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Bellezze trascurate

Il possibile distacco degli altipiani della Vigolana dalla zona di Caldonazzo e Levico per aggregarli a Folgaria e Lavarone

Francesco Borzaga

Sta arrivando alla nostra attenzione il disegno di legge della Giunta provinciale, sul tema “Disciplina della promozione territoriale e del marketing turistico in Trentino”. Se non sbaglio, da sempre una delle iniziative più popolari presso la nostra classe politica è quella di riorganizzare l’ordinamento turistico. Fra le misure affiorate, mi interessa particolarmente il possibile distacco degli altipiani della Vigolana dalla zona di Caldonazzo e Levico per aggregarli a Folgaria e Lavarone. È un territorio che conosco bene, e affermo che una tale decisione mi risulterebbe incomprensibile. L’area della Vigolana per vocazione mi sembra legata ai vicini laghi. Se questo rapporto non è sentito, la cosa va imputata solo a pigrizia mentale e ad incapacità di guardarsi attorno.

Il turismo, legato direttamente all’ambiente e al paesaggio, dev’essere anzitutto conoscenza del territorio e cura del medesimo. Sono indispensabili la capacità di vedere le potenzialità dei luoghi e l’impegno a svilupparle. Un’attenta cura del paesaggio, la collaborazione con la piccola agricoltura locale, la promozione di iniziative commerciali locali e sostenibili sono elementi che possono portare frutti durevoli e benessere.

L’area che per comodità chiamerò dei laghi di Caldonazzo e Levico penso che abbia potenzialità straordinarie. A tale proposito è utile un confronto con l’Oltradige, in quel di Bolzano, che include la conca del lago di Caldaro e le belle borgate di Termeno, Caldaro e Appiano.

È questa una delle zone trainanti per il turismo della vicina provincia. Ma quanto a bellezza naturale e potenzialità, l’area trentina mi sembra molto superiore. Mentre il lago di Caldaro costituisce una presenza tutto sommato abbastanza modesta, senza confronti è invece la bellezza dei nostri due laghi, sovrastati come sono dalla verde collina di Tenna. Straordinario è il panorama che si offre a chi li contempli dall’alto, vuoi dai tornanti della strada per Monterovere, vuoi dalla collina di Bosentino.

Il patrimonio naturalistico e ambientale è ricco, per la varietà botanica e geologica delle valli del Centa e della Mandola e per la presenza delle antiche miniere. Esistono vasti boschi di castagno che solo in parte si sta cercando di rimettere a frutto, mentre i vigneti della collina di Tenna, un tempo molto rinomati, potrebbero offrire un prodotto di buon richiamo. Ci sono importanti biotopi e naturalmente l’attività balneare. Con tutto questo, il distacco con l’Oltradige atesino rimane incolmabile.

Le ragioni di questo bilancio negativo mi sembrano chiare. Fra queste citerò lo spazio eccessivo concesso all’edilizia e alle seconde case, un’agricoltura senza caratteristiche di particolare valore, che lascia troppo spazio alla coltivazione del mais per alimentazione animale e alla melicoltura industriale.

Non si fa abbastanza per il recupero del castagno, che dovrebbe costituire un’attrattiva anche e soprattutto per il miglioramento del paesaggio.

I centri storici e il patrimonio storico-artistico sono trascurati. Non c’è paragone con la cura del paesaggio che Bolzano dedica al territorio dell’Oltradige; quanto di valido si sta facendo, che pure esiste, sembra più che altro frutto di benemerite iniziative individuali, scoordinate e più o meno abbandonate a se stesse.

Molto c’è da fare, e molto da migliorare. Veda la Provincia, insieme agli altri responsabili, di concedere qualche attenzione a questi temi, forse impegnativi e costosi, ma certo concreti.

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