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La Lega è fusa

I padani trentini non vanno più d’accordo su niente. Neanche sull’apartheid.

Chi sia interessato al buon funzionamento della cosa pubblica ma estraneo al mondo della politica politicante, fa molta fatica a seguire le quotidiane convulsioni interne ai vari partiti e dentro le coalizioni, e questo a livello locale più ancora che sul piano nazionale. A tale regola fa eccezione la Lega, le cui vicende intestine hanno a che fare col costume e con la psicologia ma ben poco con la politica, il che rende appetibile ad una più vasta platea il perenne, gustoso dibattito (diciamo così) che dilania, in Trentino, il partito di Bossi.

L’ultima contesa, com’è noto, vede da oltre un anno su opposti fronti il segretario Bertolini da una parte, e dall’altra i due consiglieri provinciali Boso e Divina, nonché l’ex onorevole Fontan. Di quale natura siano le divergenze non si è mai capito. Comunque sia, la diatriba aveva portato alla sospensione (appena conclusa) dal partito di Enzo Boso, il che pareva aver placato alquanto le acque. Ma era un’illusione: in questi mesi - rivela il segretario - "ci sono stati tanti incontri segreti, molte riunioni delle sezioni a mia insaputa e fuori dal regolamento…. c’è chi parla di pace e in realtà ha sempre lavorato nella direzione opposta". E il giornalista dell’Adige rincara: "Le due correnti praticamente non si parlano da tempo, tanto che nelle scorse settimane ha fatto capolino l’ipotesi di una scissione guidata dai due consiglieri, dall’ex parlamentare Fontan e dall’ex segretario Savoi". Voci - commenta Divina - "messe in giro ad arte per creare confusione".

Ma nonostante il loro caratteraccio, i leghisti hanno però capito che andando avanti così rischiavano l’estinzione e hanno quindi pensato di rivolgersi ai vertici del partito per chiedere un aiuto, una mediazione.

Il più ottimista sembra Divina: "Troveremo una soluzione - dice - Ci sono i presupposti per un accordo". Ma subito il segretario Bertolini commenta sprezzante a chi gli fa notare il tono pacato di quelle parole: "Dichiarazioni concilianti? Quelle son capaci tutti di farle. Io guardo ai fatti, che sono diversi... Per fortuna lo Statuto della Lega non prevede che Divina sia capolista a vita".

E la vertenza riprende, perfino su chi abbia il merito di aver provocato l’interessamento di Roma e quindi l’arrivo di Roberto Calderoli, che affiancherà Bertolini nella guida del partito e nella formazione delle liste elettorali.

"Chiederò un incontro con Bossi"- aveva detto Divina, ma il cronista del Trentino, basandosi sulle dichiarazioni del segretario, scrive che "Bertolini, con un atto responsabile, ha chiesto al federale di intervenire, di dare una mano", mentre Boso - leggiamo sull’Adige - "ritiene che sia stata decisiva la lunga telefonata che ha avuto con Umberto Bossi".

Il piccolo cabotaggio quotidiano è dunque rissoso come sempre. Ma sui grandi temi ideali come stiamo? In un primo tempo è sembrato che il partito fosse rimasto monolitico.

Boso, a proposito dell’aggressione dei naziskin ad Adel Smith: "Si è preso quattro sberle da un gruppo di diciottenni che si era stancato di sentirlo insultare i simboli della nostra religione, di parlare male delle nostre radici. Se lo avessero picchiato sul serio non avrebbe proseguito con la diretta Tv, se ne andava dritto in ospedale… Secondo me la sua è la vera faccia dell’islamismo".

Lo stesso Boso, a proposito delle scritte razziste alla sede della Margherita: "Le colpe indirette sono del presidente della Provincia e della sua giunta. In questi anni la giunta si è data da fare più per gli immigrati che non per la nostra gente".

Bertolini, sullo stesso argomento, è dello stesso avviso: "Tutto questo è la conseguenza del buonismo di chi non chiude la porta agli immigrati e sottovaluta l’obiettivo dei musulmani, che rifiutano ogni forma di integrazione e mettono al primo posto le loro esigenze culturali e religiose".

Ma improvvisamente, le strade si dividono. In coerenza con le affermazioni sopra citate, Boso e Divina presentano un’interrogazione in Consiglio che chiede se "si ritiene utile prevedere carrozze esclusive per gli italiani e carrozze esclusive per gli extracomunitari", visto che sul treno 2252 (Verona-Trento) "i vucumprà si tolgono ogni mattina le scarpe. E ci assicurano che la puzza di piedi sia insopportabile".

Una "vomitatina di apartheid valligiano" - la definisce acutamente Michele Serra su Repubblica dalla quale il segretario Bertolini prende sorprendentemente le distanze, sostenendo che quella proposta è "una posizione personale e non è una proposta della Lega".

Ma scherziamo? E Borghezio che disinfettava le carrozze inquinate dai negri? E l’orina di maiale sparsa sul terreno dove doveva sorgere una moschea? E la dura opposizione al cimitero islamico? E l’dea di Boso - ancora lui, il più coerente - di costringere ai lavori forzati i clandestini?

Eh no, caro Bertolini, sei tu che stai tralignando!