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24 per cento? Anche troppo!

Amarezze e tradimenti nel dopo-voto.

Stupisce lo stupore di quasi tutti i commentatori per le dimensioni, a loro dire imprevedibili, del successo di Alberto Pacher al voto amministrativo di Trento. L’effetto Margherita, l’esperienza e la bravura di Pacher, un centro-sinistra in qualche modo già collaudato, e viceversa un centro-destra piuttosto sgangherato: considerando queste sole ragioni, in effetti, non si giustifica compiutamente quel 70%; ma si è dimenticato di rilevare - forse per un frainteso senso di bon ton - lo scarso spessore (diciamo così) dell’esponente del Polo, assolutamente improbabile come candidato a sindaco per un comune di centomila abitanti; come del resto scrivevamo nel numero scorso in questa stessa rubrica. Aggiungendo questo elemento agli altri, arriviamo a dire che per il centro-destra poteva andare anche peggio.

La goffaggine di Claudio Eccher emerge del resto anche dalle sue reazioni del dopo-voto, con una lista di luoghi comuni auto-elogiativi e recriminatori degni della più squalificata tradizione politichese. Sull’Alto Adige del 18 maggio, ad esempio, comincia col magnificare la purezza delle proprie intenzioni: "Io ero stato sollecitato dalla società civile (?) e francamente pensavo ci sarebbe stata una risposta maggiore. Ho candidato per spirito di servizio, ma questo mio intendimento non è stato capito... La mia discesa in campo era motivata appunto da uno slancio di generosità".

A ciò fa seguito, come da copione, l’amarezzadi chi ha subito un’ingiustizia ("Forse è stato il messaggio onesto che ho dato che non si è capito") e una minaccia rivolta all’ingrata città che non ha premiato il suo spirito di servizio ("Se la gente non si dà una mossa potrebbe pentirsene amaramente").

Rimangono però da capire le ragioni del disastro, ed Eccher, dopo le prime interviste in cui ripeteva ossessivamente che non riusciva a spiegarsi quanto successo, approda infine ad una certezza: il complotto, qualcuno ha tradito: "Qualche politico ha lavorato meno, qualche nome importante non si è esposto... Voglio cercare di capire cosa è successo negli ultimi 6-7 giorni prima del voto. Fino a quel momento tutti i sondaggi o mi davano al ballottaggio o davano il centro-sinistra vincente per poco più del 50%... Ma qualcosa è accaduto negli ultimi giorni... No, non mi chieda di fare i nomi. Non le dirò neppure i partiti"

Anche se lui non fa nomi, pare certo che il presunto traditore vada individuato nell’on. Gubert, il quale naturalmente non ci sta e anzi ribalta la frittata: "Avevamo messo a disposizione alcune persone che non sono state affatto utilizzate. Ora, io posso capire il risentimento di Eccher, ma questo modo di affrontare il problema è completamente sbagliato... E’ stata fatta una campagna all’americana, berlusconiana, uno stile che è lontano dalla mentalità dei trentini".

Marco Sembenotti, di Forza Italia, fa il mea culpa ("Dovevamo accorgerci prima che Eccher era il candidato sbagliato. In giro ce lo dicevano tutti, ma noi abbiamo creduto in lui fino in fondo"), ma poi non sa o non vuole dire perché Eccher non andasse bene.

Tentano qualche spiegazione alcuni interlocutori anonimi del Polo, che però evitano anch’essi il nodo di fondo (l’inconsistenza di Eccher) per recriminare ancora sulla famosa cena da 200.000 lire: "Sì,candidare Eccher è stato proprio un clamoroso autogol politico, soprattutto perché il chirurgo ha sciolto le riserve soltanto poco più di un mese prima del voto ed è riuscito soltanto ad infilare una lunga serie di karakiri politici, ad iniziare dalla cena vip per arrivare alla baruffa verbale con Gravante".

Poca cosa come analisi, ma sempre meglio di Claudio Taverna, che evidentemente non ne ha avuto abbastanza e si propone di sfruttare nuovamente il prezioso contributo di Claudio Eccher:"Alleanza Nazionale ritiene positivo l’impegno profuso da Eccher. Siccome ha dimostrato diligenza e impegno, riteniamo che la sua collaborazione con la coalizione possa essere ripresa, rinvigorita, anche alla luce delle prossime scadenze elettorali".

Male il candidato sindaco, male pure i risultati delle liste del centro-destra; ma anche in questo caso si parla d’altro, ad esempio spostando il discorso dallo stato presente alle speranze future.

I più disinvolti in questo giochino sono quelli del Patt, a cominciare da Carlo Andreotti: "So che il partito è in difficoltà, ma poteva andare peggio"; "Sarò l’ultimo romantico, ma ce la possiamo fare a unire le diverse anime autonomiste"; "Questo nostro stranissimo partito ha dimostrato, seppur lacerato, di essere in grado di mobilitare le anime autonomiste".

Soddisfatti anche Gino Franzinelli ("Restiamo il primo partito dell’area autonomista") e Paolo Monti("Due seggi sarebbero stati la soddisfazione, uno solo può andare bene").

Qui più che mai, contenti loro, contenti tutti.