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L’ambasciatore

La storia dell’Austria e del Sudtirolo in un interessante libro di memorie di un protagonista dell'autonomia sudtirolese.

E’ uscito da poco il primo volume dell’autobiografia di Ludwig Steiner, con il titolo "Der Botschafter, ein Leben für Österreich" (L’ambasciatore. Una vita per l’Austria).

Ludwig Steiner

Le vicende della vita di questo uomo di stato si intrecciano anche con quelle dell’autonomia sudtirolese, di cui è stato uno dei costruttori, da parte austriaca, meno appariscenti ma più significativi, ricoprendo vari ruoli determinanti nel corso dell’intera esistenza.

Dal libro non emergono straordinarie sorprese - e non potrebbe essere altrimenti trattandosi di un diplomatico, oltre che di una persona fedele ai suoi ideali sia patriottici che civili, e quindi alieno a svelare segreti - ma la attenta descrizione di una serie di episodi e di ritratti di personaggi incontrati nella lunga vita di diplomatico e uomo di stato fa di questo libro una lettura importante per chi voglia conoscere la storia del dopoguerra. Fra i pochi sudtirolesi da lui nominati, il breve ritratto di Alcide Berloffa, che fa piacere riportare in questi tempi in cui alla lealtà e al senso del dovere verso il bene pubblico non si usa più riconoscere meriti: "Per un politico italiano, specialmente in Alto Adige, questa posizione politica [che riconosceva la necessità di un cambiamento di mentalità, n.d.r.)] era tutt’altro che facile da sostenere, perché l’elettorato italiano doveva essere convinto che diversi diritti ricevuti nel periodo fascista-nazionalista dovevano essere ceduti per rendere possibile una convivenza pacifica e durevole a vantaggio di entrambe le parti. Purtroppo nella politica internazionale ci sono poche persone in posizioni decisive che come Alcide Berloffa prendono su di sé fatiche e inimicizie per raggiungere soluzioni pacifiche e poi si impegnano anche per la loro concreta realizzazione".

Figlio di un panettiere antinazista tirolese, che venne internato a Dachau poco dopo l’annessione della "Ostmark" (come i tedeschi ribattezzarono l’Austria) nel 1938 da parte della Germania, e morì poco dopo il rilascio per i maltrattamenti subiti, il giovanissimo Ludwig Steiner fece parte della resistenza tirolese, che fu attiva negli ultimi mesi di guerra sotto la guida di Karl Gruber. Nel libro si racconta la liberazione di Innsbruck e la capitolazione del Gauleiter Hofer e il periodo successivo, in cui Steiner sviluppò la sua particolare attitudine a stabilire relazioni di fiducia con gli altri, a partire dagli occupanti americani e poi francesi.

In questa esperienza familiare e personale di opposizione al nazismo si radica la sua convinzione nel sostenere la posizione dell’Austria come prima vittima del nazismo, in cui forse viene un po’ sottovalutata la dimensione del fenomeno nazista fra i suoi stessi concittadini, pur descritto in più episodi, ma nello stesso tempo si portano precise ragioni a sostegno di questa opinione, che contribuiscono alla riflessione sulle relazioni internazionali verso i regimi totalitari.

Dai legami con le persone e con il paesaggio sorti nel corso delle vacanze annuali in Val Pusteria con la famiglia, prima della guerra, ha origine una speciale relazione emotiva con la questione sudtirolese. "Il Sudtirolo - scrive - per l’Austria era ed è non una questione come un’altra nella politica estera, ma una parte dell’identità austriaca. Per me il destino del Sudtirolo è qualcosa che mi tocca nel profondo".

E già durante gli ultimi mesi del regime nazista pensa al futuro del Sudtirolo: "Eravamo convinti che un’azione dei sudtirolesi contro il regime nazista avrebbe avuto un significato decisivo per il futuro del Sudtirolo".

Dopo la liberazione, entra a fare parte della ÖVP, il partito popolare austriaco, e diviene segretario del presidente del governo provvisorio del Tirolo, Karl Gruber, e, a metà di ottobre del 1945, segretario del sindaco di Innsbruck. Di questo periodo racconta i difficili viaggi in Alto Adige, per accompagnare giornalisti di tutto il mondo, ma soprattutto dei paese alleati, a sentire persone e a conoscere il territorio la cui riannessione costituiva uno degli obiettivi principali della politica austriaca. Queste spedizioni raggiungevano spesso l’obiettivo di impressionare favorevolmente gli ospiti, benché "non sfuggisse loro che le condizioni materiali in Sudtirolo erano molto migliori che in Austria".

