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Scuole musicali flessibili e coerenti

Un divertissement rinascimentale dei Minipolifonici.

Sabato sera a Villa Mersi di Villazzano e domenica mattina nel cortile di castel Beseno si è potuto assistere ad un concerto di musiche rinascimentali offerto dagli insegnanti dei Minipolifonici, una scuola musicale senz’altro tra le più vive e intraprendenti nel territorio.

Il programma prevedeva un repertorio sia vocale che strumentale (quindi madrigali e tempi di danza) che ben si integrava nella cornice ambientale in cui veniva proposto: sentire echeggiare ritmi e armonie, che rievocavano l’iconografia cinematografica di dame e cavalieri, tra le torri merlate del castello, creava uno spettacolo suggestivo ben riverberato da una presenza emotiva del pubblico. Ma al di là del pittoresco c’è qualcosa che mi spinge a parlare in modo più approfondito del simpatico evento.

Nella nostra corsa verso la specializzazione ci siamo allontanati dai crismi umanistici che intendevano l’homo come uomo di cultura a tutto campo, teorico e pratico conoscitore di varie discipline. Nel Cinquecento (beata prospettiva) si poteva essere musici, architetti, scultori e scienziati senza per questo avere il dono della metempsicosi. Leonardo nella sua unica vita ha fatto la Gioconda ma pure un progetto di ali meccaniche (fabbricandosele e rischiando pure la pelle nel collaudarle). Ebbene, il concerto in questione non era soltanto "dedicato alla musica rinascimentale", ma piuttosto "in stile rinascimentale": nel senso che gli insegnanti, tutti in costume, facevano sia i suonatori che i cantanti e, non abbastanza appagati, si alternavano in piccoli spunti teatrali e momenti di danza, figurando coreografie d’epoca. Flessibilità professionale e coerenza storica.

Flessibilità e coerenza che investono anche l’ambito educativo. Abbiamo più volte parlato della rinuncia da parte dello Stato italiano di considerare seriamente l’istruzione musicale: pressoché inesistente in elementari e superiori, Cenerentola alle medie, pezzo da museo nei polverosi conservatori. In mezzo a questo letame ideologico, politico e culturale, le scuole musicali sono fiorite svolgendo un benemerito ruolo di supplenza, rispondendo alla pressante richiesta di servizi da parte della popolazione. Le scuole musicali pertanto rappresentano un apporto essenziale in Italia, un apporto dell’iniziativa privata (a volte confortata da aiuti di illuminati enti locali) che tappa le falle della bagnarola statale. Purtroppo il rischio è che le scuole, per inseguire i gusti dei loro clienti, si allontanino dai presupposti culturali della materia musicale.

Qualche anno fa erano molti i diplomati del conservatorio che andavano in crisi se gli amici all’osteria gli chiedevano di suonare Sapore di sale. Ma come era assurda e inetta la chiusura di certa accademia verso il presente, così non è desiderabile che oggi le scuole si convertano al pianobar più integralista (e purtroppo una certa tendenza esiste). Per fortuna le scuole musicali serie (e in Trentino ce ne sono) si sforzano, senza indossare la parrucca, di mantenere quella coerenza storica, quel rispetto verso il processo di evoluzione del linguaggio necessari a concepire l’arte.

Il divertissement rinascimentale dei Minipolifonici ci offre una dimostrazione dell’impegno dinamico di una scuola seria nel mantenere viva la propria identità culturale.