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Tutti in maschera

Schützen: gli autonomisti, delusi dalla politica, si danno al folklore.

Dopo i faticosi esordi degli scorsi anni, gli Schützen stanno ultimamente dilagando trionfali per il Trentino, con la fondazione di nuove compagnie anche a Trento, a Rovereto, e, l’anno prossimo, a Riva del Garda.

La conquista del capoluogo, nello scorso luglio, fu moderatamente contestata da due storici, Sergio Benvenuti e Vincenzo Calì, che sollevarono qualche dubbio sulla plebiscitaria "tirolesità" del Trentino e di Trento in particolare, e mal gliene incolse, perché Carlo Andreotti si infuriò arrivando a chiedere le dimissioni di Calì dalla direzione del Museo Storico. E gli Schützen sfilarono in piazza Duomo, col loro comandante, Paolo Primon, che si esibiva in bizzarre esternazioni, prima dimostrando involontariamente le difficoltà di comunicazione fra Schützen italiani ed esteri: "Noi siamo veramente europeisti. Lo dimostra il fatto che oggi le persone di madre lingua tedesca si sforzavano a parlare in italiano e con loro i trentini tentavano di parlare in tedesco" (la sottolineatura è nostra).

E poi sintetizzando gli ideali associazionistici con una contraddittoria argomentazione in due tempi: "Bisogna far capire alla gente che la bellezza del mondo pacifico è la diversità delle culture, delle tradizioni, della storia, della lingua" cominciava col dire, per poi concludereche queste belle diversità bisogna conservarle così come sono, restando ciascuno a casa sua: "Chi predica la mescolanza delle razze, una unica lingua, una unica moneta, sta portando il mondo alla più assurda monotonia, all’appiattimento totale".

Quest’ultima riflessione di Primon, del resto in linea con la sua storia politica (è stato tra i fondatori della Lega in Trentino), dev’essere sfuggita al vicesindaco di Rovereto Erminio Lorenzini, che nel suo saluto agli Schützen in occasione della fondazione della compagnia di Rovereto a fine agosto, li elogiava con queste parole: "Fa piacere sentire il richiamo insistente degli Schützen alla solidarietà e allo spirito di convivenza. E’ la base per la nuova Europa"

Tornando a Primon, il nostro ha un grande cruccio, quello di dover guidare le sfilate dei suoi uomini disarmato, senza neanche una sciaboletta, perché la legge glielo vieta; il che è una prova - dichiara al Dolomiten - "dello stato di polizia in cui viviamo". Eppure, si lamenta col cronista dell’Adige il 27 agosto, "a ‘Rovereto Veneziana’, manifestazione folkloristica tenutasi in luglio, fu possibile passeggiare per le vie della città della Quercia anche con le spade".

Giusto: quando si tratta di manifestazioni eminentemente folkloristiche, non si possono usare due pesi e due misure. Ma Primon va oltre: si reca a protestare dal Commissario di Governo e minaccia di presentarsi in armi alla sfilata di Rovereto, così suscitando le ire del suo omologo roveretano Carlo Piazza (che teme di vedersi rovinata la festa), e ancor più del gran capo degli Schützen trentini, Carlo Cadrobbi, che malgrado Primon abbia poi lasciato a casa la spada, lo bacchetta severamente: "Se continua con queste provocazioni, difficilmente la compagnia di Trento entrerà nella Federazione. Comunque, per quanto mi riguarda, è no, almeno per il momento". Al che, vista la mala parata, Primon si giustifica: "Le mie ragioni, come sono state riportate, possono essere sembrate un attimino (tipica espressione tirolese, n.d.r.) fuori dalle righe".

Un’altra rogna significativa nasce a proposito del riconoscimento ufficiale del movimento da parte della Chiesa, annunciato trionfalmente il 27 agosto da don Mario Planchestainer, che si presenta come "curatore spirituale" degli Schützen nominato dalla Curia trentina. Gli fa eco Carlo Andreotti, che rileva come la Giunta provinciale abbia fin qui snobbato gli Schützen, "mentre la Chiesa si dimostra molto più lungimirante".

Purtroppo, l’indomani, dalla Curia arriva una secca smentita: mai emanato alcun atto in proposito. Allora Planchestainer corregge il tiro: la nomina è avvenuta prima dell’avvento di Bressan, ad opera del vicario Zadra. Che però, a sua volta, dice che non è vero. Alla fine il mistero si chiarise: l’incarico gli sarebbe stato affidato a voce ("e per me questo vale come un atto ufficiale scritto" - commenta l’interessato). Insomma, probabilmente è andata così: il sacerdote ha chiesto in Curia se può seguire gli Schützen e gli hanno risposto che faccia pure. Un bel successo, non c’è che dire.

Questi episodi ci suggeriscono una interpretazione forse azzardata, che comunque avremo modo di verificare: il mondo autonomista, bastonato duramente dagli elettori nell’agone politico, si è dato anima e corpo al folklore, portando nella nuova attività i comportamenti tenuti in politica, soprattutto negli ultimi tempi, fatti di pressappochismo, di giravolte, di liti interne, di piccole e grandi bugie.

Se così fosse, una cosa deve confortarci: faranno comunque meno danni che in passato.

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