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QT n. 5, maggio 2023 Servizi

"L’Argentina potrebbe darci medici e infermieri"

Piemonte, Veneto e Friuli si stanno muovendo sui “corridoi privilegiati”. Al Trentino manca un progetto.

L’Argentina potrebbe dare al Trentino medici e infermieri che da noi mancano e di cui non c’è disponibilità sul mercato del lavoro interno. E non ci sarà nel medio periodo, visto che ci vogliono anni per preparare questo personale.

Le università e le scuole professionali di Buenos Aires, Mar del Plata, Cordoba e Rosario sfornano un numero di laureati in medicina, e anche di infermieri professionali, tra i quali non tutti trovano lavoro e che comunque sono pagati meno che da noi, pur scontando il diverso costo della vita in Argentina e in Italia. Tra loro c’è chi ha la doppia cittadinanza, argentina ed italiana, cosa che faciliterebbe l'eventuale decisione di venire a lavorare in Italia. In questo senso abbiamo notizia di primi spostamenti verso il Piemonte, mentre alcune realtà venete e friulane si stanno posizionando. C’è di più: se il Trentino dovesse dare garanzie di salario e di un minimo di continuità del lavoro, la stessa Argentina potrebbe fornire manodopera stagionale anche all’agricoltura e al turismo della nostra terra, a loro volta carenti di braccia.

In marzo a Trento si è tenuta la conferenza annuale dei consultori provinciali sparsi nei vari paesi del mondo in cui storicamente si è avuta una significativa immigrazione trentina. E da parte di qualche consultore argentino e paraguaiano si è accennato alla possibilità di mettere in piedi dei progetti per avvicinare e facilitare l’importazione di professionisti e manodopera qualificata.

Da un po’ di tempo in Italia c’è chi si sta muovendo in questo senso. Sappiamo di giovani medici argentini giunti a Torino sulla base di offerte di lavoro comparse sulle bacheche delle loro università dal Piemonte. Mentre su Facebook e Instagram girano proposte provenienti dal Bellunese. Anche Pordenone e Gorizia hanno cercato e trovato contatti con personale ed autorità nelle province argentine di Cordoba, Santa Fe e Buenos Aires.

L’Argentina è una terra a grande presenza di immigrati trentini: circa 25.000 partiti dalla nostra terra tra 1870 e 1970, di cui più di 20.000 fino al 1940: potrebbe aiutarci?

Cellulare in mano, abbiamo chiamato Oscar Menapace ad Avellaneda, dove vive e lavora, svolgendo anche la funzione di coordinatore dei circoli dell’Associazione Trentini nel Mondo per le province di Santa Fe e Cordoba. È un trentino di quarta generazione per parte di padre, originario di Flavon, e di quinta per parte di madre i cui nonni erano emigrati invece da Levico. Un argentino che parla bene l’italiano.

Cosa fai nella vita, Oscar?

"Sono insegnante di storia nella scuola superiore, ragazze e ragazzi tra i 15 e i 18 anni".

Tu pensi che se in Trentino la Provincia mettesse in piedi dei progetti per cercare di avvicinare nelle vostre terre laureati e diplomati, ad esempio in medicina e infermieristica, potrebbe trovare ascolto?

"Io credo di sì, specie in un momento di grave crisi economica come questa, che naturalmente si riverbera anche in una crisi sociale. Penso che si potrebbero ottenere risposte positive, soprattutto tra i giovani di una fascia di età dai 25 ai 30 anni. I giovani già laureati, ad esempio, da tempo sono abituati a cercare un’esperienza lavorativa all’estero. Non tutti naturalmente per spostarsi definitivamente, ma per qualche anno piuttosto".

Come si potrebbe mettere in cantiere un progetto di questo tipo? Cioè di spostamento in Trentino di lavoratori dei comparti sanitario e assistenziale che qui stanno avendo grossi problemi: scarseggiano oltremodo i medici di famiglia, ma mancano sempre più anche infermieri ed Oss. Università e scuole professionali non saranno in grado nel breve periodo di sfornarne un numero sufficiente. Mancano anche medici di Pronto Soccorso e di altre discipline ospedaliere.

"Si dovrebbe mettere in piedi un progetto complessivo, sveltendo i tramiti burocratici e magari facilitando l’apprendimento dell’italiano da parte dei candidati. Secondo me si troverebbero medici ed infermieri con i titoli di studio adeguati, disposti a trasferirsi in Trentino. E perfino a pagarsi il viaggio. E non verrebbero solo con l’intento di mettere via dei soldi, ma per trovare un’esperienza lavorativa, e anche di vita, diversa. Tanto per dire, in Argentina sono già una realtà le esperienze di trasferimento in Irlanda e Nuova Zelanda, ad esempio, con la formula del Work and holiday. I giovani si spostano per un anno, in questo caso soprattutto in agricoltura, poi possono decidere di fermarsi anche un secondo anno e quindi fare ritorno in patria. In questo progetto l’Argentina dispone di 4.200 posti per l’Australia ma quest’anno le domande sono state più di 10.000".

