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Non pensate solo ai turisti!

La gestione del territorio deve tenere conto anche dei bisogni della popolazione locale.

In Sudtirolo un aspetto bello della vita civile sono le numerose associazioni che vivificano la vita sociale e spesso riescono ad far emergere questioni che i politici ignorano, volutamente o per distrazione, e a proporre soluzioni in modo migliore di coloro che sono pagati per farlo. Hanno vari obiettivi, sociali, ambientali, culturali, sportivi. Resistono – non tutte - anche al trattamento ruvido che viene loro riservato dagli enti pubblici, con obblighi burocratici che in provincia vengono aggiunti a quelli già assurdamente complicati dello Stato. Le associazioni sociali e sanitarie soffrono più di tutte, poiché sono composte di malati e familiari che insieme cercano di sostituire l’assistenza che i paesi e le regioni civili garantiscono ai loro cittadini fragili.Spesso sono incoraggiate a fare parte di federazioni, dando vita a organizzazioni dispendiose, che fungono da mediatrici e si crogiolano nella sensazione del potere.

Ma vorrei oggi raccontare di una federazione, che nel corso dei tanti anni dalla sua fondazione, nel 1982, ha avuto un’evoluzione molto positiva e oggi entra con forza nella politica non politicante, ponendo temi ignorati dalla pubblica discussione, ma molto sentiti dalla cittadinanza. Si tratta del Dachverband für Natur und Umweltschutz (Federazione per la natura e la tutela dell’ambiente), che raccoglie 23 associazioni ambientaliste e 1.600 adesioni individuali, e secondo il suo statuto è indipendente da partiti politici e aconfessionale.

È organizzata in gruppi locali e suoi rappresentanti partecipano a diversi organismi e commissioni provinciali sui temi della natura, del paesaggio e dell’urbanistica. Spesso le sue opinioni su questioni in cui gli interessi ambientali contrastano con quelli economici o delle lobby, anche se sono previste dalle normative, vengono ignorate dalla giunta provinciale nelle sue decisioni. Tuttavia rimane un ruolo di informazione. E la preparazione dei suoi dirigenti permette all’associazione di porre autorevolmente sul tappeto problemi importanti.

Proprio all’inizio dell’anno nuovo, il Dachverband ha fatto un appello perché si metta un freno lo sviluppo esagerato del turismo nelle Alpi. Insieme a POW (Protect our Winters), associazione di educazione ambientale dei turisti nelle montagne, ha chiamato i responsabili delle politiche locali a tener conto non solo delle pretese degli albergatori, secondo l’imperante principio di “sempre più, sempre più in fretta”, ma anche delle persone che abitano tutto l’anno nell’ambiente alpino.

Servono azioni efficaci e che queste non vengano immediatamente annullate da eccezioni e anticipi”, hanno scritto le due associazioni. Già in novembre, mentre la politica virava verso la destra estrema, negazionista della crisi climatica e liberista in economia, e i mass media locali cominciavano a familiarizzare i lettori con slogan come remigration (versione cool di “espulsione”) e “basta col buonismo” (dispregiativo della bontà), il Dachverband si preoccupava degli effetti dell’overtourism.

La parola è entrata nel dizionario di Oxford dal 2018, e indica un turismo di massa che causa inquinamento, devastazione della natura e disagio delle popolazioni locali. POW cerca di educare i turisti a rispettare luoghi e persone, ma ormai tutti facciamo esperienza di situazioni di affollamento che raggiungono limiti intollerabili anche se le persone si comportano bene.

Un milione di persone nei mercatini di Natale, tutto esaurito in montagna, nonostante la continua crescita di alberghi e di posti letto.

All’inizio della stagione sciistica il Dachverband aveva denunciato la mancanza di sostenibilità dello sci. Questo sport è importante, ha spiegato, però ha un’impronta ecologica molto negativa, chiaramente in contrasto con gli obiettivi climatici ormai riconosciuti, e scritti nel piano climatico Alto Adige 2040.

Dobbiamo pensarci ora. Questo dovrebbe essere un obiettivo soprattutto per i gestori degli impianti sciistici, visto che il loro modello di business si dissolve con l’aumento di ogni decimo di grado Celsius”.

Chiediamo che non vengano più distrutte foreste per la costruzione di nuove piste o impianti di risalita con effetto immediato”. Si parlava di Plan de Corones, chiedendo che si abbandoni il progetto previsto per il nuovo impianto di risalita Lorenzi, e si preservi la piccola isola forestale di larice e pino cembro in mezzo alle piste esistenti.

In molte località diverse notti alla settimana le piste sono illuminate. Luci e rumori disturbano gli animali. Il Dachverband ha preso posizione anche contro il progetto di un grande bacino artificiale nel bosco di Caldaro, che prevede il taglio di uno dei pochi boschi di latifoglie rimasti in Sudtirolo, per garantire ai contadini l’acqua per i meleti.

