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Una galleria rischiosa?

Siamo un gruppo di cittadini e con la presente siamo a chiedere agli attuali Amministratori responsabili chiarimenti in merito allo sdoppiamento della galleria di Ponte Pià. Poiché sono trascorsi ormai più di 15 anni da quanto accaduto tra il 2005 e il 2007, in merito alla mancata realizzazione di una cava di inerti in Zona S. Giovanni di Saone, a poche centinaia di metri dalla zona di realizzazione della prevista nuova galleria, vogliamo informare quanti non ne fossero al corrente e ne diamo un breve riassunto.

Il 30 giugno 2005 venne concessa ad alcune imprese locali, dall’allora Comitato Asuc di Saone e su una porzione di terreno di sua proprietà, l'autorizzazione a un carotaggio minerario in località S. Giovanni, al fine di valutare la qualità del materiale calcareo alle pendici del monte San Martino, per l’apertura di una cava di inerti e un impianto di trattamento degli stessi.

Il permesso venne accordato anche dall’Amministrazione comunale di Tione e dall’ Ufficio minerario della Provincia. Non risulta fosse stata fatta uguale richiesta all’Assessorato Ambiente provinciale.

Passarono alcuni mesi e il 27 luglio 2006 il comitato ASUC organizzò un incontro con la popolazione di Saone per presentare il “progetto cava”. Quando i relatori presentarono il progetto, era sembrata a tutti i presenti una cosa interessante e fattibile. Fecero vedere come avevano intenzione di penetrare nella montagna di San Martino, aprendo con l’esplosivo alcune gallerie. Il carotaggio eseguito era stato previsto di 150 metri, ma dopo 90 metri avevano intercettato tre vene acquifere e dal foro aveva cominciato ad uscire acqua (dall’inverno 2005 fino all'agosto 2006, l'acqua ha continuato a sgorgare dalla montagna, finendo nel bosco sottostante ad un ritmo di 18-20 litri al secondo).

I dati tecnici dicevano che si sarebbe dovuta fare “una galleria di testa dalle dimensioni minime di 10 x 7 metri, mantenendo tra una galleria e l'altra dei pilastri di una dimensione minima di 8 x 8 m e successivo appressamento di scavi di ribasso che portano a una dimensione massima della galleria a 10 x 18 m. L'eventuale presenza di alcune porzioni instabili della calotta comporterà l'utilizzo di chiodi di fissaggio" (dalla relazione tecnica).

Quella sera ad alcuni dei residenti era parso rischioso creare una cava in presenza di acqua e nei giorni seguenti si formò il “Gruppo di Protezione Ambientale Acque di San Giovanni”, che chiese al Comune di Tione di rivalutare il caso a seguito delle problematiche idrogeologiche emerse. Il Sindaco di allora, Vincenzo Zubani e la sua Giunta, decisero di sospendere ogni decisione, preferendo affidare a un tecnico esterno una nuova perizia geologica, avendo nel frattempo scoperto che l’area interessata era già considerata a rischio idrogeologico sulle mappe della Provincia.

Fu dato l’incarico all’ingegnere minerario Giuliano Perna, considerato all’epoca uno dei massimi esperti in Nord Italia. Ai primi di maggio del 2007 l’ing. Perna, mostrando la mappa idrogeologica del Trentino prodotta dai geologi dalla Provincia di Trento, spiegò che nel Monte San Martino c'è un sistema carsico a vasi comunicanti che se compromessi potevano causare un abbassamento delle falde acquifere della zona. Quindi la prospettiva avrebbe potuto essere la perdita di acqua della Busa di Tione, del Bleggio e la compromissione del sistema idrico anche al di là del Sarca, per i paesi di Ragoli-Coltura di e Preore. Perna non escluse possibili danni anche alle fonti delle Terme di Comano.

All’epoca un radioestesista trentino, con decenni di esperienza presso famosi centri termali italiani, aveva percorso a piedi la strada statale per qualche chilometro, partendo da S. Giovanni, dal punto in corrispondenza a dove era stato fatto il carotaggio, andando verso Tione. Aveva trovato che ogni 50-100 metri c'era una falda sotterranea che dal Monte San Martino attraversava la strada e andava verso il Sarca. Aveva detto: “Questa montagna è piena d'acqua! Non è improbabile che faccia il troppo pieno anche per gli acquedotti dalla parte della valle al di là del fiume, verso Preore e Ragoli, e quindi andando a manomettere questo immenso serbatoio di acqua, che potrebbe comprendere anche la montagna Sera e la Piza, ci potrebbe essere un abbassamento delle falde e del livello di uscita agli acquedotti della zona”, come era accaduto decenni prima a Stramentizzo in Val di Fiemme, dove tuttora devono pompare verso l’alto l’acqua per i paesi in costa, con costi molto elevati.

Comunque la decisione doveva essere presa, così il Comune di Tione indisse un referendum tra la popolazione di Saone, che dovette decidere se fare la cava e il trituratore di inerti. Il risultato del referendum chiuse definitivamente la questione, perché la maggioranza dei saonesi decise di non essere d’accordo su entrambi i progetti.

Vorremmo porre all’attenzione dei responsabili quanto emerso dalla perizia del defunto Ing. Perna, che tra l’altro, essendo stato tratto dalle mappe geologiche provinciali, non era un segreto per nessuno. Poiché il Monte S. Martino nel frattempo non è di certo cambiato, temiamo che i lavori previsti per la galleria potrebbero di nuovo mettere a rischio l’equilibrio idrogeologico della zona. A noi purtroppo non furono date copie del materiale documentale inerente la cava di San Giovanni, ma siamo certi che sono conservate presso gli archivi delle amministrazioni all’epoca dei fatti interessate.

Per concludere, chiediamo agli attuali amministratori se in corso di progettazione della nuova galleria di Ponte Pià è stato tenuto conto del rischio ambientale, prospettato in caso di interventi massicci derivanti all’apertura della stessa, e delle possibili conseguenze sull’equilibrio idrogeologico dell’area interessata. In tempi come quelli attuali, di carenza idrica generale, un danno del genere sarebbe una catastrofe.

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