Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 9, settembre 2022 Cover story

O miga o masa: i quotidiani in Trentino

4 (quattro) giornali? In che direzione sta andando la strampalata proliferazione della stampa locale

Per parlarvi di carta stampata in Trentino, questo mese dobbiamo andare con ordine.
Cominciamo, per il vecchio vizio del cronista, dalla notizia più recente: il siluramento di Alberto Faustini dalla direzione dell’Adige e la sua sostituzione con Pierluigi Depentori.
Domenica 4 settembre Faustini ha firmato il quotidiano per l’ultima volta. E qui dobbiamo dirlo: per una volta Michl Ebner, editore e padrone dell’Adige, ha imbroccato la decisione giusta. Perché l’Adige, sotto la direzione Faustini, stava deperendo a ritmi e livelli mai visti prima.
Deperivano vistosamente i numeri delle copie vendute e spesso lasciava a desiderare anche la qualità informativa del giornale. Che non dipende solo dal singolo giornalista, più o meno capace, ma dipende - in larga parte - anche dal modo in cui un giornale viene diretto. Da quanto il direttore è presente, da quanto è capace di dare impulso e motivazione alla redazione, da quanto è bravo a costruire la struttura dell’organizzazione del lavoro. E infine - sintesi di tutto ciò e altro ancora - dalla fiducia che sa guadagnarsi da parte dei redattori.
Ecco, la fiducia.
C’è ancora, nel mondo dell’informazione, una cosa che si chiama “voto di gradimento per il direttore”. Può sembrare un rito anacronistico in questi tempi di democrazia in arretramento, ma ogni volta che si insedia un nuovo direttore il corpo redazionale vota il proprio gradimento o meno a chi viene a dirigerlo. Ed esiste ancora la concreta possibilità che un corpo redazionale decida di votare la sfiducia al direttore in carica. (Poi le decisioni sulle nomine rimangono comunque potere indiscusso dell’editore, ma ogni direttore sa che senza la fiducia della redazione avrà davanti tempi duri).

Pierluigi Depentori (a sinistra) e Alberto Faustini (a destra). Al centro, un signore che non abbiamo il piacere di conoscere.

Alberto Faustini, questa fiducia, l’aveva persa. Forse addirittura senza rendersene conto. In un caso questa spaccatura era emersa pubblicamente: quando l’anno scorso il giornale aveva organizzato una specie di beatificazione di Flaminio Piccoli (l’abbiamo raccontato in QT di dicembre 2021) coniugandola ai settant’anni del giornale stesso. In quell’occasione ben ventisette redattori, sugli oltre trenta totali, avevano scritto una lettera all’editore in cui si dissociavano dall’iniziativa.
Un gesto pesante nei confronti di Ebner (che si era molto adombrato), ma anche un fallimento del direttore, che non aveva visto arrivare un siluro così potente e indirettamente aveva lasciato il suo editore in una posizione imbarazzante.
Forse, ma è una supposizione che facciamo senza avere indizi, è stato da quel momento che Michl Ebner ha cominciato a guardare con maggiore attenzione anche i numeri di vendita del giornale.
Ve li riassumiamo qui. Alberto Faustini ha preso in mano l’Adige a marzo 2018. In quel momento il giornale vende, tra edicola, abbonamenti e digitale, circa 23mila copie al giorno. Un dato di tutto rispetto nel panorama editoriale italiano. A dicembre 2020, poco prima che Ebner decida di chiudere il Trentino, le copie vendute dall’Adige sono scese a 19mila. Quattromila copie perse - un solido 20 per cento - in tre anni sono tante anche per le declinanti sorti della carta stampata.
Proprio in quel momento la chiusura del Trentino arriva una trasfusione di sangue fresco per via Missioni africane. Gli abbonati al Trentino vengono, volenti o nolenti, trasferiti all’Adige che ritorna a viaggiare sopra le 21mila copie.
Numeri che cominciano presto a riscendere (dove sono andati dunque i lettori del Trentino?) fino alle 19mila copie dello scorso giugno. Troppo, lo ripetiamo, anche tenendo conto del calo fisiologico della carta stampata che è in corso da anni.
E da qui passiamo agilmente alla seconda notizia del momento. Si parte, appunto, dai lettori perduti del Trentino. Che sono l’oscuro oggetto del desiderio di ben due nuovi giornali.
Di uno, vero nuovo quotidiano editato dalle associazioni di categoria economiche trentine, abbiamo dato conto in QT del giugno scorso.
Adesso, in più, sappiamo che si chiamerà “il T”, che lo dirigerà Simone Casalini (un ex del Corriere del Trentino poi passato ad altri giornali del gruppo e tornato a Trento per questa nuova iniziativa) e che sarà un quotidiano di 40 pagine che coprirà le cronache di tutta la provincia. Non ci saranno però pagine sportive e non uscirà il lunedì.
Il totonomi dei vertici redazionali, che tra gli addetti ai lavori impazzava da mesi, si è ormai risolto. Caporedattore sarà Lorenzo Ciola, attualmente responsabile della sezione economia dell’Adige. Al suo fianco per far andare la macchina del giornale ci sarà Marika Damaggio che viene invece dal Corriere del Trentino. A capo della cronaca di Trento ci sarà Ubaldo Cordellini (che dopo la chiusura del Trentino era approdato al Comune di Trento), di Rovereto saranno responsabili Denise Rocca e Robert Tosin (altro ripescaggio dal Trentino) e Chiara Turrini seguirà Riva del Garda. Gianfranco Piccoli (anche lui ex del Trentino) sarà a capo delle cronache delle valli trentine.
La redazione sarà composta in totale da venti giornalisti. Tanti? Pochi? Pochi, verrebbe da dire, per scrivere decine di pagine di notizie fresche ogni giorno. Ma molto dipenderà sia dalla struttura che verrà data al giornale che dall’organizzazione del lavoro e dal numero di collaboratori che il giornale riuscirà ad attirare.
Di certo i venti hanno davanti una sfida difficile. Ed è qui che i lettori perduti del Trentino potrebbero giocare un ruolo davvero importante.
Le ultime rilevazioni delle vendite del Trentino, prima della chiusura a gennaio 2021, stazionavano tra le 4 e le 5mila copie al giorno. Ed è su questi lettori orfani - solo in parte e per poco tempo approdati all’Adige - che al “T” contano per costituire lo zoccolo duro che può far quadrare i conti del giornale. Però le buone abitudini (com’è quella di leggere i giornali e non farsi bastare le info istantanee della rete) una volta perse, non sempre si riattivano facilmente.
Anche perché sulla loro strada, i venti, potrebbero trovare un disturbatore non da poco. Ed eccoci alla terza (quasi) notizia.

