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La strada e i vagabondi

Le foto del premio “Memorial Giacomelli”. Da Narcomafie, mensile del Gruppo Abele di Torino.

Giulio Obici

Le immagini di queste pagine sono tratte dal catalogo del "Memorial Mario Giacomelli", premio in ricordo del fotografo Mario Giacomelli (1952-2000). Arrivato alla seconda edizione, il premio è stato vinto quest’anno da Vincent Delbrouck per il suo lavoro "Dementia" su un gruppo di donne anziane colpite da Alzheimer. La giuria era composta da Grazia Neri (presidente), Gianni Berengo Gardin, Roberto Mutti, Cosimo Petretti, Paola Riccardi.

Le opere dei vincitori delle edizioni 2001 e 2002 e una selezione dei lavori dell’edizione 2002 sono state esposte a Brescia dal 18 febbraio al 9 marzo a cura di ilBIANCOeNERO, associazione per la fotografia, con il patrocinio del Comune di Brescia. L’esposizione è quindi proseguita a Milano dal 18 al 30 marzo presso la galleria Grazia Neri.

Quando Vincent Delbrouck punta il suo obiettivo su un gruppo di donne anziane colpite dal morbo di Alzheimer o Wolfgang Müller percorre le strade di Odessa raccogliendo nel suo taccuino fotografico le immagini dei ragazzini in preda all’alcol; quando Klavdij Sluban medita sui Paesi balcanici in via di transizione o Gaël Turine fotografa i volti di giovani africani non vedenti; quando Vincent Berg inoltra il suo sguardo nella profonda Siberia o Alessandro Rizzi rivede a modo suo la Romania e Homer Sykes la nuova Shanghai; e quando Vincenzo Cottinelli scopre sui nostri monti la leggenda agreste di una donna moderna che fa la pastora: quando insomma questi fotografi illustrano la loro fetta di mondo, noi che ne osserviamo le opere avvertiamo netta la sensazione che la fotografia sta tornando sui suoi passi per ritrovare un’identità smarrita e un ruolo certo nel panorama delle arti figurative.

Gli autori di questa mostra hanno per così dire steso tra l’uno e l’altro un filo conduttore comune, che poi è l’approccio diretto alla realtà, il disinteresse per il formalismo fine a se stesso, l’uso dell’obiettivo con scopi di assoluta oggettività, infine - ma non da ultimo - l’utilizzo della Strada come centro logistico e culturale delle loro ricerche.

Quella Strada, si badi, che nel neorealismo cinematografico e letterario fu il veicolo della figura del Vagabondo, emblema a sua volta della ribellione al conformismo e, più tardi, tramite indiscusso tra cinema e fotografia. Dunque: Strada, allora e oggi, come luogo e mezzo della scoperta, e Vagabondo come figura simbolo incarnata, prima in America e poi da noi, dallo scrittore o dal regista o dal fotografo e, nel contempo, dai personaggi che essi andavano scoprendo o creando o mettendo a fuoco.

I fotografi di questa mostra sono vagabondi che cercano altri vagabondi e, insieme, rompono la trama di un nuovo conformismo dell’estetica, della morale, della politica.