Egli stesso membro di un "Circolo di amici" che organizzò una manifestazione a Innsbruck (22 aprile 1946) e una raccolta di firme per il ritorno all’Austria, ammette che "subito dopo la fine della guerra alcuni amici in Nord e Sudtirolo avevano pensato anche ad ‘attività dinamiche’Venne realizzato un collegamento radio e si cercò di organizzare dimostrazioni e manifestazioni sul territorio sudtirolese, una specie di movimento popolare rivoluzionario. Ma per questo i tempi in Sudtirolo non erano ancora maturi, come si capì ben presto".

Steiner difende l’Accordo Degasperi-Gruber, sottolineandone il valore internazionale, e difende Gruber dalle critiche che allora si levarono dai tanti delusi del mancato ritorno del Sudtirolo alla madrepatria. Ricorda la difficile situazione dell’Austria, senza status internazionale, occupata dagli alleati, e rivendica come un successo dei tirolesi e della politica austriaca il fatto che gli optanti poterono ritornare e che i sudtirolesi non abbiano avuto lo stesso destino di altre minoranze tedesche come ad esempio i Sudeti, espulsi in massa dalla loro terra.

Alcide De Gasperi e Karl Gruber, il giorno della firma dello storico, omonimo accordo.

Segretario a Vienna del ministro degli esteri Gruber, divenne poi addetto all’ambasciata di Parigi, da cui nel 1951 venne mandato a Innsbruck per sciogliere la sede staccata per il Sudtirolo del Ministero degli esteri, dichiarata anticostituzionale, e passare le competenze in questa materia e parte del personale al governo tirolese. "Era uno dei miei compiti in questo periodo, di recarmi in Alto Adige ogni settimana o quindici giorni per curare i contatti con personalità sudtirolesi".

E’ in questo ambito che viene risolto il problema della cittadinanza italiana di Karl Tinzl, prefetto di Bolzano durante l’occupazione nazista, concessa dal governo italiano in seguito alla minaccia di insediare Tinzl come direttore del dipartimento per il Sudtirolo nel ministero degli esteri a Vienna.

Ed è di questo periodo anche la descrizione di rapporti con Trento: "Un altro dei miei compiti consisteva nel tenere i contatti con il movimento autonomista trentino e di far pervenire finanziamenti al giornale Voce della Montagna".

Le difficoltà che dopo un po’ nacquero ai controlli ai confini vennero superate praticamente: "Due biglietti da cento lire e la mia carta da visita con i dati del passaporto infilati nel passaporto risolvevano meglio le cose che ogni intervento presso il console generale a Innsbruck".

Il cancelliere austriaco Julius Raab.

E’ un racconto di prima mano quello delle trattative e dei contatti per il trattato di stato, riuscito nel 1955 (oggi si festeggiano i cinquant’anni), al fianco del cancelliere Julius Raab, preceduto da un viaggio a Mosca, nella primavera dello stesso anno, dei vertici del governo austriaco, con la descrizione dei personaggi storici del regime sovietico, Molotov, Bulganin, Kruscev, Mikojan, Malenkov. A Mosca fu definita la situazione di neutralità dell’Austria, che i sovietici consideravano condizione indispensabile alla concessione della libertà.

Sorprendentemente duro è il giudizio di Steiner su Bruno Kreisky, di cui fu sottosegretario, quando il socialdemocratico era ministro degli esteri (in Austria il sistema delle grandi coalizioni prevedeva che ove il ministro fosse di un colore, il sottosegretario fosse del secondo partito della coalizione, per accrescere la condivisione delle scelte, anche se di fatto alcune volte portava alla paralisi o alla contraddizione palese). Steiner critica il sostegno di Kreisky al terrorismo sudtirolese, e riporta le ragioni della sua contrarietà al secondo ricorso all’ONU voluto da Kreisky nel 1961, un anno dopo il primo, che Steiner giudicava molto rischioso, proprio perché nel frattempo in Alto Adige si era aperta la fase delle bombe e questo gettava una cattiva luce sull’Austria. Il risultato fu un "pari e patta", ed entrambe le delegazioni si dichiararono soddisfatte. Ma - scrive Steiner - "nel corso del tempo noi austriaci abbiamo ottenuto comunque molto di più e abbiamo ripetuto il concetto ‘Austria, potenza tutrice del Sudtirolo’ così a lungo finché è diventato comune anche nel linguaggio ufficiale italiano. Questa tenacia dell’Austria è un grande risultato della diplomazia austriaca, anche se si deve dire che tutte le forze politiche in Austria anche si con impegno differente l’hanno sostenuta".

