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QT n. 6, giugno 2010 Servizi

Come i politici ingannano i cittadini

Folgaria: la Provincia dà il via libera a nuove piste da sci

Si è concluso il lungo percorso del Comune di Folgaria verso la conquista delle vette di confine col Veneto per regalarle alla speculazione sciistica. Si occuperanno spazi integri, cancellando le memorie storiche della grande guerra e i segni del lavoro dei contadini dei secoli scorsi, sconvolgendo pascoli che, riqualificati, assieme alle malghe darebbero impulso a un turismo diverso, basato sulla qualità, sulla cura del territorio e la creazione di nuove professioni. Nel corso di una lotta durata otto anni l’ambientalismo trentino, sostenuto dai comitati locali e dalla SAT centrale, ha dimostrato che l’espansione sciistica prevista verso Costa d’Agra, la valle delle Lanze e Lastebasse è un’assurdità. Per i danni al paesaggio, ma specialmente per l’evidente insostenibilità economica e la qualità delle piste, davvero ridicole se pensiamo che i percorsi hanno una pendenza media del 9%: in poche parole, su tratti lunghissimi si scierà a spinta di braccia.

Da alcuni giorni una determina della Provincia ha infatti approvato la realizzazione delle nuove piste anche a Passo Coe, fino a Malga Pioverna, piste che avranno nomi storici: Strafexpedition, i Bersaglieri, Rainer 1 e Rainer 2, La proposta sarà completata in territorio trentino con un grande impianto di cabine che dal centro di Folgaria arriverà alla Salizzona.

Si conclude così anche un lungo processo di mistificazione e disinformazione attuato dal mondo politico trentino. Nel corso di infuocati dibattiti, schermaglie giornalistiche e incontri in Provincia, gli ambientalisti sostenevano che l’allora sindaco Olivi (oggi assessore provinciale del PD), la Provincia e la Regione Veneto volevano ampliare a dismisura l’area sciabile per collegare i paesi dimenticati del Veneto, guardando nel lungo periodo alla Valdastico. Affermazioni sempre smentite, come si smentiva il cronico indebitamento delle società sciistiche legate alla Carosello Ski, oggi superiore ai 18 milioni di euro. Si smentiva anche il legame fra sviluppo sciistico e speculazione edilizia, come si negava il rapporto con le decisioni della regione Veneto. Nonostante che anche in Veneto (zona Fiorentini) lavori sempre e solo la Carosello Ski, con soci tutti trentini tranne uno.

Le astronomiche perdite gestionali accumulate dalle società vengono definite dal presidente Remo Cappelletti “perdite logiche”. Ma l’intero piano di investimento costerà in soli due anni all’ente pubblico, tramite Trentino Sviluppo Spa, l’incredibile cifra di 70 milioni di euro. Siamo alla follia.

La giunta provinciale ha forzato la mano umiliando lo stesso Consiglio provinciale, che nel 2008 aveva votato all’unanimità due mozioni contrarie a questo assalto alla montagna e smentendo la promessa di Pinocchio Dellai di istituire un tavolo di confronto pubblico sullo sviluppo degli altipiani (2004). Promessa non mantenuta, come sono state ignorate 1700 firme di cittadini contrari al progetto, e disattese le promesse dell’ex sindaco Olivi di istituire assemblee pubbliche informative.

A cosa servirà tanto impegno? A regalare alle società collegate (soliti nomi: Marangoni, Zobele, Dalle Nogare) 6000 metri cubi di edilizia libera a Serrada, 20.000 a Fondo Grande, oltre ai 22.000 già previsti nel versante veneto. E per finire, si ripianerà l’enorme buco finanziario della Carosello Ski, che in una normale società avrebbe portato al fallimento.

Duro il commento del consigliere regionale Roberto Bombarda: “Ora il principe Dellai è nudo”. Si è infatti smascherata la sua reale cultura e la sua incoerenza. Sulla cultura del paesaggio, l’investimento nelle tradizioni, il recupero della memoria storica, la politica delle seconde case, e la riqualificazione ambientale la Provincia vive solo di immagine. Siamo in presenza di una scelta in controtendenza con quanto avviene su tutto l’arco alpino. In nessun luogo, infatti, si finanziano aree sciabili sotto i 1500 metri, dove non si superino i 115 giorni sciabili: si investe denaro pubblico solo su progetti innovativi, che rispondano ai problemi posti dalla crisi climatica, che favoriscano il turismo culturale, che puntino alla mobilità leggera ad alto risparmio energetico, che riportino qualità paesaggistica integrando politiche turistiche con lo sviluppo dell’agricoltura di montagna.

L’altopiano di Folgaria e Lavarone poteva rappresentare in tal senso un piano pilota utile per tutto l’arco alpino italiano, collegato alla crisi che colpisce l’altopiano di Asiago e la catena dei Lessini, una montagna in via di spopolamento.

La mano della speculazione sciistica e edilizia ha imposto invece un nuovo schiaffo al Trentino, accolto da un mondo politico culturalmente sempre più inadeguato, legato al passato e incapace di innovazione.