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QT n. 10, ottobre 2023 Cover story

A sorpresa, Sergio Divina

Tra Fugatti e Valduga, il terzo incomodo. Che spariglia tutti i giochi

Le elezioni provinciali del 22 ottobre sembravano avviate su un canovaccio noto e inderogabile. Il centro-destra al governo destinato a una facile vittoria, trainato dall’onda nazionale più che dai propri meriti. Il centro-sinistra pronto alla sconfitta, dopo una legislatura in cui (con l’eccezione di Futura) aveva dormito sonni profondi, guardandosi bene dal fare opposizione. E con i veri oppositori – i grillini – penalizzati da una scissione.

In questa situazione, quindi, il centro-destra aveva potuto permettersi pesanti conflitti interni, tra Fratelli d’Italia e Lega, con i primi che per mesi si mettevano a delegittimare il presidente uscente Maurizio Fugatti, presentando anche una candidatura alternativa, Francesca Gerosa (peraltro distintasi in una disastrosa presidenza all’Itea). Quando alla fine la candidatura Gerosa, come era logico, è stata ritirata, il turno elettorale sembrava destinato a una fine già scritta.

E invece si è messo di mezzo Sergio Divina. Un politico con la carriera ormai alle spalle: primo segretario della Lega Nord Trentino, senatore per tre legislature, consigliere provinciale per quattro, dentro il partito aveva allevato il giovane Fugatti per poi essere scalzato, dalle cariche interne e dalle candidature esterne, e relegato, come compenso di buonuscita, alla presidenza del Centro Servizi Culturali S. Chiara.

Una discesa in campo che sembrava più che altro un episodio di folklore, il politico che non si rassegna al disarmo. I fugattiani non ne erano certo preoccupati, tutt’al più infastiditi.

Poi sono arrivati i primi sondaggi. Che vanno presi con le pinze (soprattutto perché realizzati non via telefono, ma via Internet, tagliando fuori una fascia di popolazione) ma che tuttavia erano sorprendenti: dopo poche settimane dalla candidatura, Divina prendeva il 13%, penalizzando Fugatti che arrivava al 35% superato con il 36% dal candidato del centro-sinistra Francesco Valduga. E così Fugatti iniziava a preoccuparsi, il centro sinistra da moscio diveniva di botto battagliero (in 15 giorni dava vita a più polemiche contro la giunta, con annessi esposti alla magistratura, che in cinque anni), Divina si trovava al centro della contesa.

Con lui parliamo di questa situazione

Questa separazione, di un certo rilievo, all’interno di una compagine, alla vigilia delle elezioni, costituisce una dinamica anomala. Come ci si è arrivati?

Pensavo di essere arrivato a un momento della mia vita in cui potevo seguire le mie passioni trascurate. Invece ho incontrato tante persone, ricevuti tanti appelli, tutti dello stesso segno: abbiamo votato centrodestra, ma ora non possiamo più votare Fugatti, neanche con la pistola alla tempia. Qualcuno è arrivato anche ad addebitarmi la responsabilità di questo disastro, per il mio passato appoggio al giovane Fugatti. Ho allora avviato valutazioni con amici, ed ho trovato una squadra del tutto all’altezza nei vari campi; se la squadra uscente, presidente ed assessori, è da oratorio, noi siamo a un livello decisamente superiore. Allora abbiamo deciso di fare qualcosa per il Trentino. Non cercare sistemazioni e poltrone, abbiamo tutti già dato e già avuto, lo facciamo come atto di amore per nostra terra. Per inciso, io ho maturato il vitalizio, ma vi ho rinunciato, unico con Mauro Bondi e Vincenzo Passerini. Comunque, non costerò una lira ai cittadini, sono in campo per raddrizzare una barca che naviga pericolosamente.

La sua rottura è con Fugatti, o riguarda anche la Lega di Salvini? Ha cioè pesato il partito nazionale, che non è più Lega Nord, vuole fare il ponte sullo Stretto, ed è tutto incentrato sul suo leader e il suo rapporto con la gente, che non passa tramite il partito, ma attraverso i social?

È una decisione tutta locale.

Cosa imputa soprattutto a Fugatti: poca collegialità, pochi risultati?

Ho visto l’arroganza di una classe dirigente che non ascolta nessuno in nessun settore. Il mantra è oggi decidiamo noi perché comandiamo noi. Il verbo “comando” è inaccettabile, bisogna essere rispettosi

E sulla gestione dell’Autonomia?

Mah, cosa pensi Fugatti dell’Autonomia vorrei saperlo anch’io. Lo ho incrociato in occasione di specifici incontri, e sull’Autonomia l'ho sentito esprimersi, dopo una giornata con Kompatscher, con vaghezze da discussione da bar.

E i rapporti con Zaia e con il Veneto? Non c’è una sistematica sudditanza, vedi PiRuBi, facoltà di Medicina ecc?