Ma torniamo alla presa di posizione sul turismo invernale. Scrivono le due associazioni ambientaliste nell’appello di gennaio: "Un motore economico ben funzionante potrebbe essere positivo anche per la tutela dell'ambiente e del clima, purché la sostenibilità non diventi solo una frase vuota".

L’aumento del turismo è dovuto alla propaganda dell’IDM, l’ente pubblico che è finanziato con decine di milioni per attirare nuovi sciatori e visitatori. Le piste e le città sono sempre piene. Non c’è più la pausa di gennaio, quando in passato gli abitanti potevano fare qualche sciata. Parliamo ormai di abitanti benestanti, perché i prezzi elevati costringono famiglie anche agiate a rinunciare allo sci.

In Sudtirolo, scrivono le due associazioni, “l’aumento del numero di visitatori avviene a spese della popolazione locale". È dunque “fondamentale preservare l'inverno anche per chi abita tutto l’anno in Alto Adige: la gestione del territorio non deve privilegiare sempre e comunque i visitatori, ma deve tenere conto dei bisogni della popolazione locale, tutelarla e ascoltarla, imparando a conoscerne i problemi e le difficoltà". Difficoltà che riguardano l’abitare, in cui la politica provinciale, premiando gli affitti brevi rispetto a quelli normali, ha contribuito a peggiorare, se possibile, una situazione già drammatica. Ma fuori controllo sono tutti i prezzi, mentre i contratti di lavoro non vengono rinnovati e anche quelli delle pubbliche amministrazioni non riescono a recuperare neppure una parte di inflazione.

Come è noto, in Italia negli ultimi vent’anni i salari sono diminuiti, anche al netto dell’ondata inflazionistica degli ultimi due anni. In un posto molto turistico questo è un disastro per chi ha un reddito fisso, sia come lavoratore dipendente, sia come pensionato. In una delle realtà più ricche, la Charitas e le altre istituzioni private segnalano la crescita esponenziale di lavoro povero.

L'attuale sovraffollamento turistico, però, scrivono nel loro appello i presidenti di POW e del Dachverband für Natur und Umweltschutz, “sta mettendo sempre più a rischio anche le risorse naturali. Anche luoghi progettati per il turismo di massa, come molte grandi località sciistiche, e anche le nostre città, hanno faticato ad affrontare l'enorme afflusso concentrato tra fine 2023 e inizio 2024, come hanno dimostrato le lunghe code sulle strade, davanti agli impianti di risalita, ai negozi e ai ristoranti. Ciononostante, continua a prevalere la convinzione che 'troppo non è mai abbastanza'. Così la Provincia continua ad ampliare la propria offerta con nuovi eventi ‘imperdibili’, come cene romantiche in cabinovia, voli in elicottero in inverno, spettacolari fuochi d'artificio... ".

“Abbiamo urgente bisogno di nuove montagne!”

Così "i visitatori finiscono per trovarsi sempre di più in un vero e proprio parco divertimenti alpino e noi, abitanti di queste terre, rischiamo di perdere l'elemento centrale della nostra terra dei sogni: l’autenticità culturale. La forza della natura diventa solo un quadretto quando vista dall'elicottero. I paesaggi diventano intercambiabili quando coperti da parcheggi e il cordiale altoatesino diventa scontroso quando sopraffatto da masse di visitatori. Chiediamo allora che all'impegno per un turismo sostenibile facciano finalmente seguito azioni efficaci e che queste non vengano immediatamente annullate da eccezioni e anticipi".

E sulla propaganda dicono: “La pubblicità non deve promuovere aree già sovraffollate. Anche le cosiddette basse stagioni non dovrebbero essere molto promosse. Noi che siamo cresciuti qui e che viviamo e lavoriamo in questa provincia abbiamo bisogno dei nostri periodi di riposo come anche gli animali e la natura. La pubblicità turistica si può e deve concentrarsi sul cambiamento del comportamento dei turisti, soprattutto aumentando il rispetto degli ospiti nei confronti degli abitanti, dell’ambiente e della natura. Secondo il Piano Provinciale per la Mobilità Sostenibile, gli spostamenti sostenibili in treno devono passare dall'attuale 7% al 35% entro il 2037, il che può essere raggiunto solo attraverso una comunicazione chiara e azioni di sensibilizzazione adeguate”.

Difesa della natura e redistribuzione della ricchezza, diritto di chi lavora a una vita dignitosa, servizi da paese civile. Questi gli obiettivi urgenti, ma non sono quelli della politica locale. I cittadini e le cittadine si fanno sentire con le proposte del Dachverband, con le proteste dei giovani e meno giovani di NoExcuses davanti al Consiglio provinciale, e snobbando il censimento etnico in corso: finora si sono dichiarati il 18%, soprattutto i ladini. Non è il rifiuto delle gabbie del 1981, ma forse un segnale alla politica affinché si occupi si cose serie.

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