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QT n. 10, ottobre 2023 Seconda cover

"La forza della mafia sta fuori dalla mafia, e fuori dalla mafia ci siamo noi"

Auditorium esaurito all'evento con don Ciotti. Una grande, corale risposta della società alle inaspettate infiltrazioni mafiose

Presidio Universitario di “Libera”

Il "tutto esaurito" dell'auditorium Santa Chiara, con una fila di persone che si estendeva all'esterno, non è stato solo il segno che molti cittadini hanno compreso la gravità degli eventi legati all'Inchiesta Perfido, ma suggerisce anche che il velo di indifferenza di cui lo stesso don Ciotti parla è stato, almeno in parte, squarciato.

Non era una scommessa facile: riempire un teatro di 850 posti, con una pubblicizzazione ridotta, senza manifesti, inserzioni sui giornali, annunci su radio e Tv, era un’impresa ardita. Sono venuti in molti di più, un centinaio almeno di persone non è potuto entrare. Vanno ringraziati tutti i singoli e le associazioni che si sono spese per attivare un tam tam che ha sparso la notizia, fatto capire l’importanza dell’appuntamento, organizzato le presenze.

Don Valerio Ciotti (Foto Marco Loss Ferrari)

Tutta la prima parte della platea era infatti occupata da 270 studenti, accorsi in classi con i relativi professori (molte delle quali chiameranno i relatori a scuola, per meglio approfondire il tema): una presenza organizzata dalle reti informali dei docenti, e da quelle strutturate in associazioni scolastiche come “Dalla Viva Voce” o teatrali come “Il Giardino delle parole”. Più oltre vi erano tanti universitari, informati dallo stesso Ateneo che era compartecipe dell’evento, e dal Presidio universitario di Libera. E poi i cittadini, sollecitati dalle associazioni, ARCI, ACLI, dal Comune di Trento, dalla Fiom che aveva previsto il permesso sindacale per chi partecipava. Una risposta corale, che riscaldava il cuore.

L’evento era strutturato in tre parti. La prima, dopo il saluto, non formale, del sindaco Ianeselli (che aveva messo a disposizione gratuitamente l’Auditorium e le sue strutture) era un momento informativo. Poco si sa in Trentino di questa presenza mafiosa già conclamata dal Tribunale: i due interventi di Ettore Paris, direttore di questo giornale, e di Walter Ferrari, portavoce del Coordinamento Lavoro Porfido, tendevano a colmare questa lacuna, fornendo una pur rapida illustrazione di almeno venti anni di infiltrazione ‘ndranghetista.

Momento dello spettacolo “PERFIDO: PER sFIdarli DObbiamo impegnarci”

Seguiva lo spettacolo “PERFIDO: PER sFIdarli DObbiamo impegnarci”, degli studenti dell’Istituto “Martino Martini”.

Un piccolo miracolo: realizzato grazie al grande impegno della prof. Eliana Gruber come coronamento di un’alternanza scuola-lavoro con QT, e messo in scena dalle registe Federica Chiusole ed Alessandra Evangelisti, ripercorreva la storia dello sfruttamento delle e nelle cave del porfido, l’ingresso degli ‘ndranghetisti, fino al momento chiave, il brutale pestaggio del’operaio cinese Hu-XuPai. Era la forza dell’arte a convincere e commuovere.

Infine il discorso di don Ciotti: teso, intenso. Se gli interventi precedenti erano stati informativi e avevano parlato al cervello, se lo spettacolo parlava e colpiva duro al cuore, quello di Ciotti si rivolgeva al senso dell’etica delle singole persone. E così interpretava e chiudeva, al meglio, la serata.

Momento dello spettacolo “PERFIDO: PER sFIdarli DObbiamo impegnarci”

Lasciamo qui sotto ad alcuni studenti del Presidio universitario di Libera, i commenti finali .

