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Giustizia sì, vendetta no

Luigi Francesco Traverso

Questo settembre 2001, epilogo di un’estate torrida, ha visto realizzarsi una strategia terroristica impensabile ed orrenda.

Quattro gruppi terroristici, non ancora individuati, hanno sferrato attacchi al cuore degli StatiUniti distruggendo le Twin Towers, simbolo della Grande Mela, danneggiando il Pentagono, simbolo della Forza Militare, e per fortuna fallendo un presunto attacco alla Casa Bianca o all’Air Force One, l’aereo presidenziale. Questi scellerati attacchi sono costati la vita a migliaia di persone.

Di fronte a quanto è accaduto non ci sono parole per gridare il dolore, l’orrore e l’indignazione.

Negli occhi di tutti sono rimaste ben impresse le immagini delle due torri gemelle e l’impatto del secondo aereo che si è andato a schiantare su una di esse. Immagini agghiaccianti che ognuno di noi ha seguito pensando di essere di fronte ad uno dei tanti film fantascientifici che narrano di azioni distruttive impensabili.

Invece, purtroppo, eravamo di fronte ad una realtà amara, cruda, violenta ed agghiacciante. Fin troppo eloquenti le immagini televisive di quelle persone che agitavano panni e bandiere per attirare l’attenzione dei soccorritori e ancor più drammatiche quelle di persone che si lasciavano cadere nel vuoto cercando una salvezza impossibile.

A distanza di una settimana la situazione è ancora buia. L’altalena dei numeri lascia sbigottiti. Poche centinaia di corpi sono stati estratti dalle macerie e migliaia di persone mancano all’appello e sono dichiarate scomparse.

La rabbia del mondo è stata espressa in mille maniere e ad essa si sono contrapposte manifestazioni di festa da parte di fanatici incoscienti.

La macchina americana giura vendetta, che io preferirei chiamare giustizia. Il momento è talmente di tensione che qualsiasi scelta dovrà a mio modo di vedere fare i conti con la situazione internazionale e dovrà soprattutto dimostrare solidità di nervi da parte di chi avrà il compito di assumere le iniziative.

Gli Stati Uniti, colpiti in prima persona, sono rimasti frastornati da questi eventi, ancor più di qualsiasi altro Paese del globo. E’ la prima volta che il Paese più potente del mondo viene colpito da un atto che si può sicuramente definire di guerra, in casa propria. E’ la prima volta che il popolo americano subisce un attacco sul proprio territorio.

Adesso il Presidente americano parla della prima guerra del terzo millennio, mi auguro non con toni trionfalistici. Promette al suo popolo che la guerra sarà lunga e difficile. Minaccia interventi nei confronti di tutti i Paesi che hanno ospitato, collaborato, finanziato o coperto organizzazioni terroristiche. Mettendola in questi termini, minaccia rappresaglie contro se stesso.

Sembra paradossale, ma il gran ricercato per gli orrendi attentati, lo sceicco miliardario Bin Laden, è stato per anni finanziato, addestrato, armato e protetto proprio dagli Stati Uniti. Non è il primo esempio: Saddam Hussein potrebbe essere il secondo e chissà quanti altri. Allora sarebbe forse stato meglio non armare la mano ad integralisti incontrollabili, ma questa è dietrologia e non serve a nessuno.

La realtà vera ci riporta ad oggi. Azioni precipitose di guerra a chiunque non farebbero che complicare la situazione internazionale già appesa ad un esile filo.

Prima di procedere alacremente e velocemente ad una guerra mondiale sarebbe veramente il caso di valutare quanti e quali pericoli potrebbe correre l’occidente sempre più multirazziale e multietnico.

Quanti integralisti possono esserci nel mondo nessuno è in grado di dirlo. Molte esasperazioni di carattere religioso possono portare all’estremo sacrificio coloro che fin da bambini vengono indottrinati ed addestrati alle verità assolute.

Se questi sono i pericoli, val ben la pena riflettere attentamente prima di procedere ad innescare un meccanismo di guerra totale.

D’accordissimo sull’azione di intelligence e ancor più d’accordo perché i responsabili di questi orribili agghiaccianti ed orrendi attentati vengano catturati e puniti, ma non sono minimamente d’accordo su azioni di rappresaglia a 360 gradi.