, negli anni scorsi la Fondazione in effetti si era mossa in maniera autonoma dalla politica, ma solo per assimilarsi ai poteri forti locali e concorrere alle loro poco benefiche (e al contempo poco profittevoli) avventure speculative.

D’altronde l’ideatore di Fondazione (avendo pilotato la lucrosa vendita della Cassa di Risparmio a Unicredit) e presidente dei suoi organi per diversi anni era stato il prof. Giovanni Pegoretti, che non a caso era stato anche presidente di Isa.

La svolta è avvenuta con la presidenza del Consiglio di Gestione affidata a Michele Iori, eletto nel 2013 e confermato nel 2016. Una conferma contrastata, erano state sollevate eccezioni di incompatibilità risolte solo da un parere del Ministero di Economia e Finanza: sta di fatto che Iori, commercialista, vicino all’Università e in particolare all’attuale rettore Paolo Collini, sganciava la Fondazione da Isa.

Il punto era che in quegli anni ci si era resi conto del pericolo che le contrazioni di borsa e del mercato potessero mettere a rischio il patrimonio di Fondazione e le sue erogazioni, che sono il suo unico obiettivo – ci dice Cristina Bridi, dirigente scolastica e membro del Comitato di Indirizzo - Da qui una rilettura di esposizioni e investimenti, secondo un’ottica da fondazione, che è diversa da quella di una finanziaria. Per questo si è passati dall’immobiliare (uscendo quindi da Castello Sgr, la società delle Albere, n.d.r.) al sostegno alle imprese, non solo attraverso Mittel, ma soprattutto piccole imprese, molte territoriali. Il risultato è stato positivo: a differenza di altre fondazioni che si sono trovate a dover ridurre fino a un terzo le erogazioni, la nostra le ha potuto mantenere”. Difatti nel 2016 le erogazioni e il fondo per il volontariato erano state di 10,85 milioni, nel 2017 calate di soli 170.000 euro (non sono noti i dati del 2018) e il patrimonio netto aumentato di 3 milioni.

Un trend positivo in tempi procellosi, come rivendica Bridi, soprattutto se comparato con le altre Fondazioni, che peraltro hanno sofferto del perdurante legame azionario con le banche da cui erano state originate, in un intreccio politico-affaristico uscito dalla porta e rientrato dalla finestra; mentre Fondazione Caritro, per merito anche di Pegoretti, intrecci con Unicredit non ne ha mantenuti.

La svolta

Questo il quadro fino ad alcuni mesi fa. Poi il rapporto di Fondazione con Mittel ha subito un’evoluzione. L’istituto si è vieppiù legato con i fratelli marchigiani Stocchi (jeans) e la loro società Seconda Navigazione: assieme hanno dato vita a un veicolo finanziario, Progetto Co-Val, che attraverso un’Opa scala Mittel, arrivando a detenerne l’84% del capitale sociale e a piazzare Michele Iori alla presidenza. Il fatto è che l’operazione Co-Val non piace proprio agli altri investitori, che vendono (anzi svendono) le loro quote, pur di non restare impigliati in un’impresa in cui non credono: così se ne esce Isa, e soprattutto lo stesso Rosario Bifulco, che prima era il punto di riferimento nel processo di rinnovamento di Mittel, cioè il passaggio dagli investimenti immobiliari a quelli nelle piccole aziende.

In effetti non si capisce il senso di questa strettissima alleanza tra due soggetti (Stocchi e Fondazione, cioè imprenditore e istituzione) così diversi e con finalità diverse. Non si capisce perché Fondazione, con il suo presidente Iori, non solo investa, ma gestisca Mittel: gestire il patrimonio di un’istituzione e dirigere una finanziaria, sono due cose profondamente diverse. Non solo, ci possono essere conflitti di interessi: nel qual caso Iori, farà gli interessi di Fondazione o di Mittel? E perché poi investire così decisamente proprio in Mittel, che ora intende cambiare obiettivi, ma finora non ha una storia brillante, tutt’altro, visto che Fondazione Caritro ha già perso 16 milioni di euro a seguito di una precedente (2014) svalutazione della finanziaria milanese?

Per evitare queste sovrapposizioni, molte società hanno nello statuto il divieto per i propri amministratori di entrare nei cda delle società partecipate: qui invece Iori, presidente di Fondazione, diventa anche presidente della partecipata Mittel. A pochi mesi (il prossimo maggio) dal termine del suo mandato – non più rinnovabile – in Fondazione.

Insomma, un passaggio da una poltrona all’altra, finanziato con i soldi dell’istituzione, 19,4 milioni di nuovi investimenti cash.

Ora, è vero che i patti parasociali con Seconda Navigazione prevedono per Fondazione delle protezioni in caso di forti ribassi o addirittura di liquidazione di Mittel; ed è anche vero che questa avventura coinvolge una parte abbastanza ridotta (sotto il 10%) del patrimonio della Fondazione. Ma a noi, e a diversi ambienti finanziari, non sembra un passaggio encomiabile.

Sarebbe bene che il Comitato di Indirizzo, per evitare future analoghe derive, inserisse nello statuto l’incompatibilità tra le cariche in Fondazione e nelle partecipate.

Spetta poi comunque alla pubblica opinione vigilare su un patrimonio e uno strumento che in effetti è prezioso per la comunità.

Erogazioni: con quali criteri?

Sono circa 10 milioni all’anno i fondi erogati da Fondazione Caritro in diversi settori, per “perseguire l’utilità sociale e lo sviluppo economico” - recita lo Statuto. È una cifra considerevole, che, se ben gestita, può avere un positivo impatto sul Trentino, a integrazione degli interventi pubblici in settori decisivi, come la ricerca, la cultura, il capitale umano.

Se ben gestita, abbiamo scritto. In effetti siamo a conoscenza di un paio di casi in cui i criteri di scelta delle erogazioni sono risultati inficiati da preconcetti, da impuntature personalistiche o da autentici conflitti di interesse da parte dei decisori o dei consulenti cui si appoggiano. Auspichiamo che gli organi dell’Istituto, in parte prossimamente rinnovati, sappiano ovviare ad alcune dinamiche altrimenti sconcertanti.