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QT n. 5, maggio 2009 Trentagiorni

Come ti rappresento i giovani

Il 25 aprile a Trento, i giardini di piazza Dante, dal monumento al laghetto dei cigni sono stati occupati da una “festa di Liberazione”. Organizzata dai giovani dell’Arci, di tre organizzazioni culturali universitarie, dalla lista di sinistra, con l’appoggio dell’assessorato alla cultura della Provincia e la sponsorizzazione della Cgil: una cosa grossa insomma, impegnata, che ha dato risultati al di là delle previsioni. L’area occupata, dalle 15 a oltre mezzanotte, da mille-duemila giovani via via succedutisi per un totale di almeno seimila presenze, a socializzare ma soprattutto ad ascoltare concerti, letture da Pavese a Fenoglio a Meneghello, un racconto a voce dei Wu Ming 2 sulla strage di Stramentizzo, una rievocazione storica sul passaggio delle SS in Val di Cembra, e tanti altri interventi e testimonianze. Se il ristoratore al seguito ha finito pizze e patatine, la voglia di socializzare, apprendere, confrontarsi è invece durata fino a che si sono dovute spegnere le luci. E anche gli extracomunitari, solitamente intristiti sulle panchine, si sono aggregati al clima generale: “Cosa vuol dire essere fascista?” si informava il giovane dalla pelle scura, a dire il vero un po’ alticcio. “Vuol dire pensare che tu sei, per natura, un nemico, e magari un essere inferiore” gli rispondeva lo studente.

“Ecco, così dovrebbe essere questo spazio, vivo e gioioso, altro che le ronde” era il commento più diffuso.

Orbene, di tutto questo, quanto è stato riferito dai quotidiani? Nulla. In tutti e tre i quotidiani non una riga. Una pagina era doverosamente riservata al 25 aprile nella sua celebrazione ufficiale, a Palazzo Thun, con seguito di polemiche (non pretestuose); ma al 25 aprile di migliaia di giovani, niente. E pagine e pagine erano dedicate a montare l’imminente arrivo in piazza Duomo dei Bastard, e altre pagine ancora sarebbero venute il giorno successivo, a fornire dettagliati resoconti, e ad aggiungersi alle centinaia già spese nelle settimane precedenti.

Questi sono i media di oggi. E questa la loro responsabilità. Vedono solo una parte della società, e soprattutto una parte dei giovani. E quella montano, propagandano. E, con tutto il rispetto per le band rock, è la parte più banale. Ieri miss Italia, un’asinella che il suo preside finì per portare ad esempio ai suoi compagni, oggi i Bastard con il caravanserraglio di X-Factor e il seguito di ragazzine urlanti.

In tutto questo, sia chiaro, non c’è alcuna regia, alcun diabolico disegno. Ed è quindi peggio, è subalternità al modello culturale dominante, quello televisivo, del successo effimero, dell’apparire e dell’arrangiarsi

Poi, nei prossimi giorni, ci aspettiamo qualche sussiegoso editoriale di uno dei tanti opinionisti, a spiegarci quanto incolti siano i giovani d’oggi, novelli barbari abbrutiti da Tv, Internet, permissivismo.

Per fortuna, i giovani invece non sono come gli adulti se li immaginano. Nonostante la Tv, nonostante i giornali. E le loro responsabilità.