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QT n. 7, 1 aprile 2000 Servizi

La flebile voce delle montagne

Passata sotto silenzio un’importante visita dell’Europa a Trento.

Di Mattia Domenico

E'rigore quando arbitro fischia - soleva dire un allevatore in Tv. È’ notizia quando giornale scrive - potremmo dire noi. A Trento decidono le notizie tre, forse quattro persone, quelle che fanno la prima pagina di Adige e Alto Adige. La Rai conta poco (anche perché non fa molto per contare), le private zero. E così, indipendentemente dal valore di un evento o dalla fondatezza delle parole di qualcuno, quello che si vede è solo quello che è in prima pagina sui quotidiani.

Capita quindi spesso di perdersi le vere notizie. Una di queste è stata senz’altro la visita dell’eurocommissario alle Politiche regionali, Michel Barnier.

Passata quasi sotto silenzio a parte una solitaria eccezione, la visita è stata importante non tanto perché un’eccellenza si è fermata a cena a Trento, ma perché quel distinto signore francese dallo sguardo limpido e dal capello ben curato è uno che amministra quasi un terzo di tutto il bilancio europeo. Un signore che ci ha fatto sapere che nei prossimi sette anni l’Unione Europea ha 377.000 miliardi di fondi strutturali da spendere, circa 54.000 miliardi all’anno. Forse non occorreva che venisse fin qui lui, magari bastava qualche ritaglio di stampa o spulciare Internet per saperlo.

Più importante la dichiarazione d’intenti fatta da Barnier, ospite del convegno internazionale organizzato da Euromontana e dalla Provincia. Il commissario europeo ha spiegato che ha intenzione di usare quei fondi per riequilibrare le differenze fra le regioni d’Europa ed evitare che le popolazioni vengano sradicate o forzate ad assumere modelli economici imposti dall’alto.

Bisogna, però, scordarsi contributi a pioggia e sussidi generici: quelli ormai sono vietati anche agli Stati. Quello che ci vuole, ha detto Barnier durante la giornata conclusiva del convegno, è "una nuova politica regionale". Bisogna inventarla e bisogna inventare nuovi strumenti per portarla avanti.

Chi ne ha più bisogno sono proprio le zone di montagna, svantaggiate economicamente rispetto alle produzioni delle pianure. E qui Barnier ha invitato i rappresentanti della montagna (rappresentanti politici, di categoria, di zona) ad andare oltre la semplice associazione di studi e buone proposte, come può essere Euromontana. Quello che ci vuole, ha ribadito più volte l’eurocommissario, è una "azione politica forte", che si faccia sentire lì dove si decide, a Bruxelles.

Lo ha ripetuto anche davanti alle telecamere: "Il faut se battre", bisogna battersi. Insomma, "unitevi e fate lobbying", perché gli altri già lo fanno.

Barnier ha citato a questo proposito l’associazione che raggruppa le realtà costiere e le isole, molto attiva presso le istituzioni europee. Le montagne dovrebbero fare altrettanto, perché la loro voce adesso si sente poco. I convegni, per quanto ben fatti (e Barnier ha lodato la qualità di quello di Trento), non bastano.

E lui, per vent’anni in politica in Savoia, zona montuosa e di confine molto simile alla nostra, sa cosa significhi avere poca voce in capitolo.

Chissà se in Trentino si sono accorti davvero di quello che ha detto. Stranamente i più attenti sono stati i politici, una volta tanto. I commentatori e gli autorevoli opinionisti sono sembrati invece un po’ distratti

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