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“Riviste d’arte d’avanguardia”

Giorgio Maffei e Patrizio Peterlini, Riviste d’arte d’avanguardia. Gli anni Sessanta/Settanta. Ed. Silvestre Bonnard, 2005, 36.

Finalmente. Mancava proprio, nel ricco panorama dell’editoria d’arte, una pubblicazione dedicata alle riviste delle neoavanguardie italiane. Gli autori, anzitutto. Patrizio Peterlini è un giovane alle prime armi ma indubbiamente preparato, e quindi forse l’ideale per un terreno tutto sommato ancora da sondare e rivalutare. Lo accompagna nell’impresa quel nume tutelare che è Giorgio Maffei, tra i più attenti conoscitori dell’argomento nella doppia veste di mercante (è titolare di uno dei più importanti studi bibliografici della Penisola dedicati alle neoavanguardie) e soprattutto di autore, avendo realizzato numerose pubblicazioni dedicate al libro d’artista.

Il volume, riccamente illustrato, ha l’ambizione di ricostruire la storia di quel particolare genere di pubblicazioni artistiche che furono definite, nel catalogo d’una storica mostra tenutasi proprio a Trento nel 1971, esoeditoria, ad indicare una via altra rispetto a quella ufficiale, fortemente legata al mercato. Riviste quindi come punto d’incontro, di discussione e soprattutto sperimentazione artistica, capaci di coinvolgere un variegato numero d’artisti, a prescindere delle loro specifiche scuole d’appartenenza. Un fenomeno che in tempo di comunicazione digitale è decisamente abbandonato, ed appunto per questo era quanto mai necessario un primo passo per sondarne la storia con occhio non militante.

Più o meno tutte le riviste presentate nel volume, che le cataloga tramite schede, presentano un carattere spiccatamente effimero: effimero nella forma –molte di queste sono realizzate in ciclostile e assemblate a mano-, nelle tirature - poche copie, spesso vendute per corrispondenza o all’interno di circoli -, infine nella durata: nonostante i buoni propositi e le indicazioni per l’abbonamento, parecchi di questi progetti chiusero le pubblicazioni dopo il primo numero. A discapito di tale precarietà, molte di queste riviste rimangono ancora oggi delle pietre miliari per comprendere o comunque documentare correttamente alcuni dei fenomeni artistici e sociali che hanno segnato la storia del XX secolo, dalla poesia visiva alla controcultura, passando per figure come Castellani e Manzoni, che diedero vita, tra 1959 e 1960, ai due numeri di Azimuth, sorta di prologo a tutte le successive pubblicazioni. Le riviste segnano questi ed altri fenomeni sul nascere, talvolta ancor prima del nascere: informano e stimolano un work in progress, aiutando a definire una volontà di rinnovamento.

Tra i poli geografici più attivi troviamo, almeno in un primo momento, Genova. La rivista-bollettino Ana Eccetera, nata sotto l’influsso di Ezra Pound, non fu che il primo passo, al quale ne seguirono altri. A Brescia troviamo a partire dal 1968 Amodulo, in stretta connessione col movimento studentesco ma aperto alle istanze internazionali della Poesia Visiva. Il suo ideatore, Sarenco, sarà al centro di altre innumerevoli sperimentazioni editoriali, tra le quali ricordiamo per lo meno i 34 fascicoli di Lotta Poetica, la più longeva tra le riviste d’avanguardia, politicamente militante, provocatoria ed anch’essa impegnata nelle ricerche verbo-visuali, il settore più sondato da tutte queste riviste. Altro testimonial della Poesia Visiva fu poi la fiorentina Tèchne (1968-1976), diretta da Eugenio Miccini, anch’essa acerrima nemica dell’editoria industriale.

Ci sono poi delle pubblicazioni che sono dei veri e propri contenitori di multipli d’arte. E’ questo il caso di Scade il (5 numeri usciti in 200 esemplari nel corso degli anni Settanta) e di Arte postale!, fondata nel 1979 da Vittore Baroni (vedi l’intervista su QT n. 4 del 21 febbraio 2004) ed ancora attiva, a cui spetta il merito d’aver diffuso migliaia di opere di mail-art realizzate da artisti da ogni parte del mondo.

Accanto alle riviste d’avanguardia militanti ci sono le riviste militanti d’avanguardia, ovvero quelle legate alla controcultura (vedi anche QT n. 12, 13 e 15 del 2003). Una distinzione che in realtà non è mai netta, ed è spesso difficile, se non impossibile, scindere i campi. Tra le riviste underground inserite nel volume citiamo ad esempio quelle della coppia Sottsass jr & Pivano, ovvero Room East 128 Chronicle e Pianeta Fresco, nonché la milanese B.t, ponte tra l’arte contemporanea (nella redazione spicca il nome del Germano Celant) e le istanze libertarie della controcultura.

I limiti di questa pubblicazione stanno tutti nell’aver avviato un’indagine senza averla portata poi a fondo -molti gli assenti, soprattutto nel campo della controcultura, magari citati per via d’immagine nella pagine iniziali -, ma anche nell’aver prediletto la veste grafica all’analisi dei contenuti, preferendo riportare le autopresentazioni comparse sulle riviste che esprimere un articolato giudizio sulle singole iniziative editoriali.

Detto questo, alla pubblicazione spetta il non certo piccolo merito di aver dato finalmente voce al mondo delle riviste delle neoavanguardie, realizzando uno strumento che, seppur incompleto, sarà di non poco aiuto a chi vorrà portare avanti le ricerche in questo affascinante campo.