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QT n. 6, 24 marzo 2001 Monitor

Fiorella? M’annoia…

Successo non convincente di Fiorella Mannoia in concerto all'Auditorium di Trento.

Cominciamo dalla fine, con il pubblico in piedi sotto il palco dell’Auditorium, cosa rara, che osanna la propria beniamina Fiorella. Due concerti in due giorni , due "tutto esaurito", calore alle stelle, ed io, spesso vittima di un lieve torpore durante la serata, sono assalito pure da un piccolo dubbio. Come mai tutto questo entusiasmo per una cantante che quando parla ha l’inflessione di De Gregori e quando canta sembra Fossati? Per Elvis dicevano: "Milioni di persone non si possono sbagliare", sarà così anche per la Mannoia.

E’ la musa dei cantautori italici, ha interpretato almeno una canzone di ognuno di loro, da quelli storici fino agli ultimi arrivati, Daniele Silvestri e Gian Maria Testa. Il talento vocale della cantante è indiscutibile, ma talvolta è il suo stesso limite. L’andamento melodico della sua voce non varia molto da canzone a canzone, sono le stesse canzoni quindi che devono adattarsi alla sua voce e non viceversa. E fin qui tutto bene, visto che la Mannoia è interprete, ma allora fondamentale è trovare canzoni adatte. Ad esempio, la scelta di "Khorakanè", una delle ultime canzoni scritte da De André, mi è sembrata ottima, mentre la sua versione de "Il pescatore" era davvero brutta: perché la canzone originale, oltre che bellissima, è caratterizzata da un brio popolare lontano anni luce dalla sensibilità raffinata, spesso troppo, della Mannoia.

Ma è Fossati, si sa, la passione di Fiorella, che gli rende più volte omaggio durante la serata: "Passalento", "I treni a vapore", "Le notti di maggio", "Terra dove andare", ecc. Riuscitissima la versione de "L’uccisione di Babbo Natale" , ballata stralunata di De Gregori contenuta nell’album "Buffalo Bill" . Molto migliori sono, invece, le versioni originali di "Sally" di Vasco Rossi e di "Come mi vuoi" di Paolo Conte. Soprattutto in quest’ultima, l’interprete romana non è proprio riuscita a evocare quell’atmosfera confidenziale presente nel brano dell’avvocato di Asti.

Il momento più alto della serata, introdotto da un banale pistolotto sulla prostituzione che per fortuna non ne rovina l’esecuzione, è quando la Mannoia intona "Caterina e il coraggio", storia di una donna di vita. Subito dopo si siede sul bordo del palco e partono le prime note di "Quello che le donne non dicono". Signore, ragazze, e qualche maschietto coraggioso, cantano con lei, è la Festa della Donna, e quel poco di significato che ancora conserva questa ricorrenza lo si vede solo in questi momenti, peraltro suggestivi. Finisce in trionfo, con ben due bis.

Il mio dubbio sul valore della Mannoia rimane, mentre "Fragile", il suo ultimo cd vola ai primi posti delle classifiche.

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