La contromossa di Ebner
Si è chiaccherato molto, negli ultimi mesi, di un progetto di Ebner che ai più pare assurdo: aprire un altro giornale - e saremmo a quattro in provincia, calcolando l’inserto locale del Corriere della Sera - col solo scopo di disturbare proprio la partenza del “T”, che il proprietario dell’Adige ha cercato fin dall’inizio di impedire a qualunque costo.
L’ipotesi di un giornale di disturbo è andata in altalena per vari mesi: Ebner lo farà, poi, contrordine, non si fa, poi forse si fa… Il tutto sempre basato solo su voci che correvano e nessuna informazione ufficiale. Ora però ci sono - sempre senza nessuna conferma però - informazioni più precise: un Nuovo Trentino (o una variazione sul tema, visto che molti mesi fa Athesia si è affrettata a depositare ben tre testate tra loro intercambiabili) dovrebbe vedere la luce il 17 ottobre.
Sempre col condizionale vi diciamo che dovrebbe essere un giornale di 24 pagine diretto da Paolo Mantovan, l’ex direttore del Trentino, fatto da una redazione che viene eufemisticamente definita “agile” (che nella neolingua del XXI secolo sta per: pochissimi giornalisti) e del quale non si conosce l’idea portante. Sarà un quotidiano di cronaca o avrà uno stile diverso? Si rivolgerà ad un pubblico generico o magari no? In ogni caso questo ipotetico Nuovo Trentino potrebbe finire per rubare lettori anche all’ammiraglia di casa Athesia.
A prima vista questa operazione ricorda quella barzelletta di bassa lega in cui un uomo si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie. E i commenti da bar attribuiscono la decisione di Michl Ebner solo ad una sua rivalsa personale contro il mondo imprenditoriale trentino che, forse, pensava di avere dalla sua parte. O comunque di controllare, com’è abituato a fare in Sudtirolo.
Michl Ebner

A ben guardare, però, l’operazione di disturbo potrebbe avere un nome preciso: si chiama dumping. Quella pratica commerciale - per niente corretta se si vendono saponette, figuriamoci se parliamo di giornali - per cui un’azienda decide di vendere un prodotto sottocosto per espellere i concorrenti dal mercato. E poi, una volta eliminato il concorrente, rimanere monopolista.
In questo caso buttar fuori un Nuovo Trentino pochi giorni prima del concorrente “T” - che uscirà il 1° novembre - sfrutterebbe in anticipo l’effetto novità, rubando un po’ la scena e raccogliendo un numero di lettori probabilmente piccolo e certamente non sufficiente a giustificare la sua esistenza in vita. Ma sufficienti per togliere al “T” una fetta di lettori potenziali e impedire al vero concorrente dell’Adige di agganciare tutti i lettori del defunto Trentino. Insomma, un tentativo di uccidere il “T” in culla.
Questa nostra è ovviamente un’ipotesi basata sulla pura logica, cercando il senso di un’operazione altrimenti difficile da capire, considerato anche che il bacino di potenziali lettori della carta stampata, in provincia, non è certamente infinito.
Detto tutto questo, ci piacerebbe tornare a vedere due quotidiani “veri” in provincia.
Simone Casalini
Ne avremmo bisogno per la qualità dell’informazione e del dibattito pubblico che soffre sempre nelle situazioni di monopolio.
Ci sono quindi due nuovi direttori di giornale in Trentino.
Simone Casalini, di cui vi abbiamo detto sopra, alla testa del “T”, che avrà un compito difficile, ma sostenuto dall’entusiasmo che sempre accompagna le situazioni nascenti.
Alla guida dell’Adige invece c’è, da lunedì 5 settembre, Pierluigi Depentori (anche lui un ex del Trentino passato poi a responsabile delle pagine web dei giornali di Ebner). E per lui la vera sfida sarà quella di ricostruire il rapporto di fiducia tra direttore e corpo redazionale. Il quale, stando ai soliti ben informati, non avrebbe esattamente concesso un assegno in bianco al momento del suo insediamento.
Ad entrambi, in ogni caso, facciamo gli auguri di buon lavoro. Per loro e soprattutto per tutti noi.