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A piedi scalzi

Le tenere impronte lasciate dai miei piedi...

Quando il dolore ai piedi si fa insopportabile, simile all’ululato di un lupo alla luna, capisco che mi stanno chiamando e vogliono essere cullati, mentre canto loro una silenziosa, dolce ninnananna. Poi cerco di sciogliere le tensioni massaggiandoli con olio di lavanda, intanto che ascolto la mia storia dipanarsi a ritroso cominciando proprio da loro. Ogni parte del corpo racconta un vissuto; talvolta non sappiamo coglierne i collegamenti.

La mamma, quando è in vena, racconta che "da piccola ero brava e mi sono rovinata nel crescere", ma i suoi ricordi non vanno più in là di alcuni episodi raccontati con parsimonia, perché del risparmio ha fatto la metafora della sua vita. Rammenta una zia che si divertiva a mettermi lo zucchero sugli alluci che poi, come una scimmietta, succhiavo con naturalezza, fra le risate dei grandi. Che sia da allora che trovo detestabili gli adulti che ridicolarizzano il candore di un bambino?

L’infanzia si è poi avvolta nella nebbia, ma certamente ero la figlia che ogni genitore vorrebbe: brava a scuola e ubbidiente, non ho mai fatto capricci pestando i piedi, anche se ricordo che avevo spesso le scarpe sbagliate, più grandi o più piccole, ereditate da una cugina o da mio fratello. Ero comunque più fortunata di mia madre, che raccontava delle sue prime scarpe comperate durante la guerra e che le erano costate tre anni di stipendio. I suoi racconti di miseria, guerra, bombardamenti, mi impressionavano moltissimo e la notte, poi, diventavano incubi.

Dopo è arrivata l’adolescenza e lì le sgridate sono diventate continue. Per colpa dei calzini, per esempio, perché in casa giravo scalza, cosa che ad altri sembrava una specie di ammutinamento. In quei calzini, ma l’ho capito dopo, si trovava invece la mia metafora: andare scalza nella vita!Spine comprese ovviamente!

Ricordo quanto fosse importante avere più o meno le stesse cose della compagna di classe più carina, quella sempre vestita all’ultima moda; avevo desiderato talmente tanto un paio di stivali da pensare di scappare da casa, ma non ho mai convinto la mamma dell’assoluta necessità di un accessorio ritenuto invece superfluo per la sua economia domestica.

Stessa cosa per i pattini da ghiaccio, per i quali sicuramente avrei regalato qualche anno di vita, ma non sono mai riuscita ad averne un paio di miei. Una zia me ne prestava un vecchio paio, già appartenuto alla cugina più grande, a patto di non rovinarli e con l’ordine di non usarli troppo, e difatti poco dopo me li richiese indietro per darli all’altra figlia: ci rimasi così male!

Dall’adolescenza al matrimonio senza passare per la gioventù? Più o meno... Sì qualche tacco alto c’è stato, ma sono diventata subito mamma e fra passeggino, borse della spesa e ombrello qualche scelta (o sacrificio) si doveva fare.

I miei piedi sono tornati prepotentemente in auge durante il matrimonio. Sempre girando scalza (ero recidiva allora!) venivo spesso presa in giro: "Hai i piedi da papera, che brutti piedi, guarda i miei … così devono essere". Dopo qualche lustro ero talmente sicura di avere piedi orribili da mettere sempre le mani (anzi no i piedi) avanti; quando qualcuno mi faceva un complimento mi toglievo dall’imbarazzo rispondendo: "Eh, ma vedessi che piedi, sembro una papera!

Poi un giorno siamo andati insieme a comprare un paio di scarpe per lui e nell’attesa ho visto un paio di sandali che mi piacevano. Ho chiesto alla commessa se potevo provarli e lei molto gentilmente voleva aiutarmi ad infilarli. Alla mia denuncia sull’aspetto orribile dei piedi, mi ha detto sorpresa: "Ma signora, guardi che ha dei bei piedi, me ne intendo, mi creda… suo marito invece li ha proprio fatti male".

Sto ancora ridendo se ci penso… No, il matrimonio non è finito per quello, ci mancherebbe, ma ormai si era creato il precedente! Del resto se ero insicura e avevo il complesso facile, bastava poco per mettermi in crisi, quindi me le cercavo. L’incompatibilità di carattere è un alibi perfetto!

I miei piedi hanno poi avuto qualche soddisfazione. Tempo un altro lustro sono riuscita a sostituire nella mente l’immagine "orribili" con quella "passabili, simpatici, discreti, graziosi" fino ad arrivare al "teneri, belli", come si dice di due cuccioli appena nati. Complice il fatto che li uso poco, col tempo sono diventati più morbidi e più piccini, da bambolina, ed assolutamente indipendenti uno dall’altro. Vivono da separati in casa: uno caldo l’altro freddo, uno bianco l’altro rosso. Per la medicina ufficiale si tratta di dolori neurogeni molto severi e di difficile remissione perché resistenti alle terapie farmacologiche, e quindi si spiegano anche caldo, freddo, sensazione di morsa, bruciore, … una via crucis da non affrontare scalza!

Ma non lamentiamoci troppo, basterebbe pensare ai milioni di donne cinesi che pativano le pene dell’inferno e zoppicavano perché avevano i piedi deformati per una barbara tradizione.

L’unico sollievo è dato dai massaggi, quindi oltre ad avere qualche mercenario che gira per casa, quasi tutti gli amici, volontariamente, si sono alternati. Non serve essere esperti, è sufficiente il tocco e loro (i piedi) si rilassano, per tornare ad irrigidirsi quando si smette. Le donne sono più pazienti e gli uomini più incuriositi. Non tutti sono adatti, ogni tocco varia molto, si riconoscono il timido, il frettoloso, il calmo, il rigido, l’artista (quelli che suonano uno strumento sono i migliori!).

Per la tradizione orientale, i piedi appartengono al chakra rosso, quello delle radici. Il sinistro, quello dai dolori più forti, rappresenta il rapporto con il femminile, mentre il destro, quello sempre freddo, il rapporto con il maschile. La lettura, per chi ci crede, non è semplice ma abbastanza inquietante. Sotto il termine generico maschile e femminile si aprono infiniti sottomenù. Ecco, praticamente avrei problemi su tutti i fronti: con la mia parte femminile, mamma, figlia, con la mia parte maschile, con gli uomini in generale, il padre, la volontà, la fiducia, le emozioni, il denaro, la casa, la sicurezza, il passato, il futuro… che pesantezza, ma rimane escluso qualcosa? Sicuramente nella prossima vita volteggerò sulla punta dei piedi!

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