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Rovereto, l’Ulivo e il gruppo che non c’è

Fabrizio Arlanch

Quello che sta accadendo in Consiglio comunale a Rovereto, dove una richiesta "morale" di fiducia da parte del sindaco è stata disattesa da una parte rilevante della sua stessa maggioranza, era prevedibile se solo si fosse evitato un atteggiamento da struzzi.

Era solo questione di tempo. Iniziative interessanti per la città, proposte da singoli consiglieri comunali di vari gruppi, non trovavano adeguata valorizzazione nei luoghi di confronto "ufficiale", i gruppi consigliari. Si rendevano necessarie pesanti verifiche sulla compatibilità di dette iniziative con gli equilibrismi personali e di potere della maggioranza comunale.

Dopo l’esito delle elezioni comunali dell’estate 2000 è apparso subito chiaro la determinazione da parte degli esperti timonieri (dentro e fuori la giunta) del centrosinistra roveretano, di comprimere le istanze e le inquietudini dei consiglieri eletti. Le vere battaglie e le vere scelte si sarebbero fatte fuori dall’aula consigliare .

La creazione, all’interno delle forze politiche più significative della città, di strutture di coordinamento ha dimostrato la difficoltà di rappresentare reali momenti di positiva partecipazione alla vita cittadina. Si sono rivelati momenti di normalizzazione rinsaldando vecchi rapporti anziché luoghi nei quali far emergere una rinnovata progettualità.

Questa situazione ha fatto sì che le inziative di vari consiglieri di maggioranza abbiano generato un confronto autonomo ed informale nonché momento di sintesi, così da permettere a ciascuno di svolgere il proprio ruolo di rappresentanza in linea con il mandato conferito dal cittadino elettore.

Il tentativo di promuovere alcune significative iniziative partendo dall’aula consigliare ed evitando di tornare a proporle, almeno in prima battuta, ai normali referenti politici, che avevamo visto incapaci di essere il giusto strumento dell’iniziativa politica stessa, ha evidenziato la necessità di rompere il cordone ombelicale con coordinamenti e segreterie varie che nella loro incapacità di gestire in modo lineare le situazioni, portano in realtà le persone nelle istituzioni a mostrare il loro lato peggiore.

Preso atto dunque dell’incapacità di gestire i processi politici sia da parte dei padri nobili della politica roveretana, sia da parte dei politici direttamente coinvolti nella nostra Amministrazione, si è ritenuto di provare a ricercare un’altra via, partendo dalle cose e dalle iniziative specifiche.

Si è arrivati ad affrontare il problema dei controlli ICI - che semplicemente potremmo dire eseguiti poco e male - attraverso un’azione documentata e pertanto inattaccabile, basata sul principio elementare della giustizia fiscale..

Il cronico disinteresse da parte degli assessori nel rispondere puntualmente e con metodo alle iniziative che vengono avanzate dai consiglieri, l’incapacità di lavorare per competenze ma viceversa privilegiando un’ottica di spartizione, sono caratteristica comune di questo modo di fare politica, assieme all’abitudine di cambiare continuamente le carte in tavola nella stessa aula consigliare pur di far passare a tutti i costi scelte preconfezionate.

Dunque la presenza di un gruppo di lavoro, che in questi giorni è stato denominato simpaticamente dalla stampa come "Gruppo che non c’è" in quanto non formalizzato ufficialmente, diventa di ambigua lettura politica. C’è la possibilità che si veda questo insieme di consiglieri come caratterizzati da un’unica connotazione quale lo scontento, la mancata assegnazione di posti o prebende.

C’è di contro la possibilità di immaginare che i 7 consiglieri comunali, eletti in alcune liste dell’Ulivo a Rovereto che l’altro giorno hanno incontrato il sindaco, stiano cercando la via per un’iniziativa politica tesa a valorizzare trasparenza e competenza al di là degli steccati e delle rendite di posizione di una asfittica concezione della politica roveretana.

Alcuni risultati iniziano ad emergere: l’atteggiamento degli altri colleghi consiglieri di maggioranza sta cambiando. Si inizia a poter ragionare su programmi e su progetti. Qualche presidente di commissione, per la prima volta, viene contattato direttamente dall’assessore per impostare un progetto di lavoro partecipato e condiviso

Credo che la strada sia ancora lunga, ma da Rovereto c’è la concreta possibilità di poter far partire un laboratorio per fare politica a partire dall’approfondimento e dalla soluzione dei reali problemi della città.

Rovereto ha bisogno di precisi segnali di cambiamento, a partire dall’attuale Amministrazione. A questo noi vorremmo arrivare con tutte le difficoltà ed i limiti del costruire qualcosa di diverso. E se non ci riusciremo saremo felici almeno di averci provato.