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La cattedrale scolpita

Una fortuita scoperta getta nuova luce sul romanico bolognese. Una mostra al Museo Medievale.

Il patrimonio dell’arte antica è per lo più un patrimonio a perdere. Inquinamento, incendi, furti, incuria privata e soprattutto pubblica fanno sì che le testimonianze artistiche di epoche antiche lentamente si diradino, o per lo meno si degradino, specie laddove la conoscenza e quindi l’interesse pubblico scarseggia. Accade però talvolta, ed è il bello della storia dell’arte, che dal nulla vengano alla luce clamorose scoperte, pronte ad aggiungere importantissime pagine alla lettura di un artista o di un’epoca: opere sconosciute o credute disperse che compaiono sul mercato antiquario, nuove letture di opere mal attribuite sepolte nei depositi dei musei, cicli d’affreschi che tornano alla luce dalle scialbature delle chiese, esami di laboratorio che rivelano sotto approssimate pitture opere sottostanti di secoli addietro.

Officina di Piero di Alberico: frammento di stipite di portale (seconda metà del XII secolo).

Una di queste scoperte dettate dalla sorte è alla base della mostra in corso al Museo Medievale di Bologna fino al 12 aprile, dedicata al romanico nella cattedrale di San Pietro. Questa, posta nella centrale via dell’Indipendenza, presentava finora ridotte testimonianze del suo primo periodo. Nel 1999, durante il restauro del campanile che ospita al suo interno un’antica torre cilindrica di tipo ravennate, ribaltando le lastre della pavimentazione della cella campanaria sono emersi inaspettatamente 14 straordinari bassorilievi in selenite e pietra d’Istria dell’antica cattedrale romanica. Questi, ribaltati, erano stati utilizzati come materiale di reimpiego appunto per la pavimentazione, in un’epoca imprecisata ma probabilmente tra XVII e XVIII secolo, prelevandoli da una sorta di magazzino di materiali lapidei di cui la cattedrale sicuramente era dotata in secoli in cui tutto il possibile veniva riutilizzato.

Le lastre rinvenute appartengono a due distinti periodi. Il più antico è precedente al rovinoso incendio che nel 1141 distrusse la cattedrale e presenta un’iconografia legata al tema della morte e resurrezione: la figura del cervo che bruca, Daniele tra i leoni e la mano divina tra i simboli degli evangelisti, oltre a una lastra, come le precedenti in selenite, che presenta una decorazione a tralci vegetali. L’altro gruppo, in pietra d’Istria e qualitativamente più raffinato, è composto da frammenti di stipiti di portali probabilmente della stessa cattedrale databili alla seconda metà del XII secolo. L’iconografia è qui più complessa e va dal telamone reggi-tralcio agli animali fantastici, alle storie della vita di Gesù, con uno stile e dei motivi che risentono dell’influenza del cantiere del Duomo di Modena ove operò Wiligelmo.

Attorno a questi lavori scultorei, tornati alla luce dopo
secoli, è stato studiato un percorso che li inserisce a pieno titolo tra le non numerose testimonianze del romanico bolognese, in particolar modo legato alla cattedrale. Oltre ad altri frammenti lapidei (tra tutti la Croce di Porta Ravegnana conservata in san Petronio), provenienti sia da San Pietro che da altri luoghi della città, come il convento di Santo Stefano, la mostra si apre ad altri settori come la scultura lignea e la miniatura. Tra i codici miniati, lo splendido graduale-tropario, databile 1029-1039 e proveniente dalla Biblioteca Angelica di Roma, un passionario della prima metà del XI secolo ed altri codici, anch’essi di produzione bolognese, che si spingono fino all’ultimo decennio del XII secolo testimoniando la produzione dello Scriptorium della cattedrale.

La scultura lignea romanica è mirabilmente sintetizzata dai due dolenti - Madonna e S. Giovanni Evangelista - provenienti anch’essi dalla cattedrale, dov’è custodito anche il Cristo che completa il gruppo, databile attorno al 1170 e di probabile esecuzione nordica.

Una visita alla poco distante cattedrale è il naturale completamento alla mostra; pur nell’attuale aspetto settecentesco, l’interno presenta significative testimonianze del periodo romanico: il già citato Crocefisso, ma anche due leoni scolpiti in marmo rosso veronese, in epoca romanica stilofori, e collocati nel portale dei Leoni, successivamente anch’essi riutilizzati e trasformati in porta-acquasantiere.

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