Sofia

La classe IV AFMB ha suscitato nella cittadinanza non solo emozioni, ma anche una sana voglia di riscatto. La consapevolezza generata dai ragazzi e dalle ragazze trentini nelle coscienze del pubblico ha avuto davvero presa, anche grazie alla spiegazione di Ettore Paris e Walter Ferrari che ha permesso di capire meglio quello che si sentiva col cuore durante lo spettacolo. Il discorso finale di Don Ciotti ha intercettato queste emozioni e scosso le coscienze; riprendendo la frase dello spettacolo “Dire la verità è un atto d’Amore”, il presidente di Libera ha spiegato come prese di coscienza di questo tipo svelino il male che c’è nella nostra società, ma non sono da temere. E’ bene rendersi conto di quello che non va, e fare rete e consapevolezza su come contrastare questi fenomeni. Il primo passo per combattere la mafia è conoscerla, e credo proprio che la serata di martedì sia stata un bellissimo punto di partenza per molti. “La forza della mafia sta fuori dalla mafia”, e fuori dalla mafia ci siamo noi.

Ettore Paris

Pier

La bellezza naturale del Trentino e il suo tessuto sociale rappresentano un patrimonio inestimabile, sia per chi lo abita sia per il resto d’Italia. Tuttavia, la legalità è - imprescindibilmente - il fondamento su cui questa bellezza e questo valore devono basarsi. Proteggere il Trentino dalle mafie e dal malaffare, prevenire il radicarsi della mentalità mafiosa ed eliminarla dove già lo è, significa tutelare le sue montagne, i suoi laghi, la sua cultura unica e le sue eccellenze. La legalità costituisce il terreno fertile in cui possono prosperare la ricchezza e la serenità di questa splendida regione e dei suoi abitanti, senza dover scendere a patti con la disonestà. La vicenda “Perfido” rappresenta, da questo punto di vista, un fallimento, ma anche un’occasione di riscatto che va colta senza indugi.

Maria

Walter Ferrari (foto Marco Loss)

Conosco il Don Ciotti “personaggio pubblico” da tanti anni; da quando avevo 15 anni partecipo alla manifestazione del 21 marzo in memoria delle vittime, quando ho l’occasione non mi tiro mai indietro se c'è un suo incontro pubblico in città o vicino a dove mi trovo in quel momento. Ma nonostante questa familiarità con don Luigi Ciotti non smetto di meravigliarmi della sua grandissima forza comunicativa, di quanto egli sia capace di risultare credibile e appassionante ad ogni discorso pronunciato, in ogni occasione. Di quanto riesca a centrare il punto e pronunciare le giuste parole nel giusto contesto, pur conoscendolo poco. Anche a Trento, come spesso fa, don Ciotti ha fatto riferimento alla necessità di “risvegliare le coscienze” e stando fra il pubblico martedì ho avuto modo di vedere quanto e come la popolazione trentina, tacciata più volte di indifferenza rispetto al fenomeno mafioso, abbia invece risposto entusiasta a questo suo appello. Come sempre, dopo ogni appuntamento con Ciotti, mi ritrovo più motivata, più “attaccata” a questa causa che è l’antimafia sociale, ma soprattutto sempre un po’ più speranzosa nei confronti del futuro.

Beatrice

“Mafia” è un termine che, ancora troppo spesso, viene associato dall’immaginario collettivo ad un fenomeno lontano, subdolo, che “non riguarda la gente onesta”. L’apparente ordine sociale garantito dalla fiducia in un simile pregiudizio è stato tuttavia scardinato dal lavoro teatrale interpretato dagli studenti della classe IV AFMB dell’Istituto Tecnico Martini. Essi hanno portato in scena la vicenda Perfido, rappresentandola con poche e semplici parole, immagini toccanti, capaci di mettere in luce l’essenzialità del contributo di ciascuno di noi nella lotta all’indifferenza. A coronare la toccante esibizione dei ragazzi, è intervenuto infine Don Ciotti, il quale è riuscito, con uno spirito motivante, ad incanalare la rabbia e il disgusto provato di fronte alla conoscenza della radicalità del fenomeno mafioso, trasformandoli in consapevolezza e attivismo. “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale”: così sostenne Borsellino, nella convinzione che la cultura e l’informazione siano le armi migliori per contrastare le ingiustizie; così ha sostenuto don Ciotti, smuovendo le coscienze e dando fiducia nel domani, alla luce di una rinnovata e più diffusa consapevolezza del fatto che ciascuno di noi conta nella lotta alla mafia.