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Povero Bondone! Povera Paganella!

L’assalto al Monte Bondone continua serrato, sistematico e implacabile. L’ultima prodezza è l’asfaltatura della strada che sale a Malga Brigolina.

Ma a chi serve veramente l’asfalto? A rigor di logica, a nessuno: forse solo alla pseudo malga in loco, dopo la criminale "ristrutturazione" di qualche anno fa, che ha trasformato la storica struttura in un demenziale residence agrituristico, con tanto di citofoni sulle porte.

Ma s’è mai vista una malga coi citofoni? Questa sarebbe la "riqualificazione" del Bondone: la distruzione totale di ogni identità, tradizione e bellezza naturalistica, per farne una "Disneyland della montagna", come ebbero a dire tempo fa certi vandali forzaitalioti con il loro largo seguito.

Dicono che asfaltano per la polvere. Ma ammesso e non concesso, a chi può dar fastidio un po’ di polvere, visto che lungo la strada non esistono abitazioni? O si vuol forse sostenere che i volonterosi turisti che si inoltrano a piedi (sempre meno, purtroppo, grazie anche alle asfaltature scriteriate) preferiscono vedersi sfrecciare le auto a pochi centimetri, visto che l’asfalto sarà un sicuro incentivo agli automobilisti a pigiare sull’acceleratore? Chi andrà più a piedi, col rischio di essere travolto?

Sarà il pretesto a quel punto per realizzare un’altra bella strada, stavolta pedonale, con altre devastazioni a base di esboschi e sbancamenti? Povero Bondone!

Ma forse lorsignori pensano che abbiamo tutti l’anello al naso, e non capiamo qual è il vero obiettivo dell’asfalto in Brigolina, ovvero "l’arroccamento", come dicono loro per non farsi capire, a Malga Mezavia. Voluto fortissimamente dagli impiantisti, beninteso, e con l’aiutino singolare quanto provvidenziale di un incendio anni fa, servito da pretesto perfetto per far sloggiare il campeggio da un’area ideale per il solito bel parcheggione e infrastrutture varie.

Dopo la devastazione del bacino artificiale, recintato tra l’altro come un campo di concentramento, con il quale si è rovinato per sempre un bellissimo angolo del Bondone e, più in alto, il massacro delle "Rocce rosse" col mega bunker a due tunnel e un piazzalone enorme sempre vuoto, ecco che, passo dopo passo, spallata dopo spallata, gli impiantisti e i soliti noti puntano a realizzare il loro sogno, neanche tanto segreto: l’accesso al Bondone da Mezavia.

Conosciamo perfettamente quello che sarà il passo successivo all’aslfaltatura della Brigolina: la "messa in sicurezza" della strada, cioè la formula magica con cui scardinare ogni resistenza, la foglia di fico per nascondere l’assalto definitivo alla montagna, lo sfruttamento totale, fino all’ultimo metro, di quel poco di ambiente rimasto ancora relativamente integro. Resta sempre la solita, fatale domanda: ma il Bondone è "la montagna dei trentini"o degli impiantisti-albergatori?

E veniamo alla Paganella.

Non so quanto valga la pena piangere per gli scempi su un cadavere, quale è, purtroppo, la povera Paganella. Le assicurazioni del sindaco e degli impiantisti fanno ridere: "Tornerà tutto come prima".

Ma come prima cosa? La Paganella faceva schifo prima e farà ancor più schifo dopo. Forse il rigor mortis sarà scosso in inverno per qualche mese, grazie all’elettroshock dell’accanimento terapeutico coi soldi pubblici, ma l’estate?

Chi potrà mai essere quel pazzo che decide di fare un’escursione per arrivare in cima ad un’oscena foresta di tralicci e piloni rugginosi, a inebriarsi di onde elettromagnetiche cancerose?

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