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Quelli del crocefisso

Mezzolombardo: un piccolo militante leghista, un preside ingenuo e degli studenti ragionevoli.

Denis frequenta la IV B all’Istituto "Martini" di Mezzolombardo, è rappresentante d’Istituto e soprattutto è un militante della Gioventù Trentino-Tirolese (i rampolli della Lega). Un paio di settimane fa, con parecchi mesi di ritardo rispetto ad un dibattito peraltro non entusiasmante, rivolse al preside Mario Casna una doppia richiesta: di poter sistemare un crocefisso nell’aula della sua classe, e di indire, per il 27 gennaio, un’assemblea che, partendo dalle imprese del provocatore islamico Adel Smith (il Trentino lo chiama ripetutamente Abel, ma è sempre lui…), discutesse sul tema "Tradizioni e valori esistono ancora? Sono minacciati?", alla presenza di un frate, dell’esponente verde Paolo Cova e del consigliere provinciale leghista Bertolini; il tutto con l’auspicio che anche nelle altre classi dell’istituto si potesse poi installare il crocifisso.

Il preside, malgrado l’evidente intento propagandistico delle due richieste, secondo i giornali appare "assolutamente entusiasta" dell’iniziativa: "E’ un sintomo di maturità che viene dai ragazzi e c’è da esserne fieri" Quanto al crocefisso, ben venga: lui l’ha già nel suo ufficio ("E’ questo il vero simbolo della pace, non la bandiera arcobaleno"). I numerosi studenti musulmani, non si sentano per questo offesi o discriminati: "Invito gli studenti che professano altre religioni a portare a scuola i loro simboli…" (un bazar di sacra bigiotteria, insomma). E in ispirito ecumenico propone di organizzare nella scuola una festicciola in occasione della fine del prossimo Ramadan.

L’idea però non entusiasma gli islamici: l’imam Breigeche ringrazia del pensiero, ma invita gli studenti musulmani "a non portare simboli religiosi, anche perché non ne abbiamo", mentre Haima, una studentessa, dopo aver detto che il crocefisso non le darebbe nessun fastidio, lamenta però che al dibattito non sia stato invitato nessun esponente musulmano, e soprattutto, mostrandosi più accorta del preside, avanza il timore "che diventi una faccenda politica più che un fatto di religione".

Quanto al giovane padano Denis, non gli basta l’adesione del preside alle sue richieste; quel rilancio sulla festa del Ramadan lo fa imbufalire: "Pensavamo che il preside si sarebbe limitato ad accogliere la richiesta di appendere il crocifisso. Ci siamo sentiti traditi". Dovevano essere semmai i musulmani a proporre la festa, anche se "la sostanza comunque non sarebbe cambiata: no alla festa è stato, e no sarebbe rimasto", perché "siamo cristiani e non ci sentiamo di partecipare alla festa di un’altra religione".

A questo punto, il prof. Casna comincia finalmente a capire la situazione, definisce la IV B una classe "un po’ esagitata", gli passa l’entusiasmo e comincia ad avere qualche dubbio sull’opportunità di invitare dei rappresentanti politici. L’assemblea, comunque, si farà, ma siccome "non si può utilizzare la religione per dividere", dovrà essere "un’occasione per parlare di integrazione, di collaborazione, di solidarietà". Insiste anche sulla proposta interetnica, e dunque, a suo tempo, "la festa si farà".

A ristabilire definitivamente il buonsenso ci pensano, alla fine, gli stessi studenti del "Martini", che in una lettera firmata da 280 ragazzi prima contestano le modalità con cui l’iniziativa è stata proposta (i rappresentanti di classe non ne sapevano niente, l’hanno appresa dai giornali), e poi rifiutano decisamente che la trattazione di quegli argomenti venga affidata a degli esponenti politici, soprattutto quando uno di essi, Bertolini, è compagno di partito dello studente che ha promosso il tutto. Insomma, "un’assemblea troppo schierata". La conclusione la lasciamo ad Elisa, una studentessa che meriterebbe la maturità ad honorem: "La scuola è un luogo dove ci sono molte culture e proprio per questo dovrebbe rimanere un luogo neutrale".

Quanto alla morale politica della storia, è chiara: già sapevamo quanto siano disastrosi i leghisti adulti, ma a quanto pare le nuove leve non promettono meglio.