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QT n. 6, giugno 2020 Cover story

Lockdown e dipendenze

Dalla tossicodipendenza alla ludopatia: cos'è successo con la reclusione in casa?

Il Servizio dipendenze e alcologia (noto comunemente come SERD) segue circa 2.000 utenti, di cui un migliaio per le dipendenze da sostanze (più o meno lecite) e altri mille per problemi da alcool.

Ma è nella prima categoria, i tossicodipendenti, che ci si poteva aspettare di trovare una forte incidenza del virus.

Per due ragioni semplici: chi assume droghe in modo regolare di solito non ha un sistema immunitario forte e questa debolezza se la porta dietro anche quando decide di farsi assistere dal SERD e quindi usare terapie sostitutive. Inoltre, normalmente, non ha una vita votata alla cura di sé e alla salute.

Per questo abbiamo chiesto alla dottoressa Anna Franceschini, direttrice del servizio, se era confermata la nostra ipotesi che tra i loro utenti ci fosse stato un consistente tasso di contagio.

La risposta è abbastanza sorprendente: “Abbiamo avuto solo due o tre casi di contagiati tra i nostri utenti e qualcuno in quarantena per contatti familiari”. Il conto è immediato: un 2-3 per mille. La media di contagio della popolazione trentina è di circa 1 su 100. Uno scarto molto grande del quale ancora non sono state studiate le ragioni.

Si tenga conto però - aggiunge Franceschini – che noi abbiamo fatto da subito educazione ai comportamenti e distribuito le mascherine. E devo dire che i nostri utenti sono stati molto disciplinati”. Anche questo non è un elemento che si poteva dare per scontato.

Il SERD ha comunque attivato un sistema di telecontrollo: “Abbiamo dilazionato gli appuntamenti per non far spostare le persone e abbiamo intensificato i rapporti telefonici” spiega la dottoressa Franceschini. E nel contatto costante sono emersi anche altri elementi di come il mondo della tossicodipendenza ha gestito la fase calda dell’epidemia: “Abbiamo percepito nelle persone il peso emotivo della quarantena e constatato che la regolare relazione telefonica era molto apprezzata. Inoltre abbiamo avuto la sensazione che molti siano passati dalle sostanze (che almeno per qualche settimana erano sparite dal mercato di strada, n.d.r.) all’alcool. Stiamo aspettando studi nazionali su questo aspetto”.

Un’altra questione riguarda i nuovi arrivi. Perché il lockdown ha chiuso, per un po’ di tempo, il mercato di strada e quindi molte persone che non sono utenti del Serd e quindi non hanno accesso alle terapie sostitutive, si sono trovate a rischio astinenza: “Non abbiamo avuto aumenti sensibili di nuovi utenti - afferma Franceschini - ma indubbiamente sono arrivate persone che vedevamo per la prima volta”. E secondo la direttrice per qualcuno non si è trattato solo di tamponare un problema temporaneo: “Pensiamo che resteranno”.

Infine i giocatori. Il SERD infatti si occupa anche di ludopatie che sono considerate dipendenze a tutti gli effetti. Per queste non c’è “cerotto” farmacologico che tenga: “Stiamo attivando uno studio su questo tema - conclude la direttrice del Serd - perché pensiamo che si sia verificato un aumento del gioco online. Ma solo per i più giovani”.

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