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Cremazione: dove?

Dalle cronache giornalistiche si è letto che il dibattito in Consiglio comunale sul forno crematorio si è incentrato sul problema delle emissioni dal camino. Vi è una sostanziale analogia con la discussione sull’impianto di incenerimento dei rifiuti; anche in questo caso chi era a favore giurava sull’ innocuità delle emissioni e cercava di non parlare d’ altro, di limitare a quest’operazione il ben più vasto ciclo dei rifiuti, come se l’incenerire materie prime non rinnovabili o il dissipare gran parte dell’energia in esse contenuta fosse secondario.

Il problema è molto più complesso.

Ovunque nel mondo per l’annullamento della nostra essenza corporea si scelgono luoghi di elevato valore significativo e ambientale, di grande forza ispiratrice, di silenzioso rispetto, oppure si inseriscono all’interno dei recinti cimiteriali, a tutto ciò già vocati e predisposti.

Sotto questo profilo sembra evidente che il luogo prescelto in località Pavione di Ravina sia del tutto infelice, anzi sicuramente sbagliato: a ridosso di un elettrodotto e di una struttura di regolazione del metanodotto, a poca distanza dall’autostrada, con sullo sfondo una cava ed in zona esondabile; località, quindi, degradata, priva di quei valori che la rendano accettabile per insediarvi l’impianto di cremazione del Trentino!

Vi sono altre valide motivazioni per dissentire:

- la struttura si inserirebbe con notevole impatto in un ambiente nell’insieme paesaggisticamente ancora poco danneggiato, uno degli ultimi rimasti lungo le sponde dell’Adige in comune di Trento, un ambiente di valenza unica e preziosa per la città, frutto della millenaria azione della natura e dell’uomo. Ben visibili sono, infatti, il modellamento glaciale e le successive azioni del fiume e dei torrenti.

L’intervento umano ha contribuito non di meno alla conformazione di questo territorio. La sua occupazione e lo sfruttamento fin dai tempi più remoti ne testimonia la ricchezza e il valore di risorsa che l’uomo vi ha riconosciuto da sempre.

Risale alla preistoria ed all’epoca romana la pista e poi la strada che attraversava gli insediamenti di Ravina, Belvedere, Paviòne, le Marocche, la Costa, S.Nicolò. I luoghi per la ricchezza dei terreni furono scelti in epoca rinascimentale come residenza da famiglie nobili del patriziato trentino.

La costa tra Piedicastello e Ravina ha quindi un grande significato storico ed ambientale e questo patrimonio deve essere conservato anche in considerazione del risanamento/riutilizzo dell’area dell’Italcementi, della rivitalizzazione del quartiere di Piedicastello, del vicino collegamento col parco fluviale in sponda sinistra: ampie possibilità culturali e turistico-ricreative si possono aprire per quest’area.

Cosa rimane ancora di abbastanza integro sulle sponde del fiume? Certo estensioni assai limitate, da difendere con i denti, a meno che non si voglia deturpare il nostro territorio come in sponda sinistra da Lavis a Mattarello.

- Perché allora non si ritorna a prevedere la struttura nel cimitero cittadino, considerando che, secondo gli esperti, la combustione non genera alcun disturbo olfattivo, visivo o di inquinamento ?

- Perché non si tiene conto dei costi pressoché raddoppiati per bonificare il sito e per realizzare quelle attrezzature già presenti nel cimitero della città?

- Infine quale fiducia si può avere nella realizzazione di un’opera di alto livello, se non si parte da una localizzazione all’altezza della funzione psicologica-religiosa che l’impianto richiede, se non si ricerca la qualità progettuale con un concorso di idee? Non basteranno certo alcuni alberelli per schermare ed abbellire una costruzione nata male e mal localizzata.

Io, e tanti altri, attendiamo per questi quesiti, da chi ci amministra, risposte precise e convincenti.

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Il valore simbolico della cremazione
Paolo Mayr

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