Che si tengano presenti le esigenze del Veneto non mi fa specie: quando lavori in partiti nazionali hai quasi un obbligo di lavorare in squadra con i presidenti del tuo partito delle regioni confinanti, non fai esclusivamente gli interessi dei trentini. Detto questo, trovo inutile fare la finta guerra con il Veneto sulla diga del Vanoi. Perché invece di fare un (finto) braccio di ferro, non facciamo un accordo di reciproco interesse? Vi lasciamo fare una diga, e voi finanziate un tunnel che colleghi il Primiero a Cavalese a quindi al Trentino, rompendo una separazione che sarebbe bene superare.

Ha pensato che la sua presenza in campo potrebbe far vincere il centrosinistra?

Noi ci presentiamo per vincere, perché presentiamo una compagine più affidabile. E se non vinceremo rispetteremo le risultanze espresse dagli elettori.

Il caso Divina, dicevamo, di un’improvvisa frattura dentro un partito e una coalizione preconizzati come vincitori, è interessante. Ne abbiamo parlato con Marco Brunazzo, professore ordinario di Scienze Politiche a Sociologia a Trento

Penso sia l’evidenza di una frattura che covava nella Lega, da quando Salvini è diventato segretario. Verso Salvini c’è dissenso perché ha rotto con la Lega di Bossi, cambiando la strategia da partito federalista a nazionalista, di destra esplicita, superando l’idea che il Nord avesse interessi da difendere rispetto a Roma e al Sud. Poi Salvini è stato anche molto più accentratore: mentre con Bossi c’era la piazza, le sedi, i gazebo, con Salvini contano i social, il rapporto diretto con l’elettore, saltando tutta la struttura e i militanti del partito, che ovviamente non ne sono entusiasti.

E rispetto a Fugatti?

Anche qui è una frattura sistemica: in parte del mondo leghista, deluso dal primo governo di destra trentino, c’è mal di pancia verso Fugatti. Il quale non è un salviniano in termini ideologici, non è nazionalista di destra alla Le Pen, bensì è salviniano perché poco collegiale. Si è così attirato critiche, anche all’interno della coalizione (vedi Fratelli d’Italia), per il metodo con cui ha preso e portato avanti le decisioni. Ha esercitato una leadership assertiva ma non carismatica, e poi fine a se stessa, in quanto non è riuscito a realizzare quanto aveva preannunciato, vedi i grandi carnivori, dove per di più ha accentrato su di sé la comunicazione, senza ottenere poi risultati.

Queste critiche sono venute anche dal suo partito?

Non saprei. Ma in larga parte è stato lui la Lega.

Ha impostato una divaricazione valli/città, sulla quale ha cercato il consenso. Con quali risultati?

L’estremizzazione della divaricazione non gli si è e rivolta contro, non credo abbia perduto consenso nelle valli, verso cui è stato attento. Anche l’impegno di tenere almeno una volta al mese una riunione di giunta in un centro di valle è stato un segnale apprezzato.

E su episodi come il concerto di Vasco Rossi?

Ha provocato due effetti che si compensano: da una parte lo smarrimento dell’elettore che vede spendere diversi milioni di euro nell’infrastrutturazione di un’area per un concerto. Dall’altra lui aveva detto una cosa e l’ha fatta, il che viene visto come positivo. Più in generale il decisionismo lo si esibisce; poi se non si arriva a risultati si incolpano gli altri.

Come vede la candidatura di Divina?

Potrebbe da una parte portarsi dietro gli elettori di centrodestra delusi da Fugatti, ma dall’altra indebolire anche il centrosinistra. Lui è una figura estranea alla politica attiva più evidente, e una parte pur piccola di elettori di centro e centrosinistra può per questo votarlo. È possibile quindi che quanto porta via a Fugatti, venga compensato dalla crescita di Fratelli d’Italia.

Comunque questa dentro il centrodestra è una dinamica distruttiva, anomala.

Sì, la regola è che, in un modo o nell’altro, alla fine legislatura ci si ricompatti. Però teniamo presente che in tutta la legislatura F.d.I. ha continuato a portare via persone e probabilmente voti alla Lega, ha presentato la candidatura alternativa di Francesca Gerosa, ha segnato vistose differenziazioni su tante cose, sugli orsi, università, sanità in periferia. Tutto questo è segno non solo di conflitti tra partiti, ma di debolezza della guida della coalizione. Anche la vittoria tutta politica di aver inglobato il Patt, è avvenuta al prezzo di una spaccatura profonda dentro quel partito. In conclusione: se vince Fugatti, è probabile che le differenziazioni riemergano, e con forza.

C’è stata evidente una carenza nella qualità degli assessori?

La carenza c’è stata, ma non è una valutazione che arriva all’elettore, richiede una certa conoscenza della politica. Divina porta critiche soprattutto sul metodo di governo di Fugatti e la sua carenza di collegialità. Poi si esprime con accenti diversi su ricerca, Valdastico ed altro, ma non avanza critiche radicali.