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Referendum: che tristezza

Moreno Marighetti

Dopo i risultati del referendum, un velo di tristezza inevitabilmente mi assale: con la memoria ripercorro le tappe che ci hanno condotto fin qui, ed ora assisto sconsolato a questa sconfitta che brucia soprattutto per quanto riguarda l’indifferenza della nostra comunità di Roncafort e Gardolo. Per certi versi mi sento e ci sentiamo traditi: quanti dovevano moralmente concludere con il loro voto il nostro impegno hanno ascoltato ancora una volta le parole del principe e dei tanti vassalli, snobbando il referendum. Ma questa non è solo la sconfitta di quanti sognavano una città capace di riflettere sulla risoluzione di un problema rifiuti che non è solo tecnico ma anche morale e culturale: il referendum snobbato è anche la sconfitta della democrazia e di uno strumento che in mano ai cittadini riporta il diritto di pronunciarsi in merito a problematiche che non possono essere delegate solo ai politici. Ma evidentemente la cultura della delega e del brontolio silenzioso per poi inchinarsi davanti ai potenti è uno nostra prerogativa; certo non di tutti ma di molti trentini. Sarei infatti curioso di capire e conoscere quanti realmente in questi mesi di acceso dibattito sul megainceneritore si sono spesi solo un po’ per approfondire, per cercare di capire qual era la soluzione migliore; sono certo che pochi lo hanno fatto e solo quei pochi, di fronte ad un problema che coinvolge più aspetti del nostro vivere quotidiano, hanno letto qualcosa in merito, oppure sono intervenuti partecipando agli incontri promossi dalle varie associazioni.

I molti che non hanno votato sono rimasti comodi comodi al calduccio nelle loro calde casette, delegando ancora una volta ai vari Dellai, Berasi o Pacher la risoluzione di un problema complesso qual è quello dei rifiuti. Ora mi auguro di cuore che loro, i vincitori del referendum, quelli che hanno invitato la gente a non votare, abbiano ragione per quanto riguarda la sicurezza del futuro inceneritore. Loro insieme a tanti altri sono i depositari di una responsabilità che non è e non sarà da sottovalutare: la salute dei cittadini di Trento e la qualità della vita e dell’ambiente della nostra città, e soprattutto di questa periferia sempre più desolata.

Solo una certezza può consolare noi, da tempo impegnati e non solo contro l’inceneritore: abbiamo dato e fatto il possibile per coinvolgere la comunità; con pochi mezzi economici e il tempo rubato dopo il lavoro alle famiglie, abbiamo voluto essere presenti nonostante il potere politico abbia cercato di oscurare l’ultima carta del mazzo che potevamo giocare in una partita iniziata a nostro sfavore. Moralmente da questa partita usciamo a testa alta, in pace con noi stessi, ma di certo delusi dai nostri concittadini ed anche da certe forze politiche che ancora si autodefiniscono ambientaliste o progressiste.

Per quanto riguarda l’uso del referendum come momento di alta democrazia e partecipazione popolare è da ripensare il modo con cui esso viene usato e strumentalmente annullato nei suoi contenuti da quanti detengono la responsabilità politica e lo svuotano dell’importanza che merita in modo più o meno subdolo, invitando gli elettori a non votare.

Concludendo mi chiedo se abbia realmente vinto la volontà del popolo, oppure la volontà di alcuni; se gli sconfitti siano in definitiva quanti sono rimasti a casa delegando ai politici di riferimento ancora una volta la capacità di decidere quale futuro lasciare in eredità ai figli, rinunciando al sogno che anche partendo da qui, dalla nostra piccola città, un mondo diverso è possibile. Dopo tanti dibattiti forse un po’ tutti dovremmo seriamente riflettere su quanto sia addomesticata e povera, culturalmente parlando, anche la nostra comunità.

Moreno Marighetti Associazione Culturale “Il Gruppo”