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I nuovi Ogm devono attendere

Coalizione Italia Libera da OGM

La Coalizione Italia Libera da OGM, che raduna oltre 30 organizzazioni contadine, dell’agricoltura biologica, ambientaliste e dei consumatori, accoglie con soddisfazione il fallimento del tentativo della presidenza del Consiglio UE, in mano alla Spagna per questo semestre, di accelerare la deregolamentazione dei nuovi OGM ottenuti con le New Genomic Techniques (NGT).

Nella riunione dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione, , è emerso chiaramente che la proposta di compromesso non è accettabile per numerosi paesi. Pertanto, non è stato possibile raggiungere una maggioranza qualificata necessaria per portarla avanti. Serviva il 55% dei paesi membri che rappresentassero almeno il 65% dei cittadini europei per dare il via libera. Tuttavia, numerosi paesi hanno espresso contrarietà o perplessità a procedere. Tra questi, spiccano Austria, Croazia, Slovacchia, Ungheria, Germania, Bulgaria, Grecia, Polonia, Romania, e Slovenia. Le preoccupazioni principali espresse sono:

l’assenza della garanzia di poter separare le filiere biologiche da quelle OGM per proteggerle dalla contaminazione;

la cancellazione della possibilità di restringere o vietare la coltivazione di OGM sul territorio nazionale;

l’impatto dei brevetti che questi nuovi OGM avranno in termini di concentrazione del mercato in poche mani

Emerge quindi una “minoranza di blocco” che rende più difficile finalizzare la deregolamentazione dei nuovi OGM in questa legislatura. Tuttavia, non c’è ancora da esultare, perché un nuovo tentativo di derogalamentare la materia potrebbe essere fatto dalla presidenza spagnola, alla riunione degli ambasciatori UE. Vedremo.

L’Italia, dal canto suo, ha finora ignorato le gravi preoccupazioni espresse da associazioni, cittadini ed esperti in merito a una possibile deregulation. Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha preferito ancora una volta inseguire le sirene delle lobby agroindustriali, sementiere e agrochimiche, in spregio al principio di precauzione, ai diritti degli agricoltori e dei consumatori.

Il nostro Paese è stato per oltre vent’anni in prima fila nella difesa di una stretta regolamentazione dei prodotti dell’ingegneria genetica, rispettando il volere della maggioranza assoluta dell’opinione pubblica. Ha perfino promosso con successo, nel 2015, la modifica delle norme UE per introdurre la possibilità di una moratoria nazionale sulla coltivazione di OGM. Oggi invece lavora per smantellare queste conquiste e privare della possibilità di scelta i produttori e i consumatori, per immettere sul mercato nuovi OGM non testati e brevettati senza meccanismi di salvaguardia e di trasparenza. Una liberalizzazione totale, come quella proposta dalla Commissione UE e sostenuta da alcuni governi e da molti parlamentari europei, renderebbe impossibile sia coltivare che scegliere prodotti liberi da OGM. L’abolizione dell’etichettatura priverebbe infatti il consumatore della libera scelta, mentre la mancanza di tracciabilità e di severe misure di salvaguardia toglierebbe agli agricoltori ogni difesa dalla biocontaminazione dei loro campi. Per le filiere OGM free (e soprattutto per il biologico) sarebbe la fine, perché cadrebbe ogni garanzia di qualità.

Tutto questo è ben noto ai decisori politici, alle grandi associazioni di categoria e all’industria. Così come è noto che liberalizzare i nuovi OGM porterebbe un vertiginoso aumento dei brevetti sul cibo e della concentrazione del mercato, già oggi dominato da Bayer-Monsanto, Corteva, BASF e Syngenta.

Tuttavia, continua la falsa narrazione secondo cui la coltivazione di OGM permetterà di ottenere piante resistenti al cambiamento climatico, meno bisognose di pesticidi e più produttive. Una retorica stantìa, evoluzione prevedibile di quella che negli anni Novanta dipingeva gli OGM come soluzione contro la fame nel mondo.

Esortiamo quindi agricoltori, consumatori e rappresentanti politici che hanno a cuore l’interesse generale a rafforzare il loro impegno per evitare la liberalizzazione degli organismi geneticamente modificati in Europa, difendere il principio di precauzione e rivendicare il diritto a un cibo di qualità e coltivato in modo ecologico.

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