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Suicidi per gioco

Dai videopoker al gratta e vinci: un’emergenza sociale che solo in Alto Adige muove un giro d’affari di 60 milioni al mese

Cronaca giudiziaria. Le forze dell’ordine irrompono in una bisca clandestina, con giochi di carte proibiti in Italia, in un appartamento nella zona industriale di Bolzano. Intenti al gioco, trovano studenti, disoccupati, professionisti e possidenti. Il traffico di biciclette e auto di lusso aveva dato nell’occhio. Strano: che bisogno c’è in Italia oggi di una bisca clandestina, quando a ogni angolo di strada ci sono bar con salette riservate, tabaccai, ed enormi sale gioco per giocare d’azzardo?

In Sudtirolo la competenza per la concessione per sale gioco è della Provincia, e inutilmente i comuni cercano di ridurne l’insediamento nei loro territori. Bressanone ha fatto ricorso al Tar, ad Appiano si protesta, a Bronzolo la popolazione ha organizzato una riunione con gli amministratori e il Ctcu (Centro tutela consumatori) per studiare le contromosse dal punto di vista legale e di opinione pubblica. La Provincia ha emanato una legge che vieta le sale gioco a una distanza inferiore ai 300 metri da scuole e centri giovanili, ma si sa, “fatta la legge, trovato l’inganno”. Si tratta di un’emergenza sociale, hanno detto coloro che curano i giocatori patologici, quando questi ultimi, dopo avere distrutto le proprie vite e le proprie famiglie, e se non si sono tolti la vita, si rivolgono alle strutture esistenti.

Un fenomeno pauroso e incentivato dallo Stato. Secondo i dati diffusi a metà ottobre scorso dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, solo in ottobre i sudtirolesi hanno speso in giochi 60 milioni, due milioni al giorno. Macchinette, videolottery, gratta&vinci, cavalli, lotto, bingo, ecc. In Italia, da gennaio ad ottobre dell’anno della crisi, sono stati giocati 62 miliardi. Se fossero stati investiti in attività produttive, la drammatica situazione economica ne avrebbe un concreto sollievo. Senza contare le spese per curare gli ammalati e la sofferenza sociale.

Gli ultimi governi hanno incentivato il gioco d’azzardo, per incassarne i proventi. L’ex presidente del Consiglio era un diretto beneficiario di questo “ramo industriale”, in continua crescita. È un fatto consueto vedere persone di tutti i generi comperare biglietti di lotterie e i pensionati giocare alle slot-machine. Gli psicologi parlano di solitudine e vuoto sociale. In effetti le sale gioco sostituiscono i centri giovanili inesistenti nelle città vendute a caro prezzo da amministratori interessati (agli affari propri), in cui perfino le piazze sono sistemate in modo da scoraggiarne l’uso per l’incontro delle persone.

Consci del fallimento della war on drugs, la via proibizionista contro le droghe, - che ha riempito le carceri di tossicodipendenti, mentre lo spaccio di droga è diffuso più che mai - si cercano altre strade per affrontare il problema. “Chi è causa del suo mal pianga se stesso” dice il proverbio, ma il fenomeno ha assunto dimensioni per cui non può essere lasciato alle sue vittime. Il Forum prevenzione dell’Alto Adige, che quest’anno compie 10 anni, si occupa di informare l’opinione pubblica, e di assistere coloro che diventano dipendenti da ogni forma di droga, fra le quali da anni si annovera anche il gioco. Il centro di terapia di Bad Bachgart, che cura centinaia di persone non solo in ambulatorio ma anche ricoverate, calcola che in Sudtirolo ci siano circa 5000 persone in condizione di dipendenza dal gioco d’azzardo. “Il 30% dei nostri pazienti hanno alle spalle almeno un tentativo di suicidio”, ha dichiarato Helmut Zingerle, direttore del centro. Insieme a Hands, che agisce a Bolzano come riferimento per tutte le dipendenze, alla Caritas di Silandro e al Forum Prevenzione, un gruppo di lavoro cerca i modi per informare le persone, che spesso cadono vittime della malattia senza rendersene conto e prima di diventare consapevoli dei sintomi (perdita del controllo, ore di gioco senza sentire fame o sete, ecc.) e di rivolgersi ai centri terapeutici, trascorrono in genere almeno dieci anni.

In occasione del decennale del Forum Prevenzione, è stato organizzato un convegno internazionale, (8 e 9 marzo 2012) dal titolo “Il lavoro di prevenzione in tempi di repressione” (info su www.forum-p.it) in cui saranno tematizzate questioni di fondo come “Paura e fiducia” (Eugen Drewermann, teologo psicanalista), “Prevenzione e dissuasione” (Leopoldo Grosso, Gruppo Abele di Torino contro le dipendenze), e molte altre. Un’occasione non solo per migliorare l’efficacia degli strumenti concreti di chi opera nel settore della cura delle dipendenza, ma anche di riflettere sulla relazione fra economia interessata solo al potere del denaro, e i diritti dell’umanità.