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Il calvario dei sondaggi

Si vota fra 5 mesi, ma la discussione su come sono andate le elezioni è già cominciata.

La mattina del 28 maggio leggiamo sull'Adige il coordinatore provinciale di Forza Italia, Maurizio Perego, si è recato a Milano. A che fare? A ritirare il responso di un sondaggio commissionato a una ditta specializzata in merito ai risultati delle elezioni di novembre.

"Forza Italia: "Siamo il primo partito" titola a tutta pagina L'Adige', il quale, dopo aver premesso che "fino a quando i vertici di Forza Italia non decideranno di divulgare le percentuali, si rischia di commentare quasi il nulla", commenta lungamente. E ancor di più lo fa l'indomani, quando arrivano le percentuali, che danno in testa Forza Italia (16%) seguita dalla Lega (14%) e dai Democratici di Sinistra (13%), mentre il Patt precipita all'8% e il Ppi nemmeno raggiunge la soglia del 5%. Poi ci si accorge che il 38% del campione non ha risposto, ma questa circostanza non sembra sufficiente a consigliare prudenza al giornale, o a dissuadere alcuni politici dall'intervenire.

Sbucano fuori, al contrario, altri sondaggi esplosivi, chissà perché tenuti fin allora segreti. Il leghista Boso, reduce da Pontida dove assieme al segretario Savoi ha comperato per 200.000 lire un pezzo del famoso prato, annuncia infatti: "Abbiamo un nostro sondaggio... che ci da al 26%. E Tretter ha un suo sondaggio che da Lega e Patt assieme al 54% ".

E mentre L'Adige insiste a fare i conti dei seggi in base al sondaggio di Forza Italia, ecco occuparsi per la prima volta della notizia il giornale concorrente.

Non sappiamo se l'Alto Adige avesse bucato la notizia o se invece l'avesse trascurata considerandola irrilevante; sta di fatto che ora se ne occupa, in un articolo di Paolo Mantovan, per smontarne l'attendibilità. A parte l'alto numero di indecisi, il sondaggio non teneva conto, ad esempio, del fatto che Ds, Solidarietà e Rete correranno insieme, il che porta la percentuale di quella lista al 17.5% facendone la più votata; analogamente, Rifondazione e Verdi si presenteranno assieme e dunque non resterebbero fuori dal Consiglio come diceva il sondaggio di Forza Italia.

"L'unico dato certo, quello sì probabilmente esatto, del sondaggio conclude l'Alto Adige è che nell'urna del prossimo novembre ci ritroveremo un Consiglio provinciale con all'incirca gli stessi rapporti di forza dell'attuale legislatura, ma con l'aggravante di ritrovarci anche Perego e soci, che non sanno far di conto".

Non contento, L'Adige ritorna in tema il 4 giugno con un sondaggio tutto suo, che parola del direttore Paolo Ghezzi "irrompe nel dibattito pre elettorale con la forza inesorabile dei numeri". Ghezzi mette le mani avanti {"Non siamo tra coloro che si inginocchiano davanti ai sondaggisti... non discetteremo sulle percentuali, sulle virgole e sulla credibilità delle risposte, trovandoci ancora distanti dal voto di fine novembre "), ma poi, nelle 4 pagine interne dove i dati vengono presentati, si discetta e come; e nei giorni seguenti si cercano le reazioni dei politici alle percentuali e ai relativi seggi virtuali, nonché alla stabilità delle possibili maggioranze che quelle percentuali lasciano intravedere. Insomma, accanto all'indubbio interesse per certe risposte, emerge anche un certo gusto ludico nell'assaporare anticipatamente (con quanta verosimiglianza?) quel gioco dei numeri e delle alleanze che ogni elezione comporta.

La stessa "forza inesorabile dei numeri", in certi casi, lascia perplessi. Non ci riferiamo solo all'alta percentuale di indecisi (25%) che caratterizza pure questo sondaggio: si tratta anche di certe elaborazioni dei dati fatte dal giornale: "62% si definisce di centro o di centro destra" leggiamo ad esempio in prima, come sostegno al titolo "Batosta per l'Ulivo ". Ma facendo un'altra somma, vediamo che a definirsi di centro o di centrosinistra è una quota ancora più alta, il 63.5%. E allora?

Non facciamo questi rilievi per togliere credito a delle cifre sgradite all'area di sinistra, in cui questo giornale si colloca: fra i dati di cui tenere conto, infatti, riconosciamo senz'altro il mancato decollo sia della Sinistra Democratica che dell'Ulivo nel suo complesso. Il nostro è anche stavolta, come spesso, un invito tutto giornalistico a non spettacolarizzare: in questo caso, a non enfatizzare più di tanto l'importanza dei sondaggi.

Un invito che va indirizzato anche a quei politici (quasi tutti di centro destra) che, contattati per un commento, negano valore al sondaggio quando le cose gli vanno male e invece spiegano le ragioni del successo quando l'esito è positivo. Con l'eccezione di Pinter, per il quale "è un sondaggio pericoloso, che potrebbe incoraggiare le forze vicine al 5% a correre da sole ", ecco cosa dicono gli altri. Franzinelli, Patt: "Non credo a questo dato". Taverna: "Un dato che ci fa ben sperare... Premiata la coerenza e chiarezza del nostro messaggio". Perego: "Merito del lavoro di posizionamento al centro, attraverso i fatti e non le parole ". Fedel: "Evidentemente siamo un movimento in crescita". Puecher, Rinnovamento Italiano: "E' un punto di partenza che c'induce a esser fiduciosi".

E infine Divina: "A parte che non crediamo a questo dato, non ci andrebbe male... E comunque pare che un sondaggio del Commissariato di governo ci dia al 23%"...

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