Sono progetti interessanti e potrebbero fornire manodopera al settore turistico e a quello agricolo trentino. Che però hanno bisogno soprattutto di lavoratori stagionali. Con salari non alti e con un livello dei prezzi al consumo che in Trentino è tra i più alti in Italia.

"Credo che molta gente giovane potrebbe pensare di venire da voi per lavorare nell’agricoltura o nel turismo anche con un salario che da voi può essere considerato non alto. Io sono insegnante di storia alle superiori. Oggi il cambio ufficiale pesos-euro è 200 pesos per 1 euro e il cambio parallelo è di 500 pesos. Il mio stipendio è di 5 euro all’ora, 1.000 euro al mese lavorando più di 40 ore settimanali".

Per agricoltura e turismo un giovane argentino, per farsi un’esperienza in Italia e mettere da parte qualcosa, potrebbe accettare la stagionalità. Qualche mese di lavoro. Ma come la mettiamo col costo del biglietto aereo?

Penso se i mesi di lavoro fossero 6 invece di 3, allora un nostro giovane potrebbe comunque avere l’interesse di venire a lavorare lì. Anche pagandosi il biglietto aereo".

Passiamo alla Sanità, specie quella pubblica. Alla luce di stipendi e salari in Argentina, tu pensi che il Trentino, e l’Italia in genere, potrebbero trovare medici, infermieri ed Oss interessati a trasferirsi anche per un lungo periodo da noi?

Intanto diciamo che anche da noi le scuole infermieristiche sono a livello universitario. E che esistono scuole e corsi che rilasciano diplomi per figure paragonabili ai vostri Oss. Io ritengo che se i giovani argentini che hanno la doppia cittadinanza, italiana e argentina, in Europa trovassero occasioni di lavoro con stipendi più adeguati… ci verrebbero. Non si tratta di un destino economico poco apprezzato quello italiano. Dopo la Spagna, l’Italia è il secondo paese di emigrazione dall’Argentina. E per medici e infermieri ho ragione di ritenere che anche spostamenti a tempo indeterminato potrebbero avvenire. Soprattutto se parliamo di persone giovani, appena laureate e diplomate. Molti potrebbero essere interessati. Penso anche ad un altro aspetto: in questi anni l’Argentina conosce un drammatico problema di sicurezza sociale. Io non so dirti, però, se i titoli di studio argentini siano riconosciuti in Italia, ma credo si tratti solo di problemi di tramitación…".

Di procedure burocratiche, insomma. Quando ti riferisci alla sicurezza sociale, intendi la microcriminalità (furti, rapine, assalti) che nelle città sta allarmando i cittadini argentini?

"Sì".

Ultima domanda. Una percentuale non insignificante di argentini di origine italiana, quindi anche trentina, possiede la doppia cittadinanza. Ma sappiamo che i Consolati italiani sono molto lenti nel rilascio di nuovi passaporti. Pensi si tratti di una questione politica?

"Durante la pandemia di Covid tutto si era bloccato e ora i consolati non paiono in grado di recuperare. A quello di Rosario - il mio consolato di riferimento - si calcola che il tempo necessario per ottenere la cittadinanza italiana sia ora di 10 anni. Dal momento in cui tu hai presentato i documenti necessari. Ed è troppo difficile persino prendere l’appuntamento per consegnare le carte o informarsi".

Riassumiamo. Se la Provincia di Trento, basandosi sulle conoscenze e i rapporti che già vanta in Argentina, mettesse in piedi un progetto che mirasse a portare in Trentino medici, infermieri ed Oss dal Sudamerica, avrebbe possibilità di ottenere dei risultati lusinghieri. Facendo affidamento sulle strutture che da noi si stanno interessando di emigrazione: Ufficio Emigrazione e Associazione Trentini nel Mondo. Organismi che nei primi anni del suo mandato Maurizio Fugatti ha forse snobbato.

Il presidente, che ha fatto una visita alla conferenza dei consultori provinciali all’estero tenutasi a marzo, l’ha messa sullo sportivo. Rispondendo a chi suggeriva di verificare le possibilità di ospitare in Trentino lavoratori argentini e paraguayani, ha garantito che un corso di italiano non lo si nega a nessuno: "Se il principale ostacolo è la lingua, non abbiamo problemi a organizzare corsi nei loro paesi".

Ma non di questo si tratta: ci vuole un progetto, un’idea dei settori in cui inserire quegli immigrati, delle qualifiche che più ci interessano, della possibilità di farli viaggiare e di ospitarli, magari. Per tempi medio-lunghi anche. Perché non nei settori di Sanità ed assistenza che stanno soffrendo più di altri di carenza di personale?

Intanto i primi laureati argentino-piemontesi sono arrivati a Torino, mentre dal Bellunese è già partito il tam tam e Pordenone e Gorizia pare si stiano a loro volta muovendo.

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