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Soccorso alpino: lettera aperta a Dellai

di Paolo Scoz (già presidente del Soccorso Alpino della SAT)

Leggo, con amarezza ed un po’ frastornato, le frequenti polemiche che coinvolgono nobili associazioni come il Corpo dei Vigili del fuoco Volontari o il Soccorso Alpino, già della SAT, ora del Trentino.

Ho avuto l’onore di far parte di quest’ultimo per parecchi anni ed anche di esserne presidente dal 95 al 99; me ne andai, per coerenza, quando il Consiglio direttivo a maggioranza ritenne di "pagare" alcune prestazioni dei volontari ben al di sopra di quanto già si riconoscesse sulla linea della legge "Marniga", (norma agevolativa specifica per i Volontari del Soccorso Alpino simile a quella sui donatori di sangue).

La SAT, che il Soccorso Alpino aveva per prima creato in Italia, ritenne saggiamente di non contestare "il nuovo corso", nemmeno dopo lo scippo morale effettuato dalla Protezione Civile, che prese sotto la sua ala l’organizzazione, nella speranza che il servizio reso alla collettività potesse ulteriormente migliorare nel nuovo vestito amministrativo-giuridico che l’attuale leadership aveva deciso di indossare. Qualcuno la definì una delle tante sovietizzazioni soft, altri plaudirono al fatto che la sovvenzione data per legge si declassò a convenzione con una struttura provinciale, facilmente assoggettabile alle variazioni di umore di dirigenti ed assessori.

Credo ora opportuno, quale ex, fare delle precisazioni e da cittadino trentino porre alcune domande e riflessioni. Le rivolgo a Lei, signor Presidente Dellai, quale capo dell’Amministrazione che prima sovvenzionava ed ora convenziona il Soccorso Alpino.

1. La SAT non ha mai ritardato di un giorno i finanziamenti che la Provincia erogava per il pubblico servizio svolto dal Soccorso alpino come apparso su interviste in cui il sodalizio SAT veniva dipinto come un tiranno! Anzi essa si è sempre fatta parte diligente nel sollecitare e semmai anticipare. Ricordo solo che per finanziare le Stazioni, quando erano in ritardo le erogazioni pubbliche, i consiglieri direttivi di allora non esitarono ad accendere fidi bancari di cui avrebbero risposto anche personalmente!

2. Parecchi anni fa, con buon senso e rispetto per il contribuente, fu stilato un accordo per rendere disponibili i fuori-strada dei Vigili del fuoco nelle operazioni di soccorso alpino, ufficializzando lo spirito di collaborazione già esistente. Di esso si trova traccia certamente nelle Stazioni di soccorso e presso la federazione dei VVFF volontari; non mi pare sia mai stato ritirato, tanto più ora che tutti gravitano sotto l’ala del Grande Fratello protettore dei civili. Forse che sfrecciare su veicoli personalizzati fa guadagnare in efficienza? E non mi si dica che qualche stazione opera 700 interventi l’anno; dovremo pensare che le montagne trentine sono una fucina di incidenti se non un mattatoio?

3. Nel ‘97-98 il direttivo del Soccorso Alpino della SAT decise all’unanimità (forse un astenuto) di realizzare un proprio sistema radio interfacciabile con 118 Trentino Emergenza (efficienti operazioni di soccorso si fanno con le radio, ahimè come le guerre!). Fu redatto un apposito progetto con siti in quota comuni con l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, sempre nell’ottica del risparmio; si acquisirono le frequenze radio necessarie, si ottenne l’impegno della Provincia concretizzatosi nel ‘98 in circa 400 milioni di lire per le apparecchiature installate sui ponti in quota. Dopo le mie dimissioni tutto fu abbandonato, lasciando le apparecchiature già installate a marcire. E se grave è lo spreco (una spiegazione qualcuno la dovrà dare a Pantalone), ancor più grave ritengo sia non avere ancora un sistema di comunicazione radio su tutto il territorio (il Bergrettungsalpenverein di Bolzano lo possiede da anni). Certo i telefonini favoriscono riservatezza, protagonismi, lobby...

4. In occasione del cinquantenario venne pubblicato un libro, suppongo finanziato dalla PAT, che potremo definire eufemisticamente ironico: gli alcuni migliaia di volontari, generosi e valenti alpinisti, avvicendatisi nel Soccorso Alpino della SAT nei suoi primi quarantott’anni erano né più né meno dipinti come dei dilettanti allo sbaraglio; solo ora con novelli superman autocertificatisi più bravi, organigrammi e medaglioni, il Soccorso Alpino sarebbe efficiente, professionale e chi più ne ha più ne metta. Come se la lobby oggi imperante non avesse imparato dai "dilettanti allo sbaraglio", ma fossero alieni provenienti da una civiltà più avanzata sbarcati da una nave stellare: che fortuna!

5. Grazie al cielo sono ancora ampia maggioranza i volontari motivati che operano con grande professionalità, pronti giorno e notte pur svolgendo le loro normali attività, paghi di recare soccorso a chi ne abbisogna; questi meritano la gratitudine della collettività!

Il nocciolo della questione, l’origine delle controversie, non è certo il pik-up in più, ma di un volontariato paradossalmente soffocato dal denaro, dalla difficile se non impossibile convivenza fra l’odore dei soldi e gli elementi fondanti delle associazioni volontaristiche che sono anzitutto generosità ed altruismo. E qui stanno le gravi responsabilità del politico-amministratore trentino: finanziare con troppa disinvoltura scatenando appetiti, creando di conseguenza conflittualità interne sempre più aspre.

Per favore, Presidente, faccia un passo indietro, rilegga e faccia rileggere ai suoi collaboratori le definizioni di volontario (e di mercenario) contenute nel Devoto-Oli o nello Zanichelli.

Per cortesia, Presidente, non uccida il volontariato trentino, lo difenda ma non lo coccoli, sovvenzionandolo con molta sparagnina oculatezza; ed a quei (credo pochi, per fortuna) che sostengono "io sono indispensabile e voglio essere compensato", dia tranquillamente una metaforica pedata.

Paolo Scoz (già presidente del Soccorso Alpino della SAT)