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Quattro giornali Ovvero: il rinnovamento

I 4 quotidiani trentini dai progetti alla carta stampata: la concorrenza fa bene

La redazione

O miga o massa”: : così titolavamo il numero dello scorso settembre di Questotrentino con un chiaro riferimento al fatto che forse, in una provincia con poco più di cinquecentomila abitanti mantenere in vita quattro quotidiani ci sembrava, e tutt’ora ci sembra, un’impresa troppo ambiziosa. Dopo di allora in effetti i due nuovi quotidiani sono usciti e attualmente si trovano regolarmente nelle edicole trentine. Capire come andranno a finire le cose è oggi impossibile.

Però una cosa ci sembra di poter senz’altro dire: l’arrivo di due nuovi giornali ha dato una sferzata, la concorrenza c’è, si vede, è molto positiva. I temi trattati sono tanti, alcuni con approfondimenti notevoli, le interviste ai personaggi più disparati – dalla scalatrice di tutti gli ottomila al romanziere trentino Giacomo Sartori al governatore del Tirolo propugnatore dell’Euregio – sono in genere tutt’altro che banali. Insomma, un indubbio, notevole ampliamento dei contenuti, per di più avvenuto senza scapito della qualità, anzi.

Vediamo nel dettaglio. Per il Nuovo Trentino, che fa capo allo stesso editore che pubblica l’Adige, i dubbi da noi avanzati, ossia che la sua uscita fosse più che altro una mossa di disturbo nei confronti del nuovo e agguerrito il T, rimangono. Il giornale è nato piccolino: 12 pagine in realtà 10 al netto della pubblicità e degli annunci funebri (che però attirano lettori) venduto a 1 euro ridotto in fase promozionale a 50 centesimi. Però intanto vediamo che il giornale non sembra rassegnarsi al ruolo minoritario di mero disturbo assegnatogli dall’editore (Michael Ebner, con Athesia monopolista in Alto Adige e – fino a un mese fa – anche in Trentino). Infatti, è evidente la scelta tattica di evitare la concorrenza in casa - nelle poche pagine si affrontano argomenti diversi oppure trattati in maniera diversa da quelli che appaiono sull’Adige - ma questo non vuol dire meno impegno, ci sono inchieste di un certo rilievo, per esempio sulla Valle del Chiese o sulla crisi di personale nei Comuni, come pure prese di posizione nette (ad esempio pro segretaria Lucia Maestri nel dibattito dentro il Pd) o molto polemiche (addirittura contro la politica commerciale di Cavit, cosa impensabile sul paludato fratello maggiore). Insomma, il piccolo giornale cerca, con grinta, una sua personalità.

Totalmente diverso è il caso de il T, fortemente voluto dalle maggiori associazioni di categoria economiche e altrettanto fortemente osteggiato da Ebner. Nasce infatti con il preciso intento di sottrarre lettori all’Adige e magari scalzarlo dalla posizione dominante. Lo si vede già dal numero delle pagine, 48 come L’Adige e tante dedicate alle valli, proprio come ne L’Adige.

Quello che positivamente stupisce è la quantità e qualità delle collaborazioni attivate e quindi dei temi trattati. Tanto per citare alcuni nomi, e scusandoci per quelli che tralasciamo: il filosofo Franco Rella, la professoressa associata a Sociologia Elena Pavan con un approfondita disanima su Elon Musk e lo spazio pubblico, il direttore di salto.bz Fabio Gobbato con un’attenta analisi su Kompatscher e la Svp, Elena Tonezzer ricercatrice del Museo storico, la prorettrice Barbara Poggio, un’intervista sull’antiglobalismo ad Arlo Poletti prof associato a Sociologia e tanti altri ancora. Poi non mancano i personaggi più popolari, l’ex miss Italia, l’anziano cantiniere, l’attore cantante di Vigolo Vattaro che in “Grease” interpreta Danny (sul Nuovo Trentino) ecc.

E i contenuti più giornalistici? I temi più scottanti? Qui il discorso deve essere più articolato. Sulla sanità tutti quattro i giornali sono scatenati: inchieste sulle liste di attesa, i posti letto, il personale che manca, con conclusioni sempre negative sulla sanità pubblica, mentre si assiste a uno spostamento su quella privata. Auspichiamo che si sappia tirare le somme: la sanità è il capitolo più rilevante del bilancio provinciale, se sta vistosamente peggiorando, se si privilegia il privato, bisognerebbe trarne conclusioni politiche, che per ora latitano. Per giornali appena nati è comprensibile che non si parta subito lancia in resta contro il potere provinciale. Ma sul medio periodo, dalle inchieste bisogna trarre conclusioni.

Altro caso è il lacerante dibattito dentro il Pd. Ampiamente trattato da tutti i quotidiani, che però, peraltro sconcertati, si limitano ad osservare la superficie delle cose. Servirebbero approfondimenti, l’unico che prende una motivata posizione (che non condividiamo – vedi l’editoriale – però c’è) è il più sbarazzino Trentino, mentre il Corriere sfrutta gli agganci nazionali per bruciare i concorrenti con la notizia in anteprima del veto di Enrico Letta all’auto imbalsamazione dei vertici trentini.

Il rinnovamento poi si ferma di fronte a temi più spinosi e complessi. Troppo complessi? Mah... Stiamo parlando del NOT, e della richiesta di rinvio a giudizio dei vertici della società Guerrato (dichiarata dalla Pat vincitrice della gara d’appalto) e della partner finanziaria Auriga per turbativa d’asta (ne parliamo a pag. XX). Ai nostri giornali non viene in mente che forse, nell’aver fatto vincere la gara a una società platealmente inadatta, c’è stata una qualche responsabilità della Commissione di Gara e dei vertici provinciali coinvolti; la loro cronaca invece miseramente si appiattisce sulle veline provinciali e addirittura descrive la Pat come “parte offesa”, mentre ad essere offesi, e proprio dalla Pat, sono stati i cittadini. Solo il Corriere del Trentino dà la parola ai consiglieri d’opposizione Degasperi e Zeni, che almeno loro dicono quello che c’è da dire.

Per il T c’è un’attenuante. La macchina non è abbastanza rodata, alcuni giornalisti hanno esperienza relativa e si sono trovati paracadutati in Trentino (e non hanno ancora imparato a leggere QT…). Vedremo il seguito.