Bruno Kreisky, ministro degli esteri e poi a lungo cancelliere.

L’incomprensione fra il grande cancelliere socialdemocratico Bruno Kreisky e Ludwig Steiner dipendeva certo di impostazioni e origini diverse e anche dal fatto che durante il loro primo incontro il ministro gli aveva chiaramente detto che "non avrebbe permesso che la politica verso il Sudtirolo venisse monopolizzata da un segretario di stato tirolese".

Steiner lo accusa di aver cercato "attraverso i suoi compagni tirolesi di stabilire relazioni anche con i gruppi più radicali nel Nord e Sudtirolo" e afferma che su questi contatti ci sono documenti inoppugnabili.

Molto severo è il giudizio per la politica di apertura di Kreisky (che era ebreo) verso l’OLP di Arafat, in quel periodo organizzazione terroristica internazionale. Steiner sostiene che forse la questione israelo-palestinese si sarebbe risolta più facilmente se Arafat e l’OLP non fossero stati sostenuti, ma poi non dice in quale altro modo si sarebbe potuta realizzare la condizione di una pace giusta, e cioè che in un modo o nell’altro quello palestinese venisse riconosciuto a livello internazionale come un popolo o come una popolazione dotata di diritti.

Steiner partecipò a tutte le trattative volte a risolvere la questione sudtirolese e ripetutamente dichiara le sue ragioni contro la violenza: "Ho sempre visto l’uso della violenza in Sudtirolo, dopo la conclusione dell’accordo di Parigi come pericolosa e controproduttiva per i nostri obiettivi. (...) L’esperienza ha insegnato che ‘un po’ di violenza’ non esiste, perché violenza e reazione si rafforzano l’una con l’altra fino alla catastrofe finale. In Sudtirolo esisteva il pericolo concreto che i servizi segreti stranieri si immischiassero e potessero manipolare gli idealisti".

Ambasciatore ad Atene, Steiner incontra anni dopo il generale cipriota dell’EOKA Georjios Grivas, che avendo sentito che era tirolese, gli mostrò una lettera mandata da persone del Tirolo e del Sudtirolo, in cui gli chiedevano di guidare i terroristi per la liberazione dall’Italia. Steiner confessa di non aver informato Vienna della lettera e neppure oggi ne fa i nomi, perché "avrebbe fatto gravi danni alla politica sudtirolese dell’Austria". E fa notare che oggi il problema di Cipro è ben lontano da essere risolto, dopo molto sangue e violenze, e quindi la soluzione "cipriota" che allora si sentiva da parte di alcuni invocare, non è certo un esempio.

"La mia preoccupazione era sempre: se si lasciano libere di agire le organizzazioni terroristiche, sulle quali non si ha la benché minima influenza, non c’è più bisogno di fare una propria politica, perché gli autori della violenza decidono da sé i tempi e il contenuto della politica. Non esiste più neppure lo spazio per le iniziative politiche per una soluzione pacifica del conflitto".

E così gli incontri che ebbero luogo fra delegazioni italiana e austriaca che cercavano di attuare la risoluzione dell’ONU, a Zurigo, Venezia, Klagenfurt, furono gravemente danneggiate dalla tensione causata dagli attentati terroristici. Ma Steiner è fra coloro che non si sono mai fatti scoraggiare dal fatto che molti altri fossero di altra opinione, e che lo criticassero per la sua convinzione della superiorità del dialogo. L’episodio del "piccolo Brennero", l’apertura nel muro che divideva le due ambasciate austriaca e italiana a Sofia, per incontrarsi con l’ambasciatore Gaja, poi importante artefice della soluzione sudtirolese, è testimone e conferma di una volontà di confronto e relazione che più di tanto altro connota la persona.

Questo e molto altro nel libro di Ludwig Steiner, che ne esce come un personaggio tenace ma non testardo, capace di relazioni rispettose e costruttive, accurato nei dettagli e con lo sguardo a obiettivi lontani, sempre segnato dagli ideali di libertà e dignità personale e istituzionale imparata nei difficili anni della Innsbruck del nazismo, e con una forte simpatia umana e comprensione per gli altri, ma anche una severità e lucidità di giudizio che nella politica